sardegna

Turris Libisonis Colonia Iulia?

Porto Torres fu veramente fondata dai Romani? Turris Libisonis, unica colonia Romana presente in Sardegna, fu, stando alle fonti, fondata da Giulio Cesare che tornando vittorioso dall’Africa nell’estate del 46 a.C. fece scalo nel golfo dell’Asinara 1Plinio Historia Naturalis, III, 85.

Veduta aerea del palazzo di Re Barbaro (Foto Roberto Biosa)

La colonia sorse sulla riva ad Est del Rio Mannu, fiume che con la sua foce originariamente protetta fungeva da approdo naturale. Le fonti classiche non menzionano alcuna resistenza in loco da parte di popolazioni autoctone, ne se ci fu un interazione pacifica. Apparentemente quindi, stando a quanto riportato da Plinio, l’urbe venne edificata ex novo. Questa edificazione, come da consuetudine per l’élite romana, dava la possibilità di colonizzare nuovi territori. I veterani divenuti proprietari terrieri potevano così usufruire delle terre promesse da Roma per arricchirsi e vivere nel lusso delle loro ville.

Il territorio di Porto Torres però è ricco di evidenze archeologiche preromane inquadrate in un contesto cronologico molto vasto, dal neolitico sino alla tarda età del ferro. Già nel 1848 venivano segnalati 36 nuraghi, nel 1901 solo 16 2Fonte: Nissardi , mentre uno studio condotto da Lo Schiavo (1989) ne identificò solamente 8 3PUC Porto Torres 2014.

Il villaggio Nuragico di Biunisi con la sua cinta di mura perimetrale (Foto Roberto Biosa)

A partire dall’Editto delle Chiudende che caratterizzò un mostruoso cambiamento paesaggistico nell’isola durante l’ottocento e che, anche nelle campagne turritane contribuì alla distruzione di siti archeologici, non meno fu il contributo dato dalla costruzione della moderna zona industriale. Questa infatti, vede inglobata al suo interno tre importanti siti dell’età del Bronzo ancora inediti e poco studiati. I Nuraghi Ferrali, Minciaredda e Nieddu sono infatti circondati dalle famose cisterne chiamate “ottantamila” e attualmente non possono essere visitati, se non durante la manifestazione Monumenti Aperti come avvenuto nel 2014 per il Nuraghe Nieddu.

I pochi siti Nuragici ancora identificabili risultano per lo più complessi, anche se di difficile lettura a causa della vegetazione o della distruzione perpetrata nei secoli. Un esempio di questo sono i già menzionati nuraghi Minciaredda e Ferrali, di difficile individuazione, e poi i nuraghi Nieddu, Margone, Sant’Elena, Biunisi e Monte Aiveghe.

Quest’ultimo rappresenta un evidenza molto interessante che potrebbe contrastare il nostro titolo. Si tratta infatti di un nuraghe apparentemente semplice che in realtà cela un altra torre di difficile lettura al suo mastio centrale. Inoltre, cinquanta metri a sud del nuraghe, nella parete rocciosa della collina cosi chiamata “Monte Aiveghe” si trovano circa quattro tombe ipogeiche di difficile attribuzione cronologica che furono utilizzate in tempi moderni come porcilaie. Questo sito, anch’esso ancora non investigato si trova a circa mille metri dalla colonia di Turris. Sulla sponda est del Flumen Turritanum si può individuare con non poca difficoltà la Domus de Janas di Birali, distante circa settecento metri dalla colonia.

I resti del Nuraghe Monte Aiveghe e l’omonima collina sulla sponda Ovest del Rio Mannu
(Foto Roberto Biosa)

È chiaro come le evidenze di una frequentazione e appropriazione del territorio in contesto preromano non manchino nel territorio di Porto Torres. Ciononostante bisogna specificare che per rispondere al nostro quesito iniziale solo delle ricerche scienti che potrebbero darci qualche chiarimento se non anzi lasciarci con qualche nuova domanda. È possibile che la Turris di Turris Libisonis fosse un nuraghe ancora parzialmente conservato all’arrivo dei romani, magari il Nuraghe Monte Aiveghe? O era presente un insediamento con Nuraghe dove oggi sorge il parco archeologico che quindi diede il nome alla città?

Queste sono naturalmente solo ipotesi, che potremo rispondere attraverso delle indagini scienti che presso l’area archeologica Turritana e nei pressi della collina di Monte Aiveghe. È chiaro cosa i romani trovarono al loro arrivo, vestigia gloriose di un passato ormai perduto. Chi trovarono invece? Un posto abbandonato o gli eredi di quest’ultimo?

Bibliografia

  • Angius, V. 1834. In Casalis, G. Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di SM il Re di Sardegna, II, Torino 1833-1857.
  • Plinio Historia Naturalis, III, 85.
  • Lo Schiavo, F. 1989. L’archeologia della Nurra, in Pietracarpina, A. (a cura di), La Nurra, sintesi monogra ca, Sassari, pp. 149-163.
  • Piano Urbanistico Comunale Comune di Porto Torres, 2014. Modello interpretativo dei Beni Archeologici, relazione Storico-Culturale – Beni Archeologici

Gattino lanciato dal ponte a Lanusei: ennesima violenza contro animali

LANUSEI (NU): In Sardegna la crudeltà ingiustificata contro gli animali non si ferma. Dopo i fatti di Porto Torres, nelle prime giornate di luglio la violenza si è spostata a Lanusei, in Ogliastra. Alcuni ragazzini minorenni, identificati in seguito dai Carabinieri Forestali e denunciati per maltrattamento di animali ai sensi dell’art. 544-ter, hanno infatti lanciato un gattino di poche settimane giù da un ponte, verso uno strapiombo. Mentre uno commetteva l’azione, il resto del gruppo filmava la scena divertito. Il filmato sarebbe poi stato volontariamente fatto girare sui social network e condiviso tramite le varie app di messaggistica istantanea.

Per l’associazione LNDC Animal Protection «L’intenzione era quella di uccidere, su questo non c’è alcun dubbio, perché nessuno può pensare che un gattino possa sopravvivere a un volo di quel tipo. Le immagini sono veramente agghiaccianti e fa male pensare al terrore che quel micio deve aver provato in quegli ultimi istanti di vita». Il caso del gattino lanciato dal ponte a Lanusei è l’ennesimo atto di violenza estrema contro gli animali avvenuta in Sardegna negli ultimi mesi. Già nelle scorse settimane Lav Sardegna aveva segnalato i troppi casi di violenza nell’isola, dovuti secondo la loro ricostruzione, tra le altre cose, ad una «subcultura antropocentrica che considera gli animali alla stregua di oggetti inanimati». Sempre Lav Sardegna ammoniva infine le istituzioni regionali rammentando che queste violenze «forniscono un ritratto distorto della Sardegna, facendola apparire come una terra di trogloditi».

Gattino lanciato da un ponte a Lanusei: le dichiarazioni di Piera Rosati (LNDC Animal Protection):

LNDC Animal Protection, che aggiunge alla denuncia già fatta dall’Arma un’ulteriore contestazione ai sensi dell’art. 544-bis del codice penale (reato di uccisione di animali), rilascia le sue dichiarazioni in merito tramite la voce della presidente Piera Rosati:

L’intenzione era quella di uccidere, su questo non c’è alcun dubbio, perché nessuno può pensare che un gattino possa sopravvivere a un volo di quel tipo. Le immagini sono veramente agghiaccianti e fa male pensare al terrore che quel micio deve aver provato in quegli ultimi istanti di vita. Fa male anche pensare che tutta questa crudeltà ed efferatezza siano opera di ragazzi giovani, ancora minorenni, a cui evidentemente manca del tutto il senso di empatia e di rispetto per la vita degli altri. Come si può pensare che una cosa del genere sia divertente? Il ragazzo che ha lanciato il gatto è preoccupante, ma tutti gli altri che guardavano e ridevano non sono certo da meno. Trovare divertente una cosa del genere è inquietante e deve far riflettere in primis i loro genitori, ma anche tutta la società. Sempre più spesso capitano situazioni di questo tipo, con giovani e giovanissimi che maltrattano e uccidono animali inermi, e questo è un segnale allarmante per la società odierna e soprattutto per quella futura. Questi ragazzi saranno gli adulti di domani ed evidentemente non stanno ricevendo gli strumenti adeguati per crescere in maniera sana

Piera Rosati, 8 luglio 2024

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Simaxis, gambizzato per droga ad Oristano. Aggressori arrestati

Simaxis (OR): Presero a fucilate Davide Desogus per questioni di droga il 19 dicembre 2023. Francesco Nicolò Mascia, 27 anni, e Stefano Corrias di 37 sono stati raggiunti dai carabinieri della stazione di Oristano per essere arrestati e portati in carcere. Ancora non identificato un terzo complice.

La vittima, Davide Desogus, era già stato condannato in primo grado per traffico di sostanze stupefacenti ed arrestato svariate volte per droga sempre nell’Oristano.

Secondo quanto ricostruito, Stefano Corrias agì assieme ad un altro complice non identificato. Diede appuntamento a Davide Desogus in un luogo appartato per l’acquisto di due chili di cocaina. Nel frattempo Nicolò Mascia si nascose, armato di fucile, ed al momento opportuno si palesò minacciando Desogus. Gli altri due intimarono al 28enne di consegnare la droga, che però rifiutò e lanciò la busta in un canale. A quel punto, per rappresaglia, venne esplosa la fucilata. I tre recuperarono poi metà del carico di cocaina, mentre il ferito fu portato all’ospedale da un amico. I militari in seguito avrebbero poi ritrovato circa un chilogrammo di cocaina nelle vicinanze del luogo dell’agguato.

I reati di droga ad Oristano, cosa dicono i dati

In contrasto a ciò, Oristano, anche nel 2023, è stata confermata la provincia più sicura d’Italia. Con 1.658,1 denunce registrate ogni 100mila abitanti è al 106esimo posto in Italia, ovvero ultima della classifica e conseguentemente, la provincia più tranquilla d’Italia. la statistica tuttavia indica anche qualche dato preoccupante: Oristano è settima per i tentati omicidi con 5 denunce (3,2 ogni 100 mila abitanti) e nona per gli omicidi volontari consumati con due denunce (1,3 delitti per 100mila abitanti).

Oristano infine è la provincia più sicura d’Italia per i furti (106esima con 344,1 denunce ogni 100 mila abitanti) e le lesioni dolose (106esima e 54,5 denunce ogni 100 mila abitanti), seconda per le estorsioni, truffe e frodi informatiche, riciclaggio e impiego di denaro e ai primissimi posti per incendi, rapine e contraffazione di marchi e prodotti industriali.

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Cagliari, incontro con Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli

Incontro a Cagliari per la presentazione del nuovo libro. Il Movimento Federalista Europeo sezione Cagliari (MFE), la Gioventù Federalista Europea sezione Cagliari (GFE) e Sardegna Radicale presenteranno sabato 25 maggio alle ore 17:30 presso la società degli operai di mutuo soccorso a Cagliari, in via XX Settembre 80 il nuovo libro di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli “A che ci serve l’Europa”. Prefazione di Corrado Augias e postfazione di Romano Prodi, edizioni Marsilio. L’incontro è aperto al pubblico. Modera il giornalista Vincenzo Di Dino.

Da Altiero Spinelli agli Stati Uniti d’Europa, il libro è un racconto appassionato di ottant’anni di lotte e conquiste. L’obiettivo del lavoro è fornire risposte precise sul ruolo dell’Unione Europea, il quale sarebbe per gli autori quello di promuovere cooperazione, stabilità e prosperità tra i paesi europei in un contesto mondiale complesso e travagliato.

Locandina dell’evento.

Si ripercorrono lotte e progressi, sconfitte e conquiste. Vengono recuperate le tracce delle esistenze e delle aspirazioni di tante donne e uomini che si sono battuti per costruire e difendere questo ideale. Si esorta a prendere coscienza di quanto ancora resta da fare, senza però commettere l’errore di dimenticare, o peggio, gettare via l’enorme lavoro svolto finora.

Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli

Emma Bonino è stata eletta la prima volta alla Camera dei deputati nel 1976. È stata da allora parlamentare sia in Italia che al Parlamento europeo continuativamente, eccetto nel periodo in cui è stata Commissario europeo per gli Aiuti umanitari, la Politica dei consumatori, la Pesca e la Sicurezza alimentare, tra il 1994 e il 1999. Oggi Emma Bonino continua nella sua lotta per promuovere libertà personali ed economiche, diritti, giustizia giusta e tutte le sue storiche battaglie.

Pier Virgilio Dastoli, Laureato in Giurisprudenza, è stato Assistente parlamentare di Altiero Spinelli alla Camera dei deputati (1977-1983) e al Parlamento europeo (1977-1986). Ha inoltre un Diploma in meteorologia del Ministero dell’Aeronautica Italiana (1972). Pubblica come giornalista pubblicista dal 1972. Coautore del volume “Rileggendo oggi il Manifesto di Ventotene”, ha creato nel luglio 2019 e coordina la piattaforma italiana per la preparazione della Conferenza europea sul futuro dell’Europa.

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Elezioni europee 2024: dibattito a Cagliari

CAGLIARI: Si è svolto presso l’Università di Cagliari in data 12 aprile il dibattito pubblico sulle elezioni europee di giugno 2024. L’incontro è stato organizzato da Euractiv Italia con la collaborazione del Corriere della Sera. Per informazioni su come votare consultare il sito del Parlamento europeo.

Il dibattito di Cagliari

L’evento appena concluso è stato propedeutico alle elezioni che si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno 2024 per eleggere 76 membri del Parlamento europeo della X legislatura.

Locandina dell’evento

Il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Cagliari ha ospitato questo venerdì il dibattito politico «Verso le elezioni europee: La posta in gioco» organizzato da Euractiv Italia con il patrocinio della sezione locale del Movimento Federalista Europeo e della Gioventù Federalista Europea. In queste ore di dialogo sono stati discussi temi quali i conflitti geopolitici in corso, eventuali modifiche dei trattati europei e le imminenti innovazioni tecnologiche. L’appello unanime condiviso da tutti i partecipanti è stato quello di far sentire la propria voce attraverso il voto è di non astenersi per questa tornata elettorale.

Al dibattito, moderato da Roberto Castaldi, hanno partecipato molti militanti ed esponenti politici fra i quali Vincenzo Di Dino e Valentina Usai (MFE), Ignazio Corrao (Verdi/ALE), Pietro Bartolo (Partito Democratico/Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici), Salvatore Deidda (Fratelli d’Italia), Rossella Marocchi (Europe Direct) e Gabriele Casanova (Sardegna Radicale).

Gabriele Casanova interviene durante il dibattito (foto Pitzoi Arcadu)

Intervento particolarmente notabile quello di Gabriele Casanova, segretario della neo-costituita associazione Sardegna Radicale ed unico giovane under 30 coinvolto nella discussione. A detta sua i giovani non dovrebbero arrendersi ma «prendere la politica in mano» partecipando attivamente alla difesa dei propri diritti non solo in contesti meramente universitari. Nel suo discorso ha ammonito inoltre la classe dirigente politica attuale che «continua a riempirsi la bocca della parola giovani» senza mai però offrire a questi ultimi spazi di rilievo a livello amministrativo e dirigenziale.

Informazioni post-dibattito: quando e perché votare

Il dibattito appena svolto serve a ricordare che tra il 6 e il 9 giugno 2024 milioni di europei parteciperanno a plasmare il futuro della democrazia europea in occasione delle elezioni europee. Si tratta di un momento in cui tutti i cittadini possono decidere collettivamente sul futuro dell’Unione europea. Con le elezioni europee, i cittadini dell’Unione Europea eleggono i propri rappresentanti come Membri del Parlamento Europeo. I Membri del Parlamento Europeo rappresentano gli interessi dei cittadini dell’UE a livello europeo.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

A. Pitzoi Arcadu

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Disabili in celle non a norma nel carcere di Uta

Per il garante regionale delle persone private della libertà Irene Testa, i prigionieri con disabilità della Casa Circondariale di Cagliari-Uta, distante dal capoluogo di regione 23 chilometri, vivono situazioni «di grave disagio». La scoperta nasce a seguito della sua recente visita al complesso gestito dal Ministero della Giustizia. Sempre nel carcere di Uta ad aprile un detenuto si era impiccato nella propria cella. Oltre a questo, nel carcere di Cagliari-Uta non sono infrequenti episodi di instabilità.

In tutto il carcere sono circa 655 detenuti costretti a vivere in una situazione di sovraffollamento e grave disagio. La massiccia presenza di barriere architettoniche nelle celle rende la vita quotidiana dei detenuti con disabilità impossibile. La salute fisica e mentale dei detenuti di Uta viene costantemente messa a rischio da queste condizioni inumane e degradanti. Nonostante la maggior parte degli ospiti sia affetta da gravi patologie psichiatriche, nella struttura è presente un solo psichiatra.

«In una sola sezione ben cinque detenuti affrontano gravi invalidità: quattro costretti su sedie a rotelle e uno sulle stampelle. L’unica cella predisposta per la disabilità è insufficiente a soddisfare le esigenze di tutti, costringendo gli altri detenuti a vivere in condizioni di illegalità e a fare affidamento sui compagni di cella per le attività quotidiane più basilari.» afferma Irene Testa.

Altro fattore che aggiunge un ulteriore stato di emergenza fra i detenuti di Uta è il concreto pericolo dell’azzeramento del servizio 118.

Nella sua relazione Irene Testa conclude «Chiedo con urgenza un intervento immediato da parte delle autorità competenti per garantire il pieno diritto alla salute che deve essere garantito a tutti. Chiedo che si mettano a norma le celle per i disabili. Che si fornisca all’istituto nell’immediato il personale sanitario adeguato per gestire un trattamento dignitoso e adeguato a tutti i detenuti con disabilità fisiche e psichiche».

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Job Day Sardegna, concluso il tour a Cagliari

CAGLIARI: La Regione Sardegna annuncia la conclusione a Cagliari del tour dei Job Day 2024.

La Fiera della Sardegna, inaugurata a Sassari l’8 febbraio e terminata a Cagliari il 27 marzo 2024, è stata soprattutto nella sua data conclusiva teatro di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.

L’iniziativa nasce per contribuire a sanare il problema del lavoro nell’isola: secondo la Regione infatti, il tasso di disoccupazione in Sardegna del primo trimestre 2023 era del 12,2%, in lieve discesa rispetto all’anno prima.

Cagliari Job Day 2024: i dati in breve

«32 mila candidature, 8.100 colloqui programmati, 350 imprese partecipanti, 1.200 annunci pubblicati per 7.000 posizioni di lavoro. Questi i numeri di Cagliari che testimoniamo la concretezza di questi eventi», ha affermato Maika Aversano, direttrice generale dell’Aspal.

Nell’ultima tappa sono stati presenti in Fiera sia tanti giovani delle scuole superiori di Cagliari che dei diversi comuni del vasto ambito territoriale.

I partecipanti hanno potuto avere informazioni sulle offerte della pubblica amministrazione e sui percorsi formativi, passando da quelli accademici delle Università di Cagliari e Sassari, alla formazione più breve e mirata degli ITS, finendo a quella delle Agenzie formative.

In città sono stati 10 i centri per l’impiego protagonisti della due giorni che hanno svolto una preziosa attività di lavoro, informazione e consulenza: Senorbì, Sanluri, Iglesias, Carbonia, Assemini, San Gavino Monreale, Isili, Muravera, Quartu Sant’Elena e Cagliari.

Il sud Sardegna è un territorio ampio e caratterizzato da diverse specificità. Si passa dalla realtà tipicamente urbana, turistica e commerciale di Cagliari e Quartu, a quella agricola del Medio Campidano, al turismo legato all’archeologia mineraria di Carbonia e Iglesias, al distretto industriale di Assemini, alle quali si aggiungono infine le professioni emergenti degli ultimi anni collegate all’economia digitale ed all’economia sostenibile.

Nella giornata conclusiva si sono tenuti seminari e laboratori per la ricerca di lavoro. A ravvivare l’evento ci hanno pensato i convegni Eures, finalizzati per la ricerca di opportunità lavorative all’estero, OrientaMenti, sugli indirizzamenti post diploma, Aspal4Future – Il viaggio nel mondo dell’innovazione e Direzione Cambiamento, con le testimonianze di chi ha fatto della sua passione il suo lavoro.

Durante la giornata ha colpito la prestazione di Andrea Muzii, campione mondiale di memoria, che ha affascinato i ragazzi con la sua tecnica mnemonica appresa quando era uno studente e che ora è diventata il suo strumento di lavoro.

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Sciopero Global Strike, manifestazioni in tutta Italia

CAGLIARI: Si terrà anche a Cagliari per il 19 aprile 2024 il corteo di sciopero per il clima indetto dai Fridays For Future. Per la data di Cagliari, organizzata assieme ad Ultima Generazione Sardegna, il punto di ritrovo sarà in via Roma nella zona antistante al Palazzo del Consiglio Regionale, a partire dalle 16:30.

Anche quest’anno centinaia di persone di ogni età, sia indipendenti che militanti delle più svariate associazioni di volontariato, si riuniranno nelle varie piazze d’Italia per partecipare allo sciopero per il clima che ha come obiettivo quello di sollecitare l’abbandono del modello energetico basato sulle fonti fossili e la richiesta per un cessate il fuoco immediato e permanente in Palestina. Per lo sciopero di quest’anno, infatti, al tema della giustizia climatica si unirà quello del lavoro e della pace. Momento chiave della serie di scioperi simultanei che si svolgeranno in tutta Italia sarà la manifestazione nazionale di sabato 20 aprile pomeriggio a Milano.

Per Legambiente infatti (che fa sapere il suo pieno supporto allo sciopero) il cambiamento climatico e l’inquinamento non sono problematiche di natura esclusivamente ambientale, ma questioni che nascono da processi sociali ed economici a partire dall’enorme concentrazione di ricchezza finanziaria, dalle politiche di stampo capitalista e dall’industria della guerra.

Global Strike 2024: lo sciopero dei Fridays for Future

Al grido di «Riprendiamoci il futuro» Fridays for Future Italia torna in piazza il 19 e 20 Aprile per la difesa della giustizia climatica e sociale e contro gli interessi che generano instabilità geopolitica e conflitti armati nel Mondo. Per gli attivisti climatici infatti la mancata transizione energetica e le guerre in Medio Oriente sono argomenti strettamente collegati.

Secondo Martina Comparelli (FFF Milano) «Gli interessi delle lobby fossili continuano a finanziare gli Stati responsabili di guerre, colonialismo e genocidi, come per esempio accade nel caso del Piano Mattei di ENI voluto dal governo Meloni. La stessa ENI a fine ottobre 2023 ha firmato un accordo con chi colonizza la Palestina per esplorare giacimenti di gas nelle acque di Gaza, rendendosi a pieno titolo complice del genocidio del popolo palestinese.»

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Beniamino Zuncheddu potrebbe non ricevere risarcimento dallo Stato

Beniamino Zuncheddu, detenuto ingiustamente per 33 anni, potrebbe non ricevere alcun indennizzo dallo Stato. Questo perché secondo la Corte di Appello non c’è certezza della sua colpevolezza, ma con l’insufficienza di prove, neanche della sua innocenza.


Leggi anche: Beniamino Zuncheddu assolto dopo 33 anni in carcere: «Mi hanno rubato la vita, ora ho bisogno di un risarcimento» (Il Messaggero)


Basterebbe un cavillo burocratico per permettere allo Stato italiano di non pagare alcun risarcimento per Beniamino Zuncheddu. L’ex pastore sardo, sempre per colpa dello Stato, ha infatti visto la sua vita rovinata dopo essere stato ingiustamente condannato per la strage del Sinnai. Per questo fatto di sangue avvenuto l’8 gennaio 1991 egli fu giudicato come esecutore materiale della strage. Ciononostante fu poi assolto il 26 gennaio 2024 in seguito alla revisione del processo.

Appena dopo l’assoluzione, intercettato dai microfoni del quotidiano Open, egli dichiarò «Sono contentissimo, è un’emozione inspiegabile». Ma oggi è arrivata l’ennesima delusione da parte dello Stato.

Riporta Il Messaggero che il processo di revisione della quarta sezione della Corte di Appello di Roma «non ha condotto alla dimostrazione della certa ed indiscutibile estraneità di Beniamino Zuncheddu […] ma ha semplicemente fatto emergere un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza».

Sempre secondo i giudici «La già esile speranza di poter pervenire ad una ricostruzione veritiera ed attendibile dello svolgimento dei fatti dopo trent’anni è stata gravemente pregiudicata dalla forte attenzione mediatica riservata a questa vicenda».

Beniamino Zuncheddu: per lui la partita è ancora aperta

A giugno 2024 l’avvocato difensore Mario Trogu presenterà la richiesta di risarcimento. In questa occasione spiegherà come quel verdetto sia una seconda ingiustizia ai danni dell’ex pastore.

L’avvocato Trogu commenta: «Le nostri tesi sull’innocenza di Beniamino sono state tutte accolte nella motivazione. Ma poi il tutto sfocia in quelle conclusioni non condivisibili e che sono infatti la parte più deludente della sentenza. Nonostante il castello di accuse contro Beniamino sia crollato dall’inizio alla fine, i giudici scrivono che l’assoluzione non è piena perché l’imputato non ha dimostrato la sua totale estraneità ai fatti».

Sempre in conclusione egli tuona: «È un ragionamento, quello finale dei magistrati, che contrasta con la Costituzione, la nostra legge processuale ed anche con quanto sempre sostenuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: La presunzione di innocenza. Perché fino a quando la responsabilità non è provata, l’imputato va considerato comunque innocente».

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Le Janas: etimologia, descrizione e folklore

Quando si parla delle fantastiche fate sarde, il termine che più spesso ritorna per indicarle è quello di Janas.

Pur essendo il nome più noto per definirle, sarebbe un errore pensare che si tratti dell’unico. Esse infatti sono conosciute con una numerosa varietà di termini. Quest’ultima caratteristica a dire il vero è propria di molti altri personaggi fantastici isolani e rispecchia i particolarismi locali e la fervida immaginazione di vive la terra sarda.

Il nome Janas: le varianti più diffuse

Fra le varianti più condivise quella che vede Jana mutarsi in Bajana o Ajana presso Lodine, mentre a Mores, Bonorva, Rebeccu, Ozieri, Pattada, Buddusò, queste sono note come Fadas.

Diverso discorso è da farsi per il nuorese, dove le fate isolane sono ricordate come Birghines o Virghines.

È comunemente accettato che Jana, Bajana, Ajana, siano varianti di un medesimo nome, mentre si suppone che Fadas, Virghines e Janas rappresentino tre tipologie fantastiche differenti.

Le differenze sostanziali intercorrono specialmente fra le Fadas e Janas. Non solo la terminologia che indica le une e le altre è in sostanziale contrasto, ma anche i tratti che le caratterizzano e le abitazioni che la tradizione ha assegnato loro le indicano come figure con pochi punti d’accordo.

Descrizione, aspetto e folklore

Le Fadas vengono spesso descritte come donne di statura normale che non necessariamente abitano le domus de janas, che nel Logudoro sono conosciute con il nome di Furrighesos o Coronas. Ulteriormente sono identificate col nome Forreddos nella Barbagia-Mandrolisai.

Le Fadas vivono spesso mescolate alla gente comune e con queste si confondono per una sostanziale somiglianza.

Le Janas vengono invece descritte come creature dalle dimensioni insolitamente ridotte e intese comunemente come abitatrici delle domus de janas, sepolture prenuragiche alle quali diedero tradizionalmente il nome.

È interessante notare inoltre come fra le Bajane, Bazane e Virghines esista un certo legame, dato che in lingua logudorese le ragazze nubili venivano appunto indicate con il nome di Bajana o Bazana. Queste giovani donne infatti, in quanto non sposate, dovevano ricoprire lo status di vergini, virghines o birghines appunto.

Jana: etimologia della parola

Nell’antico toscano Jana era una strega, traduzione valida anche per il termine Janara napoletano e per il francese antico Gene.

Davvero affascinanti e suggestive anche le conclusioni cui giunse Max Leopold Wagner in merito all’etimologia della parola Jana. Il termine infatti sarebbe la semplice degradazione del nome Diana, antica divinità romana, che secondo gli studi condotti in merito, avrebbe in Sardegna e in tutto il Mediterraneo usurpato l’antico ruolo della Dea Madre.

Il passaggio da Diana a Jana è facilmente riscontrabile nel territorio della Romania, dove Diana si sarebbe mutata in zina, mentre nelle Asturie sarebbe diventata xana e ja in Portogallo. Nell’antico provenzale invece il termine jana sopravvisse, e con questo si era soliti indicare una creatura assimilabile all’incubo.

Creata la connessione tra Diana e Jana, sarà impossibile non mettere in luce alcune somiglianze di notevole importanza. Nello specifico la divinità greca prima e romana poi era non solo icona di verginità, ma addirittura protettrice delle stesse, e vergini appunto dovevano essere le sacerdotesse che a lei si votavano; Birghines o Virghines per dirla in dialetto isolano.

Le Janas e il cristianesimo

Il cristianesimo demozizzò pesantemente questa figura mitica, trasformandola con un lavoro lungo secoli in una creatura femminile spaventevole e demoniaca, quale spesso è intesa appunto la Jana.

Con il termine Jana in alcuni paesi del Logudoro ci si riferisce anche alla Mantis religiosa, e nell’oristanese si intende non solo la fata, ma anche un piccolo insetto bianco non meglio specificato.

Jana ‘e mele nel dialetto nuorese è la donnola, bestiola particolarmente dannosa, piccola e dal corpo agile, esattamente come si potrebbero immaginare le abitatrici delle domus. In Ogliastra mala jana o margiana è il termine pericolosamente vicino a margiani, ovvero la volpe; ancora una volta piccola, agile e imprendibile.

Nomi propri con i quali ci si riferisce tradizionalmente alle piccole fate isolane sono quelli di Chiriga, Cirriaca.

Tutt’oggi Jana è il destino, la sorte, in località di Tempio. Ed in conclusione è da segnalare che non di rado con il termine ajana si intende la Bruja, malefica strega che complica la vita degli uomini.

Note

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