europa

Londra, uomo sfigurato cacciato dal ristorante. «spaventi i clienti»

È successo a Camberwell, South London (UK). Oliver Bromley, un uomo con una Neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), ovvero una malattia che provoca tumori lungo il sistema nervoso che possono crescere in qualsiasi parte del corpo (nel suo caso risultano particolarmente vistose le formazioni sul viso), racconta alla BBC di essere stato cacciato da un ristorante mentre cercava di ordinare qualcosa da mangiare con la scusa che i clienti si stavano lamentando di lui. «È orribile che una cosa del genere possa accadere» – dice Bromley alla stampa – «sul momento l’ho presa molto sul personale».

Mr. Bromley racconta inoltre di non voler cercare vendetta con la sua denuncia (omette infatti volontariamente il nome del ristorante), ma di voler solo portare maggiore attenzione e consapevolezza verso la sua condizione.

L’accaduto

L’episodio è avvenuto ad agosto quando il signor Bromley, in quel periodo ricoverato presso il King’s College Hospital, decise di mangiare fuori perché stufo del solito cibo da ospedale.

Bromley racconta di essere entrato nel ristorante la prima volta per un attimo, ed avendo notato il cartello che intimava il pagamento solo in contanti, di essere momentaneamente andato via per prelevare allo sportello. Una volta rientrato lo staff però lo ha «cortesemente» invitato ad andarsene, dicendo senza mezzi termini che «stava spaventando i clienti ed alcuni si stavano anche lamentando per la sua presenza».

Mr. Bromley precisa ai giornalisti BBC che il tempo trascorso dal suo primo ingresso fino al suo ultimo rientro con i contanti è stato brevissimo, e non ci fosse quindi stato materialmente il tempo affinché qualcuno dei clienti potesse notarlo o addirittura trovare il tempo di lamentarsi. Di conseguenza per lui era abbastanza palese il fatto che non fossero i clienti a trovare sgradevole la sua presenza, bensì lo stesso staff del ristorante. All’incredibile richiesta di questi ultimi lui, sul momento, ha deciso semplicemente di non controbattere per andarsene «il prima possibile».

A mente più fredda racconta però di aver poi sporto un reclamo al ristorante e, non ricevendo risposta, di aver comunicato l’accaduto alla polizia. Quest’ultima gli ha risposto che, nonostante l’episodio rientrasse effettivamente fra gli hate crime, difficilmente avrebbero potuto fare qualcosa.

Il caso Bromley e l’abilismo nel Regno Unito

La Nerve Tumours UK afferma che tristemente episodi del genere non sono rari. Karen Cockburn, direttrice dell’Ente, aggiunge inoltre di avere anche lei scritto al ristorante senza ricevere risposta, ma di stare comunque lavorando con i propri partner per migliorare la consapevolezza di certe condizioni mediche anche all’interno del mondo dei lavoratori a contatto con il pubblico.

(in copertina immagine rappresentativa creata con chatGPT)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


43° Seminario di Ventotene. «Giornate di confronto e dibattito»

Si è concluso sull’isola di Ventotene il 43° seminario di formazione federalista organizzato dall’Istituto di studi federalisti Altiero Spinelli con il patrocinio del Comune di Ventotene e della Provincia di Latina. Il Movimento Federalista Europeo (MFE) e la Gioventù Federalista Europea (GFE) hanno inoltre fornito un aiuto indispensabile all’evento. Presenti anche i rappresentanti della GFE locale di Cagliari.

Il presidente della GFE Cagliari Emanuele Palomnba interviene nel dibattito
Il presidente della GFE Cagliari Emanuele Palomba interviene nel dibattito (foto Pitzoi Arcadu)

Sull’isola di Ventotene (LT) si è svolto anche quest’anno, dal’1 al 6 settembre 2024, la 43° edizione del seminario di formazione federalista di Ventotene. Altiero Spinelli organizzò questo evento per la prima volta nel 1982. Numerosi ospiti e relatori, fra i quali Josep Borrell, Guy Verhofstadt, Pier Virgilio Dastoli, Vincenzo Camporini e Stefano Spoltore.


Presenti per tutte le giornate i militanti ed i rappresentanti della GFE di tutta la penisola di ogni colore politico. L’obiettivo comune è stato quello di gettare le basi concrete per avviare le riforme necessarie per uno stato federale europeo e di riflettere sul futuro dell’Europa.

In concomitanza si è svolto inoltre il quarantesimo seminario internazionale (il Ventotene International Seminar). Quest’ultimo, promosso dalla Young European Federalists (JEF), ha portato sull’isola ragazzi e giovani adulti provenienti da Europa, Nord America e Medio Oriente. In aggiunta a ciò un dialogo politicamente trasversale, intergenerazionale ed interculturale, con momenti istituzionali e ricreativi di continuo scambio, ha caratterizzato tutte giornate di lavoro presso l’ex isola di confino.

In alto Pier Virgilio Dastoli che commemora Altiero Spinelli, in basso Stefano Castagnoli che ripone dei fiori nella tomba di Luciano Bolis
In alto Pier Virgilio Dastoli che commemora Altiero Spinelli, in basso Stefano Castagnoli che ripone dei fiori nella tomba di Luciano Bolis (foto Pitzoi Arcadu)

Assieme al seminario, come ogni anno, è stata effettuata la rituale visita alla tomba di Altiero Spinelli e di Luciano Bolis, sepolti al cimitero di Ventotene.

(in copertina immagine di repertorio ufficio stampa UEF credit: Davide Negri)

©RIPRODUZIONE RISERVATA



.

Bundestag: «proteste antiabortiste illegali davanti ai consultori»

In Germania si procede al sanzionamento delle proteste antiabortiste. Per gli attivisti “pro-vita” è diventato illegale entrare nei consultori familiari o protestare a meno di 100 metri da essi, con sanzioni fino a 5000 euro. La nuova legge è stata approvata al Bundestag, il Parlamento federale tedesco, con 381 voti favorevoli e 171 contrari.

Secondo la ministra tedesca della famiglia, degli anziani, delle donne e della gioventù Lisa Paus, questo è un «Passo importante nel rafforzamento dei diritti delle donne». L’avvocato pro-vita Christian Hillgruber critica invece la svolta e afferma che «Le donne dovrebbero accettare forme di manifestazione innocue per via del pluralismo delle opinioni». Queste manifestazioni innocue consisterebbero però nel mettere di fronte le donne a contenuti non veritieri o inquietanti, con l’intendo di metterle a disagio.

L’aborto in Germania

L’articolo 218 del codice penale tedesco ritiene ancora l’aborto reato, ponendolo alla pari dell’omicidio colposo (solo alcune eccezioni accettate, come praticarlo entro la dodicesima settimana di gravidanza dopo una consulenza obbligatoria in un centro riconosciuto e dopo tre giorni di riflessione, o in caso di stupro, malformazioni del feto o pericolo di vita per la donna). Fino al 2022 in Germania era inoltre severamente vietato per i medici fare pubblicità all’aborto. Solo dopo una riformulazione del testo i medici possono ora fornire informazioni riguardanti l’interruzione di gravidanza senza comunque scendere nei dettagli.

In questo clima il parlamento ha comunque approvato una modifica alla norma sui «conflitti in gravidanza» che regola l’informazione, la contraccezione e la pianificazione familiare per tutelare le donne incinte. Comportamenti come ostacolare l’accesso agli edifici alle donne incinte e al personale medico, intimorire le donne e provare a dissuaderle dall’aborto sono stati definiti vere e proprie molestie.

Le proteste antiabortiste in Italia

Il Senato italiano ha approvato questa primavera l’accesso di gruppi antiabortisti nei consultori. Questo ha segnando una grave retrocessione nella tutela delle donne. Sempre in Italia la presenza di antiabortisti nei consultori è sempre più incentivata, con una legittimazione istituzionalizzata della presenza delle associazioni contrarie all’aborto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Spazio Schengen, Italia sospenderà i trattati dal 5 al 18 giugno

A causa dell’imminente vertice dei capi di Stato e di governo del G7 in programma in Puglia, l’Italia sospenderà temporaneamente lo spazio Schengen. La decisione di sospendere i trattati di libera circolazione nasce da una necessità di una maggiore sicurezza per l’evento in cantiere. Il Vertice dei Leader del G7 si svolgerà dal 13 al 15 giugno in Puglia.

Il Viminale ha comunicato che «come da prassi consolidata dagli Stati in occasione di eventi analoghi, le frontiere saranno temporaneamente soggette a controlli». La sospensione dello spazio Schengen ed il ripristino dei controlli inizierà ufficialmente dalle ore 14.00 di mercoledì 5 giugno 2024 per terminare alle ore 14.00 di martedì 18 giugno 2024.

Il 1° gennaio 2024 l’Italia ha assunto per la settima volta la Presidenza del G7. Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America si riuniscono ciclicamente al summit del G7 . Al summit parteciperanno anche i rappresentanti dell’Unione Europea. La Presidenza italiana durerà fino al 31 dicembre 2024 e prevede un programma di riunioni tecniche ed eventi istituzionali lungo tutto il territorio nazionale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riparte il sostegno italiano all’Unrwa, fermo da gennaio a causa di Israele

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani annuncia la ripresa, da parte italiana, dei finanziamenti all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. I finanziamenti erano bloccati da gennaio 2024, in seguito alla pubblicazione di un report del governo israeliano che accusava alcuni dipendenti dell’Unrwa di aver partecipato al massacro del 7 ottobre 2023.

L’annuncio è stato dichiarato dopo un colloquio bilaterale con il leader dell’ANP Mohammad Mustafa e la premier Giorgia Meloni, assieme al ministro Antonio Tajani. Nonostante l’Italia non riconosca la Palestina come uno stato, a Palazzo Chigi il leader palestinese, riferisce ANSA, è stato accolto con tutti gli onori. Il ricevimento è stato celebrato con varie formalità di rito, dalla bandiera palestinese issata sulla facciata accanto al tricolore e al drappo europeo, alla stretta di mano con la premier sulla soglia del palazzo finendo poi con il al picchetto d’onore dei corazzieri. Per la Meloni adesso è prioritario un «cessate il fuoco sostenibile». Per Antonio Tajani invece «L’Italia, grazie alle sue posizioni equilibrate, vuole svolgere un ruolo di ponte».

Nel 2022, il contributo complessivo dell’Italia all’Unrwa è stato pari a 14 milioni di euro, rendendola uno dei principali sostenitori dell’agenzia.



La decisione è nata perché, con il passare del tempo, sono aumentati i dubbi sulla legittimità delle accuse mosse da Israele. Ora l’Italia ha la priorità di «affrontare sia l’emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni ad avere un proprio Stato, sia le altrettanto legittime esigenze di sicurezza di Israele». Già dal 7 maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva invitato il governo italiano a riprendere i finanziamenti all’Unrwa.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Cannabis light, nuova stretta del governo per «usi non industriali»

Nuovo emendamento proposto dal governo Meloni al ddl Sicurezza attualmente in esame alla Camera. Questo emendamento recentemente proposto porterebbe ad una nuova stretta, vietando l’utilizzo della cannabis light (quella con un contenuto di Thc inferiore allo 0,2% in vendita in Italia) per il consumo umano, relegandola a soli scopi industriali.

La proposta, se accettata, porterebbe il commercio o la cessione di infiorescenze della sostanza finora legale ad essere punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando cioè il prodotto light a quello tradizionale non depotenziato tra l’altro già legale in molti paesi fra i quali di recente la Germania.

Le reazioni alla proposta sono state fin da subito critiche. Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha definito questa mossa «una spinta repressiva e punitiva immotivata». Oltre che per il passo indietro in chiave conservatrice, uno dei maggiori timori è rivolto al mondo del lavoro, poiché si andrebbe a distruggere un settore (quello del commercio e della rivendita di prodotti a base di cannabis light) che dal 2016 ha avuto un enorme sviluppo, con un giro d’affari di 45 milioni di euro già nel 2017.

Cosa è la cannabis light e perché non può essere considerata una droga

Alla fine del 2016 in Italia, a seguito della legge 242/2016 che prevede una tolleranza fino allo 0,6% di THC, è iniziato il commercio su larga scala dei prodotti a base di marijuana depotenziata. Questi prodotti, conosciuti sul mercato con vari nomi quali canapa legale, cannabis light, cannabis CBD o marijuana light, non hanno effetti psicotropi e non possono essere considerati come droghe.

L’Italia ha legalizzato l’uso di cannabinoidi per finalità mediche già nel 2007. A dicembre del 2016 viene invece legalizzata la canapa industriale, ed il 22 maggio 2018 il Ministero dell’Agricoltura ha approvato l’uso di prodotti contenenti fino a 0.2% di THC per cannabis sativa.

L’OMS inoltre ha dichiarato che il CBD (cannabinoide principale presente nei prodotti attualmente in vendita in Italia) non comporta rischi di dipendenza e non causa cambiamenti dell’umore o del comportamento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Attentato a Robert Fico, ancora grave ma «prognosi positiva»

Robert Fico, attuale Primo ministro della Slovacchia rimasto vittima di un attentato armato perpetrato da un’ex guardia giurata in pensione per motivi politici, risulta ora in condizioni stabili. Lo comunica pubblicamente il vicepremier slovacco Robert Kalinak, uomo politico fra i più stretti alleati dello stesso Fico.

Migliorano le condizioni mediche di Robert Fico. Il Premier è ricoverato “fra la vita e la morte” dal 15 maggio scorso dopo essere stato raggiunto da tre colpi di pistola all’addome ed al braccio. Le ferite riportate, seppur molto gravi, non avevano fortunatamente lesionato nessun organo vitale. L’attentatore è un pensionato ed attivista 71enne di nome Juraj Cintula. Egli, dopo l’arresto da parte degli agenti di polizia, aveva affermato durante l’interrogatorio «Ho sparato perché disapprovo le sue politiche».

«L’intervento chirurgico di ieri (sabato 18 maggio 2024, n.d.r), durato due ore, ha contribuito a una prognosi positiva per lo stato di salute del primo ministro» – ha dichiarato ai giornalisti la ministra Zuzana Dolinkova. Il premier Fico rimarrà però ancora nell’ospedale di Banska Bystrica e, sempre per via delle sue ferite, non sarà ancora trasportato a Bratislava. Dall’Ospedale Roosevelt di Banska Bystrica, il vice direttore della struttura Milan Urbani ha dichiarato in aggiunta  “crediamo fermamente che tutto andrà per il verso giusto”. I medici hanno sottoposto in totale il Premier Fico a due interventi chirurgici dopo l’attentato.

Nel frattempo risulta che, secondo le fonti di ANSA.it, gli inquirenti abbiano tradotto l’aggressore Juraj Cintula presso il tribunale di Pezinok, a circa 20 km di Bratislava. L’udienza in tribunale, iniziata alle 11:00, è servita per decidere sulla sua eventuale detenzione preventiva. Secondo il procuratore vige un probabile rischio di fuga nonchè una possibile continuazione dell’attività criminale. Juraj Cintula è accusato di omicidio premeditato.

Per le informazioni riportate dall’Adnkronos Cintula, che si è dichiarato colpevole dell’aggressione, ha tuttavia dichiarato di aver agito senza l’intenzione di uccidere.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Attentato al premier slovacco Fico, «in bilico tra la vita e la morte»

Il primo ministro populista e filorusso slovacco Robert Fico, che ha avuto il suo mandato rinnovato ad ottobre 2023, nella giornata di mercoledì 15 maggio 2024 è stato raggiunto da tre colpi di pistola, su un totale di cinque, sparati da un 71enne. Attualmente si trova in coma farmacologico in gravi condizioni. La motivazione dichiarata dall’aggressore è stata «Ho sparato perché disapprovo le sue politiche».

L’aggressione si è consumata ad Handlova, piccola città slovacca a 200Km da Bratislava. Prima di sparare l’attentatore, nascosto fra la folla, avrebbe attirato l’attenzione dell’uomo gridando: “Robo, vieni qui!”. L’anziano aggressore, un pensionato identificato col nome di Juraj Cintula, ha sparato con una pistola legalmente posseduta. L’uomo sarebbe legato, secondo le ricerche del giornalista investigativo ungherese Szabolcs Panyi, al gruppo paramilitare filo-russo Slovenski Branci.

Tutti i capi di stato europei, che parlano di un «attacco alla democrazia», hanno dichiarato la loro vicinanza al premier slovacco Fico, attualmente ricoverato in gravi condizioni. Anche Joe Biden e Vladimir Putin si sono espressi riguardo all’evento.

Dopo l’agguato, Fico è stato trasportato d’urgenza in elicottero all’ospedale Roosevelt di Banska Bystrica. Un trasporto a Bratislava è stato infatti giudicato troppo rischioso vista la gravità delle sue condizioni. Dopo quattro ore di intervento è stato infine posto in coma farmacologico. Secondo quanto dichiarato dopo l’operazione, brillantemente riuscita, «tutto ora dipenderà dalle sue condizioni fisiche e dalla sua capacità di sopportare le ferite riportate».

Attentato a Robert Fico. Le parole di Giorgia Meloni

In una nota rilasciata dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono state pubblicate le dichiarazioni della premier italiana Giorgia Meloni:

«Ho appreso con profondo sconcerto la notizia del vile attentato al Primo Ministro slovacco Robert Fico» – inizia la Premier – «Tutti i miei pensieri sono per lui, la sua famiglia e l’amico popolo slovacco. Anche a nome del Governo italiano desidero esprimere la più ferma condanna di ogni forma di violenza e attacco ai principi cardine della democrazia e delle libertà.»

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


“legge russa” in Georgia, la presidente mette il veto. «Ci allontana dall’Ue»

«Oggi ho posto il veto alla legge russa» afferma in un discorso pubblico la Presidente della Georgia Salomè Zourabichvili. La scelta, attesa dai manifestanti e dall’opinione pubblico filo-europea, vuole riaffermare la volontà del paese ad avvicinarsi ai valori democratici dell’Unione Europea e porre fine all’influenza liberticida ed invadente della Russia di Putin.

«Questa legge è russa nella sua essenza e nel suo spirito» – aggiunge la Presidente – «Contraddice la nostra Costituzione e tutte le norme europee, quindi rappresenta un ostacolo sul nostro cammino europeo […] Questa legge deve essere abrogata». Conclude nel suo discorso.

Salomè Zourabichvili, nata a Parigi nel 1952 da rifugiati politici georgiani, è presidente della Georgia dalla fine del 2018. Formalmente indipendente dal 2011 ma molto vicina al partito Sogno Georgiano-Georgia Democratica (kartuli otsneba – demok’rat’iuli sakartvelo), nel 2016 gli elettori georgiani la elessero per la prima volta dentro il Parlamento della Georgia. Provò inizialmente a correre come Presidente nel 2013, venendo però scartata dalla Commissione elettorale centrale per via della sua doppia cittadinanza franco-georgiana. Di orientamento politico fortemente europeista, il veto contro la “legge russa” era stato dato quasi per scontato da molti osservatori.

Veto in Georgia. Cosa potrebbe succedere

Il veto della Presidente è solamente una soluzione temporanea alla promulgazione della legge. Il partito al potere (il partito Sogno Georgiano, tra l’altro lo stesso partito politico molto vicino alla Presidente), detiene in Parlamento una maggioranza sufficiente per annullare il suo veto. Nonostante le proteste che vanno avanti da mesi, i promotori della legge continuano dal canto loro ad insistere sul fatto che la legge sia destinata a promuovere la trasparenza ed a frenare tutte quelle forme di influenze straniere dannose per la sovranità nazionale.

La Georgia, avvicinatasi agli ideali europei già nel 2003 al seguito della “Rivoluzione delle rose”, è un candidato ufficiale all’adesione all’Ue dal dicembre 2023. La sua candidatura è arrivata in risposta all’invasione Russa dell’Ucraina del 2022 (La stessa Russia infatti aveva provato, con successo parziale, ad annettere alcune regioni separatiste della Georgia nel 2008).

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


“legge russa” in Georgia, l’ira popolare sfuria nelle piazze

MIgliaia di giovani sono scesi in piazza contro la nuova “legge russa” per proteggere il loro Paese dal rischio di tornare sotto l’orbita di Mosca e scongiurare l’abbandono del cammino verso l’UE.

Un provvedimento, quello della “legge russa”, voluto dal partito al governo Sogno Georgiano-Georgia Democratica (kartuli otsneba – demok’rat’iuli sakartvelo) ed inteso dalle opposizioni come una minaccia alla libertà dei media ed alle aspirazioni del Paese svincolarsi dall’influenza di Mosca. L’appellativo di “legge russa” deriva infatti dalla somiglianza del provvedimento con la legislazione in vigore in Russia, che ostacola sul nascere i media indipendenti e tutte le realtà politiche dissidenti nei confronti del Cremlino.

Con grande travaglio, martedì 14 maggio il parlamento della Georgia ha approvato in terza ed ultima lettura la contestata legge sugli agenti stranieri. La legge prevede che le ONG ed i media indipendenti che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti da donatori stranieri dovranno registrarsi come organizzazioni “portatrici di interessi di una potenza straniera”.

I cosidetti portatori di interessi di una potenza straniera sarebbero poi monitorati dal ministero della Giustizia e potrebbero essere costretti a condividere informazioni sensibili. I manifestanti, che protestano in piazza da mesi, temono che la legge venga utilizzata dal governo per reprimere il dissenso in un’ottica filorussa ed antidemocratica.

Nelle sempre più aspre proteste ci sarebbero anche decine di arresti tra i manifestanti. La polizia è intervenuta a Tbilisi per disperdere i dimostranti con l’impiego di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma. Poco dopo il voto di martedì, alcuni delle migliaia di manifestanti radunatasi davanti il Parlamento hanno sfondato le recinzioni di ferro installate sul perimetro esterno del palazzo e fatto ingresso nel cortile.

La “legge russa” anti-ONG. Perché queste sono così importanti

La corruzione endemica nel paese dal crollo dell’Unione Sovietica ha portato le ONG a diventare mediatori cruciali tra attori economici locali e donatori internazionali.

Dal 2003, sempre più professionisti delle ONG hanno ottenuto ruoli governativi di alto livello. Di conseguenza, allo stato attuale oltre 25mila ONG operano nel paese, con il 90% dei fondi provenienti dall’estero.

Se la “legge russa” fosse approvata, questi flussi potrebbero essere minacciati, destabilizzando settori chiave come istruzione, sanità, giustizia, agricoltura ed infrastrutture, poiché le organizzazioni georgiane non riuscirebbero a ricevere finanziamenti locali né supporto pubblico sufficiente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA