Dom. Mar 9th, 2025

Cronaca (estero)

Cronaca estero

Israele intensifica attacchi a Gaza, ignorando pressioni USA

La visita di Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, non è bastata per placare gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza.

La Casa Bianca ha di recente inviato il consigliere americano (che non ritiene che quello che succede a Gaza sia un genocidio) per interfacciarsi con i leader israeliani. L’obiettivo principale di Sullivan era quello di convincere la leadership dello stato di Netanyahu a condurre attacchi più mirati contro Hamas ed evitare aggressioni distruttive su larga scala (ovvero quelle finora perpetrate).

Al 19 maggio 2024, stando a fonti di Al Jazeera, gli scontri armati hanno ucciso più di 35mila palestinesi, incluse donne e bambini.

I colloqui e la situazione a Gaza

Sullivan ha parlato con il Presidente della Repubblica Isaac Herzog ed avrebbe dovuto anche incontrare il premier Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano si ritrova ad essere il massimo esponente della linea dura contro Hamas-Palestina. Netanyahu infatti ha dichiarato di voler proseguire gli attacchi a Rafah anche senza il sostegno degli USA. Per questo motivo, subisce fortissime pressioni in patria, con numerose proteste nelle maggiori piazze israeliane. In suo aiuto arriva Joe Biden che, nonostante lo abbia ufficialmente ammonito dal continuare l’assalto a Rafah, continua a fornire supporto bellico e diplomatico ad Israele.

L’attacco su larga scala a Rafah ha provocato, secondo le Nazioni Unite, un’emergenza profughi di più di 800 mila palestinesi. Il governo israeliano, sordo contro ogni condanna, continua a difendersi sostenendo che tali operazioni così distruttive sono assolutamente “necessarie” per distruggere ogni roccaforte di Hamas.

L’IDF (Israel Defense Forces) ha condotto incessantmente operazioni militari via terra e via aria. La stessa IDF, con la sua condotta spregiudicata, è arrivata a colpire anche dei campi profughi (come accertato per il campo profughi di Nuseirat).

A testimonianza il giornalista di Al Jazeera Hani Mahmoud, inviato sul luogo degli scontri. Egli riferisce di come edifici residenziali che ospitano intere famiglie di profughi sono indistintamente presi di mira dalle bombe. Come conseguenza, questi vengono rasi al suolo, uccidendo gli occupanti.

Residenti di Jabalia, città a 4 chilometri da Gaza City, parlano invece di come i militari ritornino a rastrellare più e più volte aree fuori dagli scontri precedentemente dichiarate libere.

In conclusione, la condotta cieca e distruttiva di Netanyahu sembra per gli osservatori non prendere minimamente coscienza di un dopoguerra con conseguente ricostruzione (anche diplomatica e sociale) della Palestina. Di conseguenza è prevedibile come le situazioni di contrasto decennali della delicata questione palestinese saranno in futuro più gravi che mai.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons credit: Saleh Najm e Anas Sharif)

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Allarme siccità in Somalia: La situazione oggi

SOMALIA: Al 6 giugno 2023 in Somalia si parla di tre milioni di sfollati per la siccità estrema e ben 250mila a causa della recente alluvione. Si tratta di persone rimaste senza casa e costrette ad abbandonare tutto quello che avevano, causando una delle crisi umanitarie dalle più ampie proporzioni al mondo.



Le migrazioni somale si stanno riversando per lo più nei Paesi vicini come il Kenya, lo Yemen e l’Etiopia.

Le Nazioni Unite descrivono la situazione in cui riversa la Somalia come una delle più gravi crisi umanitarie al mondo. Sono infatti più di 8.5 milioni le persone che necessitano di assistenza e aiuti urgenti.

La siccità e l’alluvione del 9 maggio

fotografia del fiume Uebi Scebeli
Il fiume Uebi Scebeli

Il 9 maggio 2023 il fiume Uebi Scebeli, che nasce nell’Acrocoro Etiopico e scende fino ad avvicinarsi a Mogadiscio, ha straripato nella città di Belet Uen rompendo del tutto gli argini. Il fiume ha spazzato via case, raccolti e bestiame – rendendo inagibile qualunque struttura.

A causare l’esondazione è stata una violenta e inarrestabile pioggia che, pur collocandosi nella stagione delle piogge, sembra essere stata di una violenza senza precedenti.

Nell’ultimo periodo in Somalia la forza degli eventi naturali legate al cambiamento climatico hanno portato prima ad una lunghissima siccità e poi, nei giorni scorsi, a enormi quantità di acqua che hanno reso la situazione incontrollabile.

L’ alluvione infatti giunge al culmine di una gravissima siccità che stava facendo sprofondare la popolazione somala nella carestia. Il Paese del Corno d’Africa versava infatti nella più grave siccità degli ultimi quarant’anni.

Quello che apparentemente può sembrare un ossimoro, ovvero l’accostarsi di siccità e alluvioni dimostra in realtà, come spiegato dagli esperti, che queste altro non sono che due facce della stessa medaglia inserite in quella che è una relazione fisiologica di due fenomeni estremi.

La crisi climatica in Somalia ha portato gravissime conseguenze: mortalità del bestiame, scarso accesso alle risorse idriche, sicurezza alimentare, crescita esponenziale della povertà, enormi flussi migratori, sono solo alcune delle facce della medaglia del climate change sul Paese del Corno d’Africa che resta così sempre più vincolato alla dipendenza degli aiuti internazionali.

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Note

  • Fonte & Approfondimenti: Articolo Davide Nirta su www.geopolitica.info

Trump: «Cadono gli aerei? Colpa dei disabili»

Donald Trump, neoeletto presidente degli Stati Uniti d’America, ha una risposta per ogni cosa. Alla luce del recente disastro aereo di Washington, la sua spiegazione all’evento sarebbe che, durante le amministrazioni Biden e Obama, sarebbero state assunte troppe persone con disabilità in ruoli chiave, con mansioni inadatte alla loro condizione. Trump ha affermato, per rafforzare le critiche ai suoi predecessori, che «Io ho raziocinio, ma sfortunatamente molte persone no. Servono persone competenti, non ci importa della loro razza». Alla domanda se visiterà il sito dell’incidente, il presidente risponde ironico «Dove sarebbe il sito? In acqua? Volete che vada a nuotare?».

fotografia di aero simile a quello coinvolto nell'incidente
Un Bombardier CRJ700 simile a quello del disastro

Tutto questo affermato in conferenza stampa, senza alcuno studio o prova a sostegno della tesi. La nuova arringa di Trump contro i disabili servirebbe come giustificazione per tagliare i fondi federali dedicati ai programmi di uguaglianza e inclusione.

Troppi controllori di volo con disabilità psichiche o fisiche in America. A denunciarlo non c’è nessuno studio o rapporto interno, solamente il Presidente repubblicano Trump. Queste affermazioni, che vanno ad attaccare gratuitamente una vastissima categoria di persone, servono all’imprenditore newyorkese per giustificare l’imminente taglio dei fondi federali agli uffici che si occupano di inclusione, diritti, ambiente e diversità e il licenziamento di massa di svariati impiegati. Trump ha parlato di voler dare priorità all’assunzione solo a persone «brillanti, fuori dal comune» o «geni naturalmente dotati».

Le caratteristiche ricercate da Trump (che appartengono anche ai disabili)

C’è da evidenziare che con queste sole caratteristiche un candidato modello, se non fosse già deceduto, sarebbe il fisico Stephen Hawking. L’ufficiale della Royal Navy in pensione Sir Nick Hine, militare autistico inglese, ha affermato in una sua vecchia intervista che «Sinceramente, l’autismo mi ha reso un ufficiale della marina migliore».

Molte cosiddette disabilità infatti hanno come effetto collaterale quello di acuire i sensi e di far sviluppare altamente il pensiero laterale, caratteristiche essenziali per “essere fuori dal comune”. Condizioni psichiche che rientrano nel termine più generico di disabilità, come l’ADHD o lo spettro autistico, non necessariamente portano a incapacità intellettive o attitudinali. Altre condizioni come l’epilessia (espressamente citata dal tycoon) possono non essere completamente invalidanti ed essere tenute sotto controllo dalle terapie. In ultimo, prima di poter lavorare in un ruolo chiave, a prescindere dalle politiche di inclusione e uguaglianza (e di un effettiva disabilità presunta o riconosciuta), c’è sempre il benestare di un’autorità esterna qualificata.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons CC BY-SA 2.0)

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Londra, uomo sfigurato cacciato dal ristorante. «spaventi i clienti»

È successo a Camberwell, South London (UK). Oliver Bromley, un uomo con una Neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), ovvero una malattia che provoca tumori lungo il sistema nervoso che possono crescere in qualsiasi parte del corpo (nel suo caso risultano particolarmente vistose le formazioni sul viso), racconta alla BBC di essere stato cacciato da un ristorante mentre cercava di ordinare qualcosa da mangiare con la scusa che i clienti si stavano lamentando di lui. «È orribile che una cosa del genere possa accadere» – dice Bromley alla stampa – «sul momento l’ho presa molto sul personale».

Mr. Bromley racconta inoltre di non voler cercare vendetta con la sua denuncia (omette infatti volontariamente il nome del ristorante), ma di voler solo portare maggiore attenzione e consapevolezza verso la sua condizione.

L’accaduto

L’episodio è avvenuto ad agosto quando il signor Bromley, in quel periodo ricoverato presso il King’s College Hospital, decise di mangiare fuori perché stufo del solito cibo da ospedale.

Bromley racconta di essere entrato nel ristorante la prima volta per un attimo, ed avendo notato il cartello che intimava il pagamento solo in contanti, di essere momentaneamente andato via per prelevare allo sportello. Una volta rientrato lo staff però lo ha «cortesemente» invitato ad andarsene, dicendo senza mezzi termini che «stava spaventando i clienti ed alcuni si stavano anche lamentando per la sua presenza».

Mr. Bromley precisa ai giornalisti BBC che il tempo trascorso dal suo primo ingresso fino al suo ultimo rientro con i contanti è stato brevissimo, e non ci fosse quindi stato materialmente il tempo affinché qualcuno dei clienti potesse notarlo o addirittura trovare il tempo di lamentarsi. Di conseguenza per lui era abbastanza palese il fatto che non fossero i clienti a trovare sgradevole la sua presenza, bensì lo stesso staff del ristorante. All’incredibile richiesta di questi ultimi lui, sul momento, ha deciso semplicemente di non controbattere per andarsene «il prima possibile».

A mente più fredda racconta però di aver poi sporto un reclamo al ristorante e, non ricevendo risposta, di aver comunicato l’accaduto alla polizia. Quest’ultima gli ha risposto che, nonostante l’episodio rientrasse effettivamente fra gli hate crime, difficilmente avrebbero potuto fare qualcosa.

Il caso Bromley e l’abilismo nel Regno Unito

La Nerve Tumours UK afferma che tristemente episodi del genere non sono rari. Karen Cockburn, direttrice dell’Ente, aggiunge inoltre di avere anche lei scritto al ristorante senza ricevere risposta, ma di stare comunque lavorando con i propri partner per migliorare la consapevolezza di certe condizioni mediche anche all’interno del mondo dei lavoratori a contatto con il pubblico.

(in copertina immagine rappresentativa creata con chatGPT)

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CNN rivela: soprusi contro i detenuti palestinesi

Nel centro detenzioni della base di Sde Teiman in Israele fonti interne rimaste anonime denunciano casi di abusi e violenze contro i detenuti palestinesi. Lo rivela un’inchiesta della CNN. Il numero di detenuti all’interno della base rimane sconosciuto.



Tutto è partito da una serie di fotografie scattate di nascosto da un lavoratore israeliano presso la base militare Sde Teiman, situata nel deserto del Negev. In queste fotografie sono ritratti decine di detenuti vestiti con divise grigie bendati, sdraiati su materassi sottilissimi, circondati da filo spinato e con un aspetto fisico visivamente stremato. Una situazione ribattezzata da più parti come “L’Abu Ghraib israeliana” in riferimento agli scandali nelle prigioni irachene avvenuti nel 2003.

Il trattamento dei detenuti palestinesi

I testimoni, che temono ripercussioni da parte dei sostenitori della “linea dura” di Israele contro la Palestina, descrivono l’ambiente come accompagnato da un’aria fetida e da un continuo vociare sommesso. In riferimento a ciò viene specificato che ai detenuti è severamente vietato parlare fra di loro. Pertanto il continuo mormorio deriva da chi, in preda allo shock, parla con sé stesso.

Le guardie israeliane gridano di continuo agli internati la parola araba askut (اسكت, “state zitti”). A questi ultimi è stato ordinato di “non muoversi, stare sempre seduti dritti, non parlare e non sbirciare mai dalla benda sugli occhi“. Sempre alle guardie è stato esplicitamente autorizzato di punire i trasgressori se necessario. Di conseguenza avvengono frequenti pestaggi, perpetrati perlopiù per vendetta “per punire quello che i palestinesi hanno fatto il 7 ottobre 2023”. Meno di frequente le punizioni avvengono per motivi disciplinari come risposta ad un comportamento scorretto.

Sempre i testimoni parlano di medici che amputano gli arti dei prigionieri come conseguenza all’ammanettamento continuo che blocca la circolazione, oppure di operazioni mediche eseguite da medici non specializzati. Viene anche riferito di come un odore pungente di putrefazione dovuto alle ferite non curate lasciate in necrosi contamini l’aria. I detenuti catturati in combattimento rimasti feriti vengono lasciati abbandonati a letto in un ospedale da campo completamente nudi e solo con dei pannoloni addosso.

La risposta di Israele

Le Forze di difesa israeliane non hanno ancora esplicitamente negato le accuse di condotte inappropriate. Tuttavia in un comunicato l’IDF (Israel Defense Forces, n.d.r.) ribadisce che «L’IDF assicura un trattamento appropriato nei confronti dei detenuti in custodia. Ogni accusa di condotta inappropriata perpetrata dai nostri soldati viene esaminata e trattata di conseguenza».

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USA, ragazzo autistico muore dopo detenzione della polizia

Nel carcere di Dayton in Ohio, secondo i familiari, la polizia avrebbe provocato la morte di un ragazzo autistico, Isaiah Trammell, commesso 19enne. Egli sarebbe stato sottoposto a ripetute violenze fisiche, psicologiche e verbali dagli agenti di detenzione. Sarebbe infine morto in ospedale 3 giorni dopo per le ferite riportate. Durante le violenze sarebbe stato apostrofato dagli agenti come «ridicolo» ed «imbarazzante».

Il ragazzo, che da poco viveva da solo in un appartamento a Lebanon (OH), era in ansia per un imminente colloquio di lavoro. Una sera, preso da una crisi autistica mentre era al telefono con suo zio, avrebbe attirato l’attenzione dei vicini, allertati dalle urla.

A quel punto la polizia sarebbe arrivata sul posto per una chiamata su una presunta lite domestica. Per lo stesso tipo di accusa il ragazzo aveva un mandato di arresto per via di un incidente analogo avvenuto un anno prima. Di questo mandato, riferisce le famiglia, né gli stessi familiari né Isaiah conoscevano l’esistenza.

Invece di portarlo in ospedale come di solito accadeva per questo tipo di incidenti, il ragazzo, a causa del mandato pendente, sarebbe stato preso in custodia e portato in prigione, luogo nel quale gli è stato impossibilitato di superare la crisi.

La detenzione e la morte del ragazzo

Dopo circa dieci ore di detenzione, nel quale agitato ed isterico avrebbe chiesto continuamente invano per le sue medicine (aveva informato lo staff medico di essere in cura per ADHD e autismo) e di poter effettuare una chiamata, sarebbe poi stato portato in ospedale già incosciente. Dopo tre giorni sarebbe poi morto per le conseguenze di un trauma alla testa auto-inflitto sbattendo il capo contro la porta della cella di detenzione. Il coroner di conseguenza ha classificato la sua morte come un suicidio, decisione contestata dalla madre, Brandy Abner.

Per la polizia comunque la morte del ragazzo autistico non sarebbe stata una loro responsabilità. Secondo i portavoce dello sceriffo, infatti, le indagini sulla condotta degli agenti di detenzione non hanno rilevato nessuna mancanza o abuso nel modo in cui il ragazzo è stato trattato.

«Isaiah sarebbe ancora vivo se in prigione fosse stato trattato con dignità e rispetto da del personale preoccupato per la sua salute e il suo benessere» – dice al New York Post Yvonne Currington, infermiera in pensione – «Invece di ascoltare le sue richieste per le medicine, è stato deriso ed ignorato. Bisogna chiarire di chi sia la responsabilità di ciò che gli è accaduto».

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Omofobia: L’Uganda verso lievi modifiche alla legge anti-Lgbtq

UGANDA: Dopo circa un anno dalla promulgazione di una delle leggi più dure e repressive contro i diritti delle persone Lgbtq, l’Uganda attenua senza fare passi indietro alcune sue disposizioni di legge.

Africa Rivista, dal 1922 una delle maggiori testate italiane specializzate sul continente africano, fa sapere con un articolo che il governo ugandese ha annullato alcune disposizioni ritenute “In contrasto con alcuni diritti umani fondamentali”. Le disposizioni contestate rientravano nella più ampia legge promulgata a maggio 2023 nota come legge anti-omosessualità.

La Corte costituzionale dell’Uganda fa sapere tramite la persona di Richard Buteera che, nonostante non intenda abrogare completamente la legge in questione, ha comunque preferito annullare alcuni passaggi che secondo i giudici erano “Incompatibili con il diritto alla salute, alla privacy e alla libertà di religione”.

In particolare secondo la legge i cittadini ugandesi avevano l’obbligo di denunciare chiunque fosse anche solo sospettato di esercitare atti omosessuali. Per la corte suprema però questo viola i diritti individuali.

La legge anti-omosessualità in Uganda del 2023


Leggi anche: Uganda, la Corte costituzionale conferma la legge anti-omosessualità (Africa Rivista)


A maggio 2023 la Corte Costituzionale dell’Uganda aveva convalidato la nuova legge contro l’omosessualità che introduceva nel codice penale ugandese gravi e pesanti forme di repressione contro le persone Lgbtq.

L’entrata in vigoria della legge, che fin da subito aveva scatenato forti polemiche sia dentro che fuori il continente africano, aveva smobilitato attivisti per i diritti umani da tutto il mondo, preoccupati per la palese violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e l’istituzionalizzazione della discriminazione.

Sebbene l’Africa sia un continente di stampo conservatore dove l’accettazione di determinate minoranze risulta ancora molto difficile, la nuova legge in Uganda risulta particolarmente brutale, introducendo la pena di morte per alcuni atti di omosessualità.

L’impatto della legge sul paese africano

Secondo il Fondo monetario internazionale la legge approvata nel 2023 “Potrebbe avere un impatto negativo sugli investimenti esteri, sui prestiti e sulle sovvenzioni, così come sul turismo”. Sempre secondo l’Ente, “L’approvazione della legge ha causato reazioni negative tra i partner di sviluppo e i donatori, complicando il panorama dei finanziamenti”

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“legge russa” in Georgia, l’ira popolare sfuria nelle piazze

MIgliaia di giovani sono scesi in piazza contro la nuova “legge russa” per proteggere il loro Paese dal rischio di tornare sotto l’orbita di Mosca e scongiurare l’abbandono del cammino verso l’UE.

Un provvedimento, quello della “legge russa”, voluto dal partito al governo Sogno Georgiano-Georgia Democratica (kartuli otsneba – demok’rat’iuli sakartvelo) ed inteso dalle opposizioni come una minaccia alla libertà dei media ed alle aspirazioni del Paese svincolarsi dall’influenza di Mosca. L’appellativo di “legge russa” deriva infatti dalla somiglianza del provvedimento con la legislazione in vigore in Russia, che ostacola sul nascere i media indipendenti e tutte le realtà politiche dissidenti nei confronti del Cremlino.

Con grande travaglio, martedì 14 maggio il parlamento della Georgia ha approvato in terza ed ultima lettura la contestata legge sugli agenti stranieri. La legge prevede che le ONG ed i media indipendenti che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti da donatori stranieri dovranno registrarsi come organizzazioni “portatrici di interessi di una potenza straniera”.

I cosidetti portatori di interessi di una potenza straniera sarebbero poi monitorati dal ministero della Giustizia e potrebbero essere costretti a condividere informazioni sensibili. I manifestanti, che protestano in piazza da mesi, temono che la legge venga utilizzata dal governo per reprimere il dissenso in un’ottica filorussa ed antidemocratica.

Nelle sempre più aspre proteste ci sarebbero anche decine di arresti tra i manifestanti. La polizia è intervenuta a Tbilisi per disperdere i dimostranti con l’impiego di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma. Poco dopo il voto di martedì, alcuni delle migliaia di manifestanti radunatasi davanti il Parlamento hanno sfondato le recinzioni di ferro installate sul perimetro esterno del palazzo e fatto ingresso nel cortile.

La “legge russa” anti-ONG. Perché queste sono così importanti

La corruzione endemica nel paese dal crollo dell’Unione Sovietica ha portato le ONG a diventare mediatori cruciali tra attori economici locali e donatori internazionali.

Dal 2003, sempre più professionisti delle ONG hanno ottenuto ruoli governativi di alto livello. Di conseguenza, allo stato attuale oltre 25mila ONG operano nel paese, con il 90% dei fondi provenienti dall’estero.

Se la “legge russa” fosse approvata, questi flussi potrebbero essere minacciati, destabilizzando settori chiave come istruzione, sanità, giustizia, agricoltura ed infrastrutture, poiché le organizzazioni georgiane non riuscirebbero a ricevere finanziamenti locali né supporto pubblico sufficiente.

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Attentato al premier slovacco Fico, «in bilico tra la vita e la morte»

Il primo ministro populista e filorusso slovacco Robert Fico, che ha avuto il suo mandato rinnovato ad ottobre 2023, nella giornata di mercoledì 15 maggio 2024 è stato raggiunto da tre colpi di pistola, su un totale di cinque, sparati da un 71enne. Attualmente si trova in coma farmacologico in gravi condizioni. La motivazione dichiarata dall’aggressore è stata «Ho sparato perché disapprovo le sue politiche».

L’aggressione si è consumata ad Handlova, piccola città slovacca a 200Km da Bratislava. Prima di sparare l’attentatore, nascosto fra la folla, avrebbe attirato l’attenzione dell’uomo gridando: “Robo, vieni qui!”. L’anziano aggressore, un pensionato identificato col nome di Juraj Cintula, ha sparato con una pistola legalmente posseduta. L’uomo sarebbe legato, secondo le ricerche del giornalista investigativo ungherese Szabolcs Panyi, al gruppo paramilitare filo-russo Slovenski Branci.

Tutti i capi di stato europei, che parlano di un «attacco alla democrazia», hanno dichiarato la loro vicinanza al premier slovacco Fico, attualmente ricoverato in gravi condizioni. Anche Joe Biden e Vladimir Putin si sono espressi riguardo all’evento.

Dopo l’agguato, Fico è stato trasportato d’urgenza in elicottero all’ospedale Roosevelt di Banska Bystrica. Un trasporto a Bratislava è stato infatti giudicato troppo rischioso vista la gravità delle sue condizioni. Dopo quattro ore di intervento è stato infine posto in coma farmacologico. Secondo quanto dichiarato dopo l’operazione, brillantemente riuscita, «tutto ora dipenderà dalle sue condizioni fisiche e dalla sua capacità di sopportare le ferite riportate».

Attentato a Robert Fico. Le parole di Giorgia Meloni

In una nota rilasciata dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono state pubblicate le dichiarazioni della premier italiana Giorgia Meloni:

«Ho appreso con profondo sconcerto la notizia del vile attentato al Primo Ministro slovacco Robert Fico» – inizia la Premier – «Tutti i miei pensieri sono per lui, la sua famiglia e l’amico popolo slovacco. Anche a nome del Governo italiano desidero esprimere la più ferma condanna di ogni forma di violenza e attacco ai principi cardine della democrazia e delle libertà.»

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

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Attentato a Robert Fico, ancora grave ma «prognosi positiva»

Robert Fico, attuale Primo ministro della Slovacchia rimasto vittima di un attentato armato perpetrato da un’ex guardia giurata in pensione per motivi politici, risulta ora in condizioni stabili. Lo comunica pubblicamente il vicepremier slovacco Robert Kalinak, uomo politico fra i più stretti alleati dello stesso Fico.

Migliorano le condizioni mediche di Robert Fico. Il Premier è ricoverato “fra la vita e la morte” dal 15 maggio scorso dopo essere stato raggiunto da tre colpi di pistola all’addome ed al braccio. Le ferite riportate, seppur molto gravi, non avevano fortunatamente lesionato nessun organo vitale. L’attentatore è un pensionato ed attivista 71enne di nome Juraj Cintula. Egli, dopo l’arresto da parte degli agenti di polizia, aveva affermato durante l’interrogatorio «Ho sparato perché disapprovo le sue politiche».

«L’intervento chirurgico di ieri (sabato 18 maggio 2024, n.d.r), durato due ore, ha contribuito a una prognosi positiva per lo stato di salute del primo ministro» – ha dichiarato ai giornalisti la ministra Zuzana Dolinkova. Il premier Fico rimarrà però ancora nell’ospedale di Banska Bystrica e, sempre per via delle sue ferite, non sarà ancora trasportato a Bratislava. Dall’Ospedale Roosevelt di Banska Bystrica, il vice direttore della struttura Milan Urbani ha dichiarato in aggiunta  “crediamo fermamente che tutto andrà per il verso giusto”. I medici hanno sottoposto in totale il Premier Fico a due interventi chirurgici dopo l’attentato.

Nel frattempo risulta che, secondo le fonti di ANSA.it, gli inquirenti abbiano tradotto l’aggressore Juraj Cintula presso il tribunale di Pezinok, a circa 20 km di Bratislava. L’udienza in tribunale, iniziata alle 11:00, è servita per decidere sulla sua eventuale detenzione preventiva. Secondo il procuratore vige un probabile rischio di fuga nonchè una possibile continuazione dell’attività criminale. Juraj Cintula è accusato di omicidio premeditato.

Per le informazioni riportate dall’Adnkronos Cintula, che si è dichiarato colpevole dell’aggressione, ha tuttavia dichiarato di aver agito senza l’intenzione di uccidere.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

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