Sab. Apr 26th, 2025

Corriere del Turritano

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Via Libio 53, ancora tanto da fare. Intervista a Ico Bruzzi

Parliamo subito di numeri. Quanti visitatori avete fatto in via Libio 53 nel 2024?

Quest’anno i numeri, più o meno, sono gli stessi degli anni passati (ovvero circa 1500 presenze). Chiaramente i mesi dove c’è più afflusso sono quelli estivi. Per migliorare le cose e fare il salto di qualità ci mancano sicuramente le navi da crociera, importantissime per i siti archeologici e per metterci allo stesso livello delle realtà vicine.

L’anno scorso avete saltato l’appuntamento con Monumenti aperti, dove eravate tappa fissa dal 2016. Avete ripreso i contatti l’iniziativa?

Sì, quest’anno parteciperemo sicuramente. Perché non dovremo contribuire come abbiamo sempre fatto?

Mi è stato detto che nel 2022 avete stipulato un accordo con i villaggi turistici di Platamona per far conoscere il vostro sito, che è stato un bel successo. È ancora attivo? Sta andando bene?

Sì, quello ce l’abbiamo sempre. Da dopo Pasqua e per tutti i mesi estivi continua a dare i suoi frutti.

Stipulare un accordo del genere è stata una mossa di marketing intelligente. Avete mai pensato di condividerlo con gli altri siti della città?

Certamente. Lo avevamo proposto già diversi anni fa, praticamente dal giorno dopo che abbiamo aperto il sito archeologico. La sua implementazione non dipende soltanto da noi, ma siamo sicuramente favorevoli su questo. Non si riesce a capire perché nelle altre realtà si fa e qua no …

Torniamo alle frequentazioni di via Libio 53. Quanti italiani e quanti stranieri visitano il sito? Quale tipo di utenza visita maggiormente il bene?

Chiaramente la maggior parte sono italiani. Molti sono qua in vacanza e sono di passaggio, e avendone sentito parlarne in quanto cosa unica in Sardegna, sono curiosi di venire a visitarlo. Lavoriamo molto quando arrivano le navi francesi, e grazie agli accordi di Platamona anche con molti tedeschi. Ci sono molte visite anche dagli spagnoli. Nel fine settimana poi, anche in periodi invernali, vengono spesso ragazzi che studiano archeologia oppure archeologi sardi e non solo.

Avete mai subito eventi spiacevoli, come danneggiamenti o problemi simili?

No. Sulla salvaguardia del sito siamo molto attenti, pur non ricevendo alcun finanziamento pubblico.

Il vostro sito è a gestione privata, ma è comunque un bene di tutti. Quali strumenti vorreste vi venissero dati?

Noi non percepiamo nessun finanziamento pubblico, è tutto gestito con spese personali. Ci autofinanziamo. Chiediamo un occhio di riguardo da parte dell’amministrazione. Non parlo necessariamente di denaro, ma anche solo maggiore visibilità.

Porto Torres soffre ancora di una forte stagionalizzazione turistica. Questo fatto come influenza il flusso di visitatori durante l’anno?

Dipende. In generale noi siamo aperti 7 giorni su 7, ma lavoriamo molto di più nei weekend. Nel mese di luglio fino al 20 agosto però le visite sono molto frequenti anche nelle altre giornate della settimana.

Collaborate con altre realtà, pubbliche o private?

Collaboriamo fin dall’inizio con alcune scuole medie e superiori della Gallura, dove nel periodo dopo Pasqua si avvicinano al sito diverse classi. Stiamo cercando di collaborare anche con il Sulcis-Iglesiente, grazie a degli archeologi del luogo che ci hanno promesso che entro quest’anno organizzeranno delle visite guidate. Vorremmo arrivare anche nella zona del cagliaritano. Il sito è ancora poco conosciuto, ma ci stiamo lavorando.

In chiusura, quale supporto chiedete alle istituzioni al vostro progetto?

Noi come già detto ci autofinanziamo. I soldi del biglietto di ingresso vengono reinvestiti nel sito archeologico. Non c’è nessun’altra realtà che ci supporta, nessun ente pubblico. Noi abbiamo sempre teso la mano per fare degli accordi che non sono mai arrivati. Ad esempio la cartellonistica, l’unica che c’è, è stata fatta da noi. Essendo un sito storico la sua valorizzazione creerebbe beneficio per tutta la città. Il prossimo anno saranno dieci anni dalla sua apertura, e fino a quando avremo le forze continueremo ad andare avanti. Non chiediamo tanto, solo un po’ di visibilità, magari un portierato e delle visite guidate fatte da personale qualificato. Se si vuole iniziare realmente a pensare che Porto Torres possa diventare una città turistica dovremo partire dal nostro passato. Deve entrarci in testa che abbiamo l’oro romano sotto i piedi.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Porto Torres, l’eterno tormento. Potenzialità, degrado e oblio

Mercato del lavoro, settore turistico, infrastrutture e degrado. A Porto Torres le sfide non mancano. Una città dal grande potenziale che regala gioie e frustrazioni a chi la conosce. Tante iniziative private che regalano alla comunità decoro sia materiale che intangibile, ma che senza un supporto metodico e affidabile delle istituzioni da sole non bastano a ridare dignità ad una località con una così grave crisi economica e sociale. Il degrado a Porto Torres è una questione complessa che richiede soluzioni efficaci.

Inaugurazione Panchina europea Porto Torres, 5 giugno 2024
Inaugurazione Panchina europea sul lungomare, 5 giugno 2024 (Foto Pitzoi Arcadu)

Ogni tornata elettorale restituisce una classe dirigente che, al di là della fazione politica, ha l’onere di risollevare le sorti di un borgo antichissimo un tempo prestigioso, ma ora buttato nel dimenticatoio. Ogni giunta comunale consegna alla comunità traguardi ma anche ulteriori problemi e insuccessi.

Porto Torres viene spesso lasciata in un oblio istituzionale che idealizza le città vicine e degrada il nostro centro urbano a mero approdo portuale. Insomma, un oggetto inanimato senza passato né carattere, con una ragione di esistenza meramente funzionale a beneficio delle realtà vicine. Questa narrazione di autocommiserazione interiorizza un senso di inadeguatezza, e oltre a non risolvere nulla, peggiora ulteriormente la qualità della vita di chi in questa città ha le radici.

Chiudersi in narrazioni campanilistiche non è la risposta

Anzi, con la nuova istituzione della Città metropolitana di Sassari, nata sulle ceneri Rete metropolitana del Nord Sardegna, l’obiettivo concordato sarebbe invece proprio quello di fare gioco di squadra. In questa fase cruciale, nel quale il Logudoro si riorganizza, Porto Torres ha allora l’opportunità di ritornare ad essere un caposaldo a livello regionale, garantendo solidità e benessere non solo per sé stessa ma per tutta la località circostante.

Terminal passeggeri, una delle eterne incompiute in pieno centro (Foto Pitzoi Arcadu)

Con i finalmente iniziati lavori dell’antemurale del porto l’infrastruttura portuale verrà aggiornata a standard più moderni, andando a consolidare il traffico portuale e l’apparato economico che ne deriva.

Amministrazione Mulas 2020-2025

Negli ultimi anni l’amministrazione Mulas, eletta in pieno COVID-19 con un’affluenza del 46,45%1fonte DAIT per sostituire il Sindaco uscente Wheeler, ha lavorato per sbloccare la situazione della zona industriale della Marinella, per potenziare il settore turistico, per promuovere le realtà locali sportive e culturali ed infine per sollecitare l’eterno cantiere dell’antemurale, avviato solamente di recente.

Altro dettaglio semplice ma importante è stato, fin dal primo momento, l’istituzione di più canali di comunicazione social istituzionali, garantendo una facile e capillare fruibilità delle informazioni più importanti riguardanti la vita cittadina.

Molte anche le critiche

Molte anche le critiche ricevute, come quelle riguardanti la chiusura al traffico di via Bassu, scelta che avrebbe danneggiato i commercianti locali per permettere agli autobus dell’ARST un migliore accesso al centro intermodale poco distante.

Porto Torres è una città difficile, al quale servono azioni strutturate. Metà del territorio è disabitato e rientra nella competenza del Parco Nazionale dell’Asinara, dove la giunta comunale ha un potere d’azione limitato. Il restante agglomerato è poi diviso fra la città compatta e la zona industriale gestita dal Consorzio industriale provinciale e dall’ENI, dove anche lì la voce del municipio è ascoltata fino a un certo punto.

Disoccupazione e mancati incentivi non aiutano poi a far rimarginare le ferite di guerra, e la frustrazione dovuta al fatto che, a differenza delle altre storiche porte d’accesso della Sardegna come Cagliari e Olbia, Porto Torres sia rimasta tremendamente indietro e all’orizzonte non ci siano iniziative chiave che risollevino le sorti cittadine, si radica nel pensiero comune. La soluzione al futuro di Porto Torres passa dal degrado alla rinascita.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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