Ultime notizie

Relazioni Serbia/Kosovo: La situazione oggi

OCRIDA: In Macedonia del Nord il Primo Ministro Albin Kurti (Kosovo) e il Presidente Aleksandar Vučić (Serbia) hanno approvato sotto l’egida UE l’Allegato di implementazione del Piano UE per la normalizzazione delle relazioni serbo-kosovare.

Un eventuale successo del processo di normalizzazione delle relazioni bilaterali fra i due paesi contribuirebbe in modo molto rilevante alla stabilità dei Balcani occidentali, collocando inoltre i progressi compiuti nella prospettiva di un avvicinamento all’Unione Europea delle due parti in causa.

L’incontro di Bruxelles del 27 febbraio 2023

Già a febbraio Francia e Germania predisposero una bozza di accordo di 11 punti da sottoporre a Belgrado e Priština diventata nota come “Piano UE”.

Nel vertice di Bruxelles del 27 febbraio 2023, in seguito a un’azione incisiva da parte di Europa e Stati Uniti volta a persuadere Aleksandar Vučić e Albin Kurti, i due leader accettarono il piano iniziando così le trattative.

Le disposizioni del documento proposto dall’UE, pur non arrivando a contemplare un riconoscimento ufficiale dell’indipendenza kosovara da parte della Serbia, chiamavano le due parti a normalizzare le relazioni e a condurre queste ultime nel rispetto delle norme della Carta ONU.

Questo primo incontro portò alla luce due punti critici:

  • La concessione da parte del Kosovo di un certo grado di autogoverno alla minoranza serba e la conseguente creazione della cosiddetta “Associazione delle Municipalità” dei comuni a maggioranza serba;
  • La non opposizione da parte di Belgrado all’ingresso del Kosovo nelle organizzazioni internazionali.

A causa di queste criticità non risolte al termine delle trattative i due leader non apposero la loro firma sul documento.

L’incontro di Ocrida del 19 marzo 2023

A seguito delle trattative di febbraio é stato organizzato un secondo incontro ad Ocrida per discutere circa le modalità di attuazione del piano. Vučić e Kurti hanno partecipato al meeting sotto l’egida all’Alto Rappresentante Josep Borrell.

Al termine dell’incontro, durato dodici ore, lo stesso Borrell ha annunciato l’arrivo di un’intesa fra le due parti. Ancora una volta però il documento non é stato firmato.

I punti principali dell’intesa:

  • Il Kosovo si impegna ad avviare immediatamente dei negoziati per conferire alla comunità serba un adeguato livello di autogoverno;
  • Le parti accettano di stabilire un comitato congiunto di monitoraggio, presieduto dall’UE, incaricato di assicurare l’implementazione di tutti i punti in esame;
  • L’UE si impegna a organizzare entro 150 giorni una conferenza dei donatori per mettere a punto un pacchetto di investimenti e di supporto finanziario per Kosovo e Serbia.

Intesa Serbia-Kosovo: le reazioni internazionali

Unione Europea

Nonostante non sia stata apposta nessuna firma lo stesso Josep Borrell ha garantito il carattere vincolante dell’intesa raggiunta. Secondo il rappresentante speciale UE Miroslav Lajčak, il carattere vincolante scaturirebbe tanto dall’annuncio fatto da Borrell in persona al termine dell’incontro, quanto dalla sua inclusione nell’ambito del processo di avvicinamento all’Unione Europea dei due Paesi.

Italia

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato che l’accordo di Ocrida offre un’opportunità eccezionale per proseguire lungo la strada della normalizzazione dei rapporti Belgrado-Priština, auspicando la messa a punto in tempi rapidi dell’Associazione delle municipalità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note


Porto Torres, omicidio Sedda: dopo due anni indagini ferme

PORTO TORRES: Da poco è scattato il secondo anniversario dello sconvolgente omicidio di Mario Sedda. A due anni dall’accaduto, nonostante il coinvolgimento dei RIS di Cagliari nel 2021, il caso resta aperto.

I fatti e l’omicidio

Mario Sedda era un cittadino portotorrese di 39 anni. Il primo aprile 2021 fu trovato esanime e coperto da sterpaglie da un passante sul ciglio della strada all’ingresso della città.

Alle prime analisi degli inquirenti dapprima si escluse l’omicidio stradale ed infine si pensò ad un malore improvviso dell’uomo mentre percorreva la strada per tornare alla sua abitazione in periferia.

Solo dopo l’autopsia si scoprì un fatto inquietante, ovvero una lama di ceramica spezzata conficcata sotto il mento.

La scoperta non lasciò dubbi: era stato un omicidio.

Omicidio Sedda: Le indagini

Dalle analisi della lama si appurò che l’arma era un comune coltello da cucina in ceramica facilmente reperibile nei maggiori supermercati. Dalla veemenza dei colpi inferti si pensò ad una lite violenta degenerata in omicidio.

Una volta ottenute tutte le informazioni possibili dall’arma del delitto gli inquirenti passarono ad indagare sulle frequentazioni dell’uomo. Ad attirare i sospetti fu un disoccupato di 60 anni con precedenti penali di poco conto che venne iscritto al registro degli indagati.

Il sessantenne, pur confermando di frequentare Mario Sedda, affermò di trovarsi in un altro luogo il giorno dell’omicidio. Oltre al sessantenne altre tre persone vennero indagate, ma tutte si dimostrarono estranee ai fatti.

Dopo sei mesi dall’omicidio i RIS di Cagliari effettuarono un sopralluogo della zona del ritrovamento, sperando di dare una svolta al caso.

L’analisi dei RIS e lo stallo

Con la morte nel cuore cammino per le strade di questa città con la consapevolezza ovvia di ‘persone’ che sanno. Silenzio, omertà. Questa gente è fra noi, in mezzo a noi, come se nulla fosse successo […]

Eleonora Sedda nel suo profilo Facebook, 10 ottobre 2022

Dopo la visita dei RIS di Cagliari il 22 ottobre 2021 le indagini sull’Omicidio Sedda subirono uno stallo dal quale non si ripresero. Vani sono stati finora i tentativi della sorella Eleonora Sedda di riportare l’attenzione mediatica e degli inquirenti sul fratello ucciso.

Il primo tentativo fu una manifestazione organizzata il 1° aprile 2022, giorno dell’anniversario del ritrovamento del cadavere.

Rimasta sempre attiva affinché si faccia giustizia sulla morte di Mario, la famiglia ed in particolare la sorella Eleonora costantemente fanno pressione ai cittadini affinché chi sappia qualcosa dell’omicidio parli.

Al secondo anniversario i familiari e gli amici di Mario Sedda riaffermano la loro determinazione: «A Porto Torres girano ancora tranquilli i tuoi assassini. Ma noi non dimentichiamo»

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note


Greenpeace: caldo e mucillagini, mediterraneo soffoca

ROMA – Sempre più caldo e acido, con una proliferazione di mucillagini dall’Adriatico al Tirreno: il Mediterraneo soffoca e si presenta ogni estate con un malanno in più o più grave.

A rischio non solo l’ambiente ma anche la nostra sicurezza alimentare e il turismo.

A lanciare l’allarme rosso per il Mare Nostrum è Greenpeace in un inedito dossier dal titolo ‘Un mare d’inferno-il Mediterraneo e il cambiamento climatico che per la prima volta mette tutte insieme, nero su bianco, le emergenze documentate.

“Per il Mediterraneo finora abbiamo per così dire navigato per ‘spot’, cioè a seconda dei singoli allarmi. Ora invece – ha detto all’ANSA Alessandro Giannì responsabile campagne Greenpeace e curatore del dossier – abbiamo finalmente il quadro completo di quello che succede a tavola, nel turismo, nell’ambiente”. In particolare, scrive Greenpeace “il Mediterraneo è già cambiato e in peggio”.

Negli strati profondi del Mediterraneo é stato dimostrato un aumento annuo di temperatura dell’ordine di 0,004 gradi ma “più in superficie, e lungo le coste, l’ aumento delle temperature è di gran lunga maggiore.

L’aumento medio registrato nel Mediterraneo nord-occidentale è di un grado negli ultimi trenta anni, mentre l’ondata di calore del 2003 è stato l’evento più caldo registrato sott’acqua (oltre che su terraferma in Europa) degli ultimi 500 anni”.

Le conseguenze sono sulla pesca ma anche su specie di spugne, coralli (compreso il corallo rosso) e gorgonie. Altro fenomeno sempre più frequente le mucillagini sia in Adriatico che nel Tirreno: l’effetto soffocamento dei fondali può essere grave.

A RISCHIO ALTO ADRIATICO, SUD E TIRRENO DEL NORD

Kenneth J. Gill – Studenti in protesta (2022)

Alto Adriatico, mari del sud Italia (Sicilia, Puglia e Calabria), e Alto Tirreno (soprattutto Arcipelago Toscano e mar Ligure): queste le tre aree del mare italiano che registrano i cambiamenti climatici già in atto.

A scattare la fotografia dei rischi delle acque made in Italy il responsabile campagne di Greenpeace, Alessandro Giannì, curatore del dossier ‘Un mare d’inferno-il Mediterraneo e il cambiamento climatico, che raccoglie i documenti scientifici del fenomeno riscaldamento. Ecco in particolare le aree più sensibili in Italia:

ALTO ADRIATICO e DELTA DEL PO

È una delle aree più sensibili ai cambiamenti climatici perché è un’area particolare, è un mare chiuso e più sensibile sia alla temperatura in aumento che ai cambiamenti del livello del mare.

MARI MERIDIONALI

Le acque di Sicilia, Puglia e Calabria, per ragioni geografiche, sono colpite dal fenomeno delle specie ‘aliene’ quelle specie cioè che non fanno parte del nostro patrimonio nativo ma che, provenienti soprattutto dal Canale di Suez si, sono installate nei nostri mari e, favorite da condizioni climatiche.

ALTO TIRRENO E MAR LIGURE

Espansione di specie sempre più a nord come i barracuda (nel ’93 assenti dall’Isola d’Elba e ora presenti e con ciclo vitale) o il colorato donzella pavonia. Ma anche il luccio di mare, caratteristico in Sicilia, e oggi nel Mar Ligure dove era assente fino a 15 anni fa.

Per non parlare delle alghe come la Caulerpa racemosa, proveniente dalla Libia, che ha coperto gran parte dei fondali soprattutto dell’Arcipelago Toscano (40% dei fondali dell’isola di Montecristo) e a Livorno, presente anche a soli 30 centimetri di profondità, quindi anche nelle pozze di scogliera. Segnalazioni arrivano anche dalla Sicilia.

Per la Caulerpa taxifolia (l’alga killer, che negli anni ’90 ha fatto parlare molto di se’ e mangiatrice della Posidonia, la pianta che dà ossigeno al Mediterraneo), un enorme nucleo è presente tra l’Italia e la Francia (da dove è partita), un’altra piccola chiazza è presente a Livorno, poi altre chiazze all’Isola d’Elba e in Sicilia nel parco delle Egadi.

SANTUARIO DEI CETACEI

Il triangolo tra la Toscana, la Liguria, il Principato di Monaco e la Corsica sembra spopolarsi di balene e delfini che invece dovrebbero godere di questa ‘casa’ creata per loro.

“La diminuzione di cetacei nel Santuario – ha detto Giannì – sembra legata all’effetto clima ma, per ora, sono solo sospetti e non ci sono pubblicazione scientifiche in grado di dimostrarlo”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note

CEMENTO nelle coste: Legambiente, un reato ogni 500m di costa

Un reato ogni 500 metri di costa: in totale 14.544 spalmati sui 7.400 km di litorali nazionali.

E a far soffrire il mare italiano ci pensa soprattutto il cemento.

Questa la fotografia scattata dal dossier di Legambiente ‘Mare Monstrum 2009’ che racconta le storie dell’assalto alla linea di costa della penisola italiana, presentato a Roma per salutare la partenza della 24/a edizione di Goletta Verde, oggi in Friuli Venezia Giulia, da Grado.

I reati sono in aumento dell’1,6% rispetto al 2007 quando erano 14.315. Cresce anche il numero delle persone denunciate che da 15.756 passa a 16.012 mentre diminuiscono i sequestri che da 4.101 scendono a quota 4.049.

In cima alla classifica dell’illegalità costiera ci sono le regioni del sud

Con 2.776 infrazioni accertate dalle Forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto la Campania guida la classifica, seguono la Sicilia (2.286) e la Puglia (1.577).

Si registrano illeciti negli scarichi e nella depurazione: in calo del 5,5%, rimangono ancora molto elevati, con 1.810 infrazioni, 2.141 denunce e arresti (più 8,2%).

La Sardegna guida la classifica con 362 infrazioni. In aumento del 10,6% anche la pesca di frodo e quella illegale (da 5.189 a 5.741 reati) con “preoccupanti segnali di infiltrazioni mafiose” (199.896 chili di pesce sequestrato in Sicilia).

COSTE MANGIATE DA CEMENTO, PRIMO NEMICO


Il mare del Bel Paese viene mangiato dal cemento che è “il primo nemico delle coste italiane: dal calcestruzzo illegale o ‘legalizzato’ in Italia si “impasta senza sosta ai danni del mare”.

Questo il dato che emerge dal dossier di Legambiente ‘Mare Monstrum’, presentato a Roma in occasione della 24/a edizione di Goletta Verde, che conferma come il cemento sia “divoratore di litorali”.

Così, prosegue il rapporto, “tra villette, alberghi e porti turistici sono migliaia i nuovi edifici che ogni estate spuntano lungo le coste italiane”: soltanto nel 2009 a causa del mattone selvaggio si sono registrate 3.674 infrazioni, con 1.569 sequestri e 4.697 denunce.

Esempi di abusi sono quelli di Ischia, con 600 demolizioni da effettuare, e quello di Lampedusa, dove non esiste un piano regolatore. Mentre “l’assalto ai nuovi porti” deroga ai piani urbanistici per “un business da milioni di euro” ai danni delle coste.

“Abbattere diviene la parola d’ordine – dichiara Sebastiano Venneri, vicepresidente e responsabile mare di Legambiente – per vincere la guerra contro il cemento abusivo che nelle regioni del sud è diventato una vera e propria piaga”.

Legambiente ha stilato una top five degli ecomostri da abbattere: L’hotel di Alimuri a Vico Equense (Na), le palazzine di Lido Rossello a Realmonte (Ag), Palafitta a Falerna (Cz), il villaggio abusivo di Torre Mileto (Fg) e la “collina del disonore” a Pizzo Sella alle porte di Palermo.

DA LITORALE FLEGREO A CROTONE, LA LISTA DEI CATTIVI

C’è il litorale Domizio-Flegreo e la zona archeologica di Capo Colonna a Crotone: dalla Campania alla Calabria, dal Veneto all’Abruzzo e al Molise, poi Sicilia, Lazio, Toscana e Liguria.

Sono queste le bandiere nere 2009 assegnate da Legambiente ai “pirati” che hanno “danneggiato il mare e la costa”.

Ecco la lista dei ‘cattivi’ stilata da Legambiente:
Veneto

A ‘Volare Venezia’ per il progetto di villaggio turistico su palafitte nel Delta del Po, su scanno Palo, a Porto Tolle: 4-5 punti di ristoro, per la costruzione di un nuovo collegamento mobile a sud e un percorso sospeso sull’acqua verso circa 200 unità abitative poste su palafitte.

Abruzzo

Al comune di Francavilla per il resort sulla spiaggia, ora sotto sequestro della magistratura

Molise

Al comune di Termoli per la scelta di costruire un deposito ittico a ridosso delle mura medievali del borgo antico.

Calabria

Al sindaco di Crotone per il mancato abbattimento degli abusi nell’area archeologica di Capo Colonna, dove 35 manufatti abusivi permangono indisturbati, nonostante una sentenza della Cassazione dopo un iter giudiziario cominciato nel 1995.

Sicilia

Al comune di Palermo per il mancato abbattimento delle ville abusive costruite dalla mafia negli anni 70 a Pizzo Sella.

Campania

la bandiera viene assegnata per la terza volta a Regione, commissario di governo per le Acque, Arpa e diverse amministrazioni comunali e provinciali per la mancata depurazione delle acque del litorale Domizio-flegreo, per “l’ immobilismo e la pessima gestione degli impianti di depurazione campani.” Il cattivo funzionamento riguarda i cinque impianti di Cuma, Foce Regi Lagni, Acerra, Napoli nord e Caserta.

Lazio

Alla provincia di Latina e al sindaco di Sabaudia per le aggressioni al lago di Paola.

Toscana

Al comune di San Vincenzo per la speculazione edilizia nella tenuta di Ripigliano; – In Liguria alla ‘Porto di Imperia spa’ per aver realizzato uno degli approdi più grandi, con oltre 1000 posti barca, una mega speculazione con un danno pesante al territorio costiero e all’ambiente marino.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note


L’ambiente è in condizioni peggiori dell’economia: 16.928 specie a rischio

Con una dettagliata analisi della Lista rossa (Red List) delle specie minacciate, a ridosso del countdown 2010 fissato dai governi per ridurre la perdita della biodiversità, il rapporto ‘Wildlife in a changing world’ dell’Iucn parla chiaro: “l’obiettivo del 2010 non sarà raggiunto“.

La vita sulla Terra è in grave pericolo“, e “nonostante l’impegno dei leader del mondo a invertire la tendenza”, la crisi della natura è “peggiore della crisi economica“: è lo scenario descritto nel rapporto redatto dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (International union for conservation of nature).

I segnali sono evidenti e sotto gli occhi di tutti: oceani e mari senza pesci, la perdita di oltre un quarto delle barriere coralline, niente insetti impollinatori, cambiamenti climatici che “mangiano” ecosistemi e il 25% dei mammiferi sulla strada dell’estinzione.

Obiettivo 2010 – Per il vicedirettore del programma specie dell’Iucn, Jean-Christophe Vie:

È il momento di riconoscere che la natura è la più grande società di lavoro sulla Terra, a vantaggio del 100% di tutta l’umanità. I governi dovrebbero sforzarsi nel risparmiare la natura come nell’economia

Fino al 2010, dice il direttore generale della Red list dell’Iucn, Craig Hilton Taylor, “la comunità mondiale deve usare saggiamente questa relazione“, mentre per il presidente dell’Iucn species survival commission, Simon Stuart.

Se non affrontiamo le cause di insostenibilità del nostro Pianeta, i nobili obiettivi dei governi per ridurre il tasso di estinzione non contano nulla

Sos natura – La relazione, pubblicata ogni quattro anni, analizza 44.838 specie della Red list

Lo studio mostra che 869 specie sono estinte e come si arrivi a 1.159 aggiungendo le 290 specie a rischio di estinzione contrassegnate come probabilmente estinte.

Nel complesso, almeno 16.928 specie sono minacciate di estinzione.

Considerando che è stato analizzato solo il 2,7% degli 1,8 milioni di specie descritte, è “un numero che fornisce una sottostima, ma offre un utile quadro di ciò che sta succedendo a tutte le forme di vita sulla Terra“.

Oceani senza pesci e cambiamenti climatici – I cambiamenti climatici, in parte, contribuiscono alla perdita di habitat ‘mangiando’ le caratteristiche principali dei diversi ecosistemi.

Con una quota significativa di specie che non sono attualmente minacciate di estinzione ma che sono sensibili ai cambiamenti climatici

Questo include il 30% di uccelli non minacciati, il 51% di coralli non minacciati e il 41% dei non-anfibi minacciati. Viene segnalato anche un rapido declino per i coralli.

Secondo la relazione in Europa, per esempio, il 38% di tutti i pesci sono minacciati e il 28% in Africa orientale.

Negli oceani, il quadro è altrettanto “desolante”: una vasta gamma di specie marine stanno vivendo “una potenziale irreversibile perdita” dovuta a pesca eccessiva, cambiamenti climatici, specie invasive, sviluppo costiero e inquinamento.

Almeno il 17% delle 1.045 specie di squali, il 12,4% di cernie e 6 tartarughe marine su 7 sono minacciate di estinzione.

Il 27% delle 845 specie di coralli sono a rischio, il 20% è minacciato da vicino e per il 17% deve esser valutato.

A rischio il 25% dei mammiferi – La relazione dell’Iucn mostra come quasi un terzo degli anfibi, più di uno su otto, siano uccelli e quasi un quarto dei mammiferi sono minacciati di estinzione.

La distruzione degli habitat, attraverso agricoltura, disboscamento e sviluppo, sono la principale causa.

Per i mammiferi, è insostenibile la caccia, che è la minaccia più grave dopo la perdita di habitat. Questo, sta avendo un grande impatto in Asia, dove la deforestazione ha un tasso molto rapido.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note

  • Foto di copertina File (Wikimedia Commons)
  • Articolo pubblicato nel 2009
  • Grafica copertina ©RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Fonte: NOTIZIE.TISCALI.IT

Allarme siccità in Somalia: La situazione oggi

SOMALIA: Al 6 giugno 2023 in Somalia si parla di tre milioni di sfollati per la siccità estrema e ben 250mila a causa della recente alluvione. Si tratta di persone rimaste senza casa e costrette ad abbandonare tutto quello che avevano, causando una delle crisi umanitarie dalle più ampie proporzioni al mondo.



Le migrazioni somale si stanno riversando per lo più nei Paesi vicini come il Kenya, lo Yemen e l’Etiopia.

Le Nazioni Unite descrivono la situazione in cui riversa la Somalia come una delle più gravi crisi umanitarie al mondo. Sono infatti più di 8.5 milioni le persone che necessitano di assistenza e aiuti urgenti.

La siccità e l’alluvione del 9 maggio

Il 9 maggio 2023 il fiume Uebi Scebeli, che nasce nell’Acrocoro Etiopico e scende fino ad avvicinarsi a Mogadiscio, ha straripato nella città di Belet Uen rompendo del tutto gli argini. Il fiume ha spazzato via case, raccolti e bestiame – rendendo inagibile qualunque struttura.

A causare l’esondazione è stata una violenta e inarrestabile pioggia che, pur collocandosi nella stagione delle piogge, sembra essere stata di una violenza senza precedenti.

Nell’ultimo periodo in Somalia la forza degli eventi naturali legate al cambiamento climatico hanno portato prima ad una lunghissima siccità e poi, nei giorni scorsi, a enormi quantità di acqua che hanno reso la situazione incontrollabile.

L’ alluvione infatti giunge al culmine di una gravissima siccità che stava facendo sprofondare la popolazione somala nella carestia. Il Paese del Corno d’Africa versava infatti nella più grave siccità degli ultimi quarant’anni.

Quello che apparentemente può sembrare un ossimoro, ovvero l’accostarsi di siccità e alluvioni dimostra in realtà, come spiegato dagli esperti, che queste altro non sono che due facce della stessa medaglia inserite in quella che è una relazione fisiologica di due fenomeni estremi.

La crisi climatica in Somalia ha portato gravissime conseguenze: mortalità del bestiame, scarso accesso alle risorse idriche, sicurezza alimentare, crescita esponenziale della povertà, enormi flussi migratori, sono solo alcune delle facce della medaglia del climate change sul Paese del Corno d’Africa che resta così sempre più vincolato alla dipendenza degli aiuti internazionali.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note

  • Fonte & Approfondimenti: Articolo Davide Nirta su www.geopolitica.info

Volontari a Sassari. Si rinnova l’iniziativa «Nonna e Nonno Vigili»

SASSARI: Rinnovata l’iniziativa per volontari “Nonno e Nonna vigile” rivolta ai residenti nel territorio di Sassari tra i 50 e gli 80 anni di età. Per candidarsi è necessario contattare il Comando di Polizia locale cittadino.

Anche quest’anno la città di Sassari rinnova il patrocinio per una delle iniziative di volontariato di maggiore successo degli ultimi anni. I volontari selezionati collaboreranno attivamente con la Polizia locale principalmente per ridurre al minimo i pericoli durante l’entrata e l’uscita dalle scuole.

Si tratta infatti di un’iniziativa di sicurezza, vicinanza e solidarietà. La prima edizione partì con 4 volontari il 14 maggio 2016 ai tempi dell’Amministrazione di Nicola Sanna per controllare gli accessi alle scuole cittadine. Fin da subito si è rivelato un progetto di buon successo, che faceva dei suoi punti cardine i concetti di cittadinanza attiva ed inclusione sociale.

Volontari per Nonna e Nonno Vigili nel 2024

Il servizio di “nonna e nonno vigile” si caratterizza da un’attività volontaria prestata senza alcuna retribuzione, senza vincolo di subordinazione gerarchica e senza costituzione di un rapporto di pubblico impiego. La durata dell’incarico è annuale.

Le nonne e i nonni vigili controlleranno scuole, parchi, giardini ed aree verdi comunali generalmente frequentati da bambini, contribuendo così ad una maggiore presenza nei luoghi più soggetti a rischio. Una presenza così capillare nel territorio permetterà un intervento ancora più tempestivo dell’Amministrazione comunale per risolvere eventuali problemi.

Per essere considerati idonei all’incarico “nonna e nonno vigile” i volontari disponibili, di entrambi i sessi, devono essere residenti nel Comune di Sassari, avere un’età compresa tra i 50 e 80 anni, essere in possesso di un certificato di idoneità fisica specifica, godere dei diritti civili e politici e non essere stati condannati con sentenza passata in giudicato per delitti non colposi commessi mediante violenza contro persone e/o il patrimonio.

Sono inoltre considerati titoli preferenziali:

  1. L’aver prestato la propria attività lavorativa presso servizi o corpi di Polizia municipale ovvero forze di Polizia statali e/o Forze armate;
  2. Aver già svolto servizi analoghi.

I volontari per potersi candidare devono contattare, entro il 31 dicembre 2024, direttamente il Comando di Polizia locale in via Carlo Felice 8 o telematicamente tramite pec all’indirizzo protocollo@pec.comune.sassari.it . Per informazioni, oltre a quelle presenti nel bando, è possibile chiamare lo (079) 2791 33157 o scrivere a poliziamunicipale@comune.sassari.it.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Job Day Sardegna, concluso il tour a Cagliari

CAGLIARI: La Regione Sardegna annuncia la conclusione a Cagliari del tour dei Job Day 2024.

La Fiera della Sardegna, inaugurata a Sassari l’8 febbraio e terminata a Cagliari il 27 marzo 2024, è stata soprattutto nella sua data conclusiva teatro di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.

L’iniziativa nasce per contribuire a sanare il problema del lavoro nell’isola: secondo la Regione infatti, il tasso di disoccupazione in Sardegna del primo trimestre 2023 era del 12,2%, in lieve discesa rispetto all’anno prima.

Cagliari Job Day 2024: i dati in breve

«32 mila candidature, 8.100 colloqui programmati, 350 imprese partecipanti, 1.200 annunci pubblicati per 7.000 posizioni di lavoro. Questi i numeri di Cagliari che testimoniamo la concretezza di questi eventi», ha affermato Maika Aversano, direttrice generale dell’Aspal.

Nell’ultima tappa sono stati presenti in Fiera sia tanti giovani delle scuole superiori di Cagliari che dei diversi comuni del vasto ambito territoriale.

I partecipanti hanno potuto avere informazioni sulle offerte della pubblica amministrazione e sui percorsi formativi, passando da quelli accademici delle Università di Cagliari e Sassari, alla formazione più breve e mirata degli ITS, finendo a quella delle Agenzie formative.

In città sono stati 10 i centri per l’impiego protagonisti della due giorni che hanno svolto una preziosa attività di lavoro, informazione e consulenza: Senorbì, Sanluri, Iglesias, Carbonia, Assemini, San Gavino Monreale, Isili, Muravera, Quartu Sant’Elena e Cagliari.

Il sud Sardegna è un territorio ampio e caratterizzato da diverse specificità. Si passa dalla realtà tipicamente urbana, turistica e commerciale di Cagliari e Quartu, a quella agricola del Medio Campidano, al turismo legato all’archeologia mineraria di Carbonia e Iglesias, al distretto industriale di Assemini, alle quali si aggiungono infine le professioni emergenti degli ultimi anni collegate all’economia digitale ed all’economia sostenibile.

Nella giornata conclusiva si sono tenuti seminari e laboratori per la ricerca di lavoro. A ravvivare l’evento ci hanno pensato i convegni Eures, finalizzati per la ricerca di opportunità lavorative all’estero, OrientaMenti, sugli indirizzamenti post diploma, Aspal4Future – Il viaggio nel mondo dell’innovazione e Direzione Cambiamento, con le testimonianze di chi ha fatto della sua passione il suo lavoro.

Durante la giornata ha colpito la prestazione di Andrea Muzii, campione mondiale di memoria, che ha affascinato i ragazzi con la sua tecnica mnemonica appresa quando era uno studente e che ora è diventata il suo strumento di lavoro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Porto Torres, autodifesa per le donne: Ripresi i corsi gratuiti

PORTO TORRES: Dalla data del 28 marzo 2024 sono aperte le iscrizioni per il corso gratuito a numero chiuso di autodifesa per sole donne, finanziato interamente dal Comune di Porto Torres. I corsi saranno erogati dal Maestro Paolo Algisi e l’iscrizione è effettuabile chiamando il (+39) 392 233 9517 .

Si rinnova anche quest’anno il corso gratuito di autodifesa per sole donne organizzato dal club sportivo locale C.S.K.S. Masatoshi Nakayama, dal 1982 gestito dal pluripremiato artista marziale e preparatore atletico Paolo Algisi. Le edizioni del corso si svolgono con cadenza regolare ed a numero chiuso dal 2008 e sono completamente gratuite per le partecipanti, poiché completamente finanziate da enti terze. Per quest’anno il ciclo di allenamenti, riservato per un numero massimo di 75 partecipanti, sarà completamente finanziato dal Comune di Porto Torres tramite apposito bando.

Corso autodifesa per sole donne: L’edizione del 2024

Locandina ufficiale

L’obiettivo formativo del ciclo di lezioni è quello di fornire le basi minime di autodifesa e tecniche di prevenzione a tutte quelle donne completamente prive di nozioni pratiche al riguardo. Il corso sarà gestito direttamente dal Maestro Paolo Algisi con l’aiuto dei suoi collaboratori più fidati, garantendo quindi la massima serenità e riservatezza delle partecipanti.

Lo stesso Paolo Algisi, che da poco ha festeggiato i quarant’anni di attività sportiva con relativo encomio da parte del Sindaco Massimo Mulas e della Vicesindaca Simona Fois, si riserverà personalmente di esporre nei dettagli le attività in programma e di ascoltare le eventuali necessità delle singole candidate tramite un apposito colloquio telefonico effettuabile chiamando il (+39) 392 233 9517 (il numero è aperto anche per le conversazioni Whatsapp).

Il corso è particolarmente indicato per tutte quelle donne, di qualsiasi età e preparazione atletica pregressa, che vivono in ambienti ad alto rischio di violenza di genere o si trovano per qualsiasi motivazione, sia lavorativa che non, esposte a situazioni pericolose per la propria incolumità.

La violenza di genere è un problema drammaticamente reale in Italia. Secondo il servizio analisi criminale del Ministero dell’Interno, nel 2023 sono 109 le donne rimaste coinvolte, con esiti fatali, da aggressioni perpetrate direttamente all’interno del nucleo familiare o da parte di partner ed ex partner.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Omofobia: L’Uganda verso lievi modifiche alla legge anti-Lgbtq

UGANDA: Dopo circa un anno dalla promulgazione di una delle leggi più dure e repressive contro i diritti delle persone Lgbtq, l’Uganda attenua senza fare passi indietro alcune sue disposizioni di legge.

Africa Rivista, dal 1922 una delle maggiori testate italiane specializzate sul continente africano, fa sapere con un articolo che il governo ugandese ha annullato alcune disposizioni ritenute “In contrasto con alcuni diritti umani fondamentali”. Le disposizioni contestate rientravano nella più ampia legge promulgata a maggio 2023 nota come legge anti-omosessualità.

La Corte costituzionale dell’Uganda fa sapere tramite la persona di Richard Buteera che, nonostante non intenda abrogare completamente la legge in questione, ha comunque preferito annullare alcuni passaggi che secondo i giudici erano “Incompatibili con il diritto alla salute, alla privacy e alla libertà di religione”.

In particolare secondo la legge i cittadini ugandesi avevano l’obbligo di denunciare chiunque fosse anche solo sospettato di esercitare atti omosessuali. Per la corte suprema però questo viola i diritti individuali.

La legge anti-omosessualità in Uganda del 2023


Leggi anche: Uganda, la Corte costituzionale conferma la legge anti-omosessualità (Africa Rivista)


A maggio 2023 la Corte Costituzionale dell’Uganda aveva convalidato la nuova legge contro l’omosessualità che introduceva nel codice penale ugandese gravi e pesanti forme di repressione contro le persone Lgbtq.

L’entrata in vigoria della legge, che fin da subito aveva scatenato forti polemiche sia dentro che fuori il continente africano, aveva smobilitato attivisti per i diritti umani da tutto il mondo, preoccupati per la palese violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e l’istituzionalizzazione della discriminazione.

Sebbene l’Africa sia un continente di stampo conservatore dove l’accettazione di determinate minoranze risulta ancora molto difficile, la nuova legge in Uganda risulta particolarmente brutale, introducendo la pena di morte per alcuni atti di omosessualità.

L’impatto della legge sul paese africano

Secondo il Fondo monetario internazionale la legge approvata nel 2023 “Potrebbe avere un impatto negativo sugli investimenti esteri, sui prestiti e sulle sovvenzioni, così come sul turismo”. Sempre secondo l’Ente, “L’approvazione della legge ha causato reazioni negative tra i partner di sviluppo e i donatori, complicando il panorama dei finanziamenti”

©RIPRODUZIONE RISERVATA