Sab. Apr 19th, 2025

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Visita al carcere di Uta, celle roventi e senza aria

UTA (CA): Nuova ispezione al carcere di Uta. Una delegazione di Sardegna Radicale, Radicali Venezia, Nessuno Tocchi Caino e Cellula Coscioni Sardegna ha visitato la Casa Circondariale di Uta “Ettore Scalas“ accompagnando la deputata Francesca Ghirra (AVS).

L’emergenza carceraria in Sardegna assume toni più chiari. Nel carcere di Uta su 571 posti sono incarcerati 696 detenuti. Solo nell’ultimo periodo nella casa circondariale si sono consumati 2 suicidi e svariati episodi di violenza ed autolesionismo. Appena dopo la visita un detenuto si è tagliato le vene, poiché non era riuscito a parlare con la delegazione.

Il 68% dei detenuti soffre di problemi psichiatrici e/o dipendenza da sostanze, e l’assistenza medica è marginale. Nella sezione del transito celle affollate ed invivibili con persone che sono costrette a soggiornarvi anche se, a causa della buona condotta, potrebbero essere trasferiti altrove.

Per questioni di spazio, alcuni detenuti sono costretti a risiedere nel reparto di alta sicurezza, subendo quindi restrizioni non necessarie alla loro detenzione. Il personale carcerario, nella sua interezza, è gravemente sottorganico, rendendo la vita difficile e pericolosa anche per i dipendenti della struttura.

Condizioni igienico-sanitarie inumane

Nelle celle di isolamento la scarsa aerazione e coibentazione dell’edificio porta le celle ad essere, in piena estate, roventi ed inospitali. La scarsa igiene degli spazi, con sporcizia e rifiuti biologici sui pavimenti, porta l’aria ad essere fetida e stagnate. In aggiunta alle scarse condizioni igieniche, la scarsa illuminazione contribuisce a creare un ambiente psicologicamente lugubre e deleterio.

Sardegna Radicale segnala che «un detenuto ci ha detto che avevano aperto le finestre solo perché stavamo passando noi».

Assistenza medica insufficiente

Da tempo non è più presente un direttore sanitario, ma solo una sua sostituta ad interim. Il servizio del 118 funziona solo a mezza giornata, e nel personale sanitario mancano numerose figure specialistiche. Il reparto SAI ospita svariate persone con patologie mediche gravi. Un detenuto, entrato in coma dopo un ictus, è stato portato in ospedale solo dopo la visita della delegazione. La farmacia centrale rifornisce il carcere con estremo ritardo, con detenuti che aspettano le proprie terapie anche per settimane. Nonostante la forte presenza di disabili, non esistono celle a norma per questo tipo di detenuti.

Il grido di allarme dei detenuti non ha lo scopo di chiedere privilegi, ma di garantire loro il minimo di dignità dovuta ad un essere umano.

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Disabili in celle non a norma nel carcere di Uta

Per il garante regionale delle persone private della libertà Irene Testa, i prigionieri con disabilità della Casa Circondariale di Cagliari-Uta, distante dal capoluogo di regione 23 chilometri, vivono situazioni «di grave disagio». La scoperta nasce a seguito della sua recente visita al complesso gestito dal Ministero della Giustizia. Sempre nel carcere di Uta ad aprile un detenuto si era impiccato nella propria cella. Oltre a questo, nel carcere di Cagliari-Uta non sono infrequenti episodi di instabilità.

In tutto il carcere sono circa 655 detenuti costretti a vivere in una situazione di sovraffollamento e grave disagio. La massiccia presenza di barriere architettoniche nelle celle rende la vita quotidiana dei detenuti con disabilità impossibile. La salute fisica e mentale dei detenuti di Uta viene costantemente messa a rischio da queste condizioni inumane e degradanti. Nonostante la maggior parte degli ospiti sia affetta da gravi patologie psichiatriche, nella struttura è presente un solo psichiatra.

«In una sola sezione ben cinque detenuti affrontano gravi invalidità: quattro costretti su sedie a rotelle e uno sulle stampelle. L’unica cella predisposta per la disabilità è insufficiente a soddisfare le esigenze di tutti, costringendo gli altri detenuti a vivere in condizioni di illegalità e a fare affidamento sui compagni di cella per le attività quotidiane più basilari.» afferma Irene Testa.

Altro fattore che aggiunge un ulteriore stato di emergenza fra i detenuti di Uta è il concreto pericolo dell’azzeramento del servizio 118.

Nella sua relazione Irene Testa conclude «Chiedo con urgenza un intervento immediato da parte delle autorità competenti per garantire il pieno diritto alla salute che deve essere garantito a tutti. Chiedo che si mettano a norma le celle per i disabili. Che si fornisca all’istituto nell’immediato il personale sanitario adeguato per gestire un trattamento dignitoso e adeguato a tutti i detenuti con disabilità fisiche e psichiche».

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Appello a Cagliari: «Più diritto allo studio per i carcerati»

Nuovo appello dell’Associazione Tonino Pascali – Sardegna Radicale a Cagliari. La chiamata, questa volta, é per il diritto allo studio dei carcerati in Sardegna, che avviene dopo le recenti visite alle carceri della zona.

A Cagliari il diritto allo studio dovrebbe essere universale. Una call to action quindi ora rivolta alle associazioni studentesche cagliaritane, tramite un comunicato stampa via social. Dopo le diverse visite nelle case circondariali del sud Sardegna, grazie alle quali sono state appurate le condizioni di detenzione problematiche, il crescente sovraffollamento e la mancanza di tutele sia per i detenuti che per lo stesso personale carcerario, vengono adesso puntati i riflettori su una nuova tematica: Il (calpestato) diritto allo studio dei detenuti.

copertina comunicato stampa sociale di Sardegna Radicale
Frontespizio del comunicato social

Sardegna Radicale invita pertanto le associazioni universitarie a sviluppare maggiore sensibilità al tema e partecipare alle prossime visite in programma, per toccare con mano la realtà carceraria e contribuire a trovare insieme soluzioni concrete. Il diritto allo studio, a Cagliari e in Sardegna, viene costantemente messo a dura prova, sia fuori che dentro le mura carcerarie.



La popolazione detenuta, secondo i dati raccolti sul campo, riscontra «non poche difficoltà» ad accedere ai corsi universitari, che garantirebbero una maggiore possibilità di trovare un impiego stabile e una maggiore probabilità di reinserimento. Il concetto di riabilitazione e reinserimento tramite la cultura verrebbe pertanto a mancare. «Il diritto allo studio» – conclude il comunicato – «oltre a non avere colore politico, tocca tutti gli ambiti della società».

Le visite fatte nel 2024 da Sardegna Radicale assieme all’Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino e Unione delle Camere Penali Italiane non sono ancora terminate. Con questo comunicato gli attivisti, indirettamente, fanno sapere il loro intento a proseguirle anche per il 2025.

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Antemurale di Porto Torres: le opposizioni chiedono chiarimenti

I lavori per la grande opera dell’antemurale del porto di Porto Torres, nonostante la consegna dei lavori del 4 luglio 2024, rischiano di non essere mai realizzati. I lavori, in discussione da più di dieci anni, avevano un valore iniziale stimato di 29,2 milioni di euro portati poi a 34 milioni. Per la società che ha in carico i lavori però sono ora da ricalcolare a rialzo.

Progetti del 2004 nei quali già si parlava di un avamporto protetto da un antemurale (fonte Liceo scientifico Porto Torres)

Gli entusiasmi che si sono accesi nel corso degli anni per lo sviluppo di Porto Torres potrebbero venire traditi. Dopo la consegna dei lavori, dell’inizio dei cantieri neanche una traccia. Questo perché la società aggiudicataria, la Sales Spa, rischia di non ottenere i fondi necessari per l’opera, stimati ora a circa 68 milioni di euro.

La politica locale adesso vuole risposte chiare. La minoranza consiliare di Porto Torres, formata da Bastianino Spanu, Costantino Ligas, Quirico Bruzzi, Ivan Cermelli e Michele Bassu chiede un’audizione in commissione congiunta con la Port Autority. L’ordine del giorno sarebbe fare il punto della situazione sul futuro dell’infrastruttura portuale di Porto Torres.

Il rischio, subodorato dai consiglieri, è quello che la richiesta di revisione prezzi potrebbe non essere accettata dagli uffici preposti. Questo di conseguenza potrebbe portare alla rescissione del contratto di appalto. Uno scenario del genere renderebbe questo lunghissimo iter di realizzazione dell’opera un nulla di fatto. Da anni infatti le innumerevoli prescrizioni e la burocrazia ha bloccato i lavori per il prolungamento del porto, causandone l’aumento dei costi. Negli ultimi cinque anni poi le innumerevoli false partenze dichiarate alla stampa hanno causato molta confusione.

L’opera in questione è di importanza critica per l’intera area metropolitana. Una mancata realizzazione porterebbe lo scalo turritano, il più grande del nord ovest ed uno dei tre maggiori porti della Sardegna, a perdere notevolmente nel lungo termine la competitività sul comparto crocieristico, commerciale e merci, con conseguenze disastrose sulla già fragile economia locale.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Tre anni di guerra in Ucraina. Evento di dibattito online

Il 24 febbraio 2025 ricorreranno tre anni di guerra in Ucraina. È previsto, per lunedì 17 febbraio 2025 alle ore 19:00, un appuntamento sulla piattaforma Google Meet per parlare dell’evoluzione del conflitto in Ucraina dall’inizio fino a ora e delle misure dell’Unione Europea a sostegno dell’Ucraina.

Verranno inoltre discusse le possibili implicazioni geopolitiche del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. L’evento è organizzato dalla Gioventù Federalista Europea italiana (GFE).

Locandina dell’evento.

Il dibattito prevede la partecipazione di Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, e di Federico Castiglioni, ricercatore presso Istituto Affari Internazionali (IAI).

Vincenzo Camporini al 43° Seminario di Ventotene (Foto Pitzoi Arcadu)

Sarà possibile collegarsi seguendo il link nella Bio del canale Instagram ufficiale di GFE Italia.

(in copertina immagine di repertorio Matti Karstedt)

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La città di Porto Torres fra mare e storia

Porto Torres con i suoi 20 mila abitanti non è tra le più grandi delle città, tuttavia nel contesto sardo risulta fra i comuni più popolosi della regione1Secondo l’ISTAT al 01/01/2024 risulta il 13° comune per popolazione.

Borgo antichissimo e città costiera spesso dimenticata e trascurata, Il suo patrimonio storico ed ambientale meriterebbe la soppressione di questo trend ingiusto.


Porto Torres: accenni di storia ⌚️

Nata ufficialmente circa duemila anni fa come colonia romana in Sardegna, divenne ben presto la città più prestigiosa dell’isola adornata da impianti termali e ville di lusso.

Dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente, una dominazione Vandala prima e Bizantina poi, Porto Torres (all’epoca semplicemente Torres) divenne capitale de iure del neonato Giudicato di Torres.

Non fu vera e propria capitale: Questo fu perché il nuovo stato aveva una corte itinerante che prediligeva come sedi principalmente la più piccola e ben difendibile città di Ardara e la più grande e fiorente Sassari.

In questo periodo la città di Torres infatti era considerata una meta squallida e pericolosa sia per la minaccia della malaria (endemica nelle zone costiere) che per le frequenti incursioni dei pirati barbareschi. La città in questi secoli era caduta già da tempo in uno squallore molto profondo che la segnò nei secoli avvenire. Amministrativamente parlando, da città di riferimento della subregione divenne una semplice borgata portuale totalmente dipendente da Sassari.

Dopo una parentesi di circa cinquant’anni dentro il cosiddetto libero comune di Sassari, Porto Torres divenne nel 1323 parte della Corona di Aragona per quasi quattrocento anni. Nel 1720 infine l’intera Sardegna passò sotto Casa Savoia ed è lì che inizia la storia contemporanea del comune di Porto Torres.

La storia moderna di Porto Torres inizia solo l’11 giugno 1842

Grazie ai Savoia infatti Porto Torres, fino a quel momento considerata borgata portuale di Sassari, l’11 giugno 1842 divenne comune autonomo (per il riconoscimento effettivo dello status di città si dovrà aspettare al 1960).

Ma veniamo agli ultimi anni. Nella prima metà del secolo scorso il porto di Porto Torres venne utilizzato come testa di ponte fra il continente italiano e le colonie del nord Africa. Ciò gli costò svariati bombardamenti a partire dal 1943.

Punto cardine dell’economia turritana in tempi recenti è stata l’industria pesante. Essa, esistente dai primi del Novecento, ebbe il suo massimo splendore nel 1963 ed iniziò il suo declino già nel 1981, toccando il suo minimo storico nel 2009: da allora il settore principale dell’economia è quello del turismo.


Cosa vedere a Porto Torres 🔎

Turismo verde

Il cristallino litorale di Balai ed Il parco nazionale dell’Asinara sono due capisaldi di questo settore. Se la località di Balai è facilmente raggiungibile e godibile, per il parco dell’Asinara è necessario usufruire del servizio traghetto a pagamento.

Turismo religioso

Sede del Martirio di san Gavino, san Proto e san Gianuario, il patrimonio religioso di Porto Torres si basa prevalentemente su questa tematica.

Di gran pregio architettonico è la Basilica di San Gavino, edificata nel 1080 in pieno Giudicato di Torres. Piccole e suggestive sono le chiesette di san Gavino a mare e santu Bainzu ischabizzaddu, poste entrambe sul litorale di Balai.

Turismo culturale

Architetture civili e militari di varie epoche e svariati musei caratterizzano il patrimonio storico della città.

In questo campo a fare da apri-fila si trova la Torre aragonese del porto. Il vecchio carcere dell’Asinara è altrettanto significativo. I maggiori musei sono il Museo del porto e l’Antiquarium turritano.

Il parco archeologico Turris Libisonis risulta di grande interesse, così come il vicino ponte romano. In pieno centro urbano, in via Libio 53, è visitabile un complesso ipogeico di grande fascino che attira l’attenzione di turisti e studiosi di archeologia.

Per gli appassionati potrebbero essere interessanti, seppur lasciate in totale abbandono e disposte all’interno di proprietà private e di conseguenza difficilmente raggiungibili, le vecchie linee di capisaldi della seconda guerra mondiale.

Anche se si sconsiglia fortemente, é diffusa nel sottobosco dell’urbex anche la visita alle vecchie industrie pesanti ormai abbandonate. Quest’ultima attività non é per tutti, dato che si tratta sostanzialmente di entrare in edifici altamente pericolanti e tappezzati di Eternit, talvolta anche occupati da cani randagi. Se siete interessati accontentatevi delle numerose foto reperibili online!

Turismo balneare

Le spiagge e le coste rocciose del litorale sono meta fissa di bagnanti. Il succitato litorale di Balai offre acque cristalline e sabbia finissima. A differenza della vicina località di Platamona, il litorale di Balai si caratterizza da una serie di piccole spiaggette nascoste in mezzo ad alte ed imponenti scogliere.

Le numerose calette nascoste fra gli scogli offrono pace e riservatezza nei periodi meno gettonati della stagione turistica. Tutte le spiagge del territorio sono ad ingresso libero e gratuito.

Da evitare le spiagge nei pressi della zona industriale che, sebbene molto tranquille e poste di fronte all’isola dell’Asinara, sono state dichiarate non adatte alla balneazione. Unica eccezione quella di Fiume Santo, dichiarata balneabile dopo molti anni di interdizione.


Vantaggi ✅

  • Località turistica non inflazionata facilmente raggiungibile con qualsiasi mezzo;
  • Vicinanza con località turistiche suggestive quali Alghero, Stintino e Castelsardo;
  • Località sostanzialmente economica.

Svantaggi ❌

  • Scarsità di posti letto e servizio alberghiero poco sviluppato;
  • Il settore turistico è in fase di sviluppo: possibilità di disservizi nei confronti del turista.

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Bluesky, 2 settimane sul social network che sfida i colossi

Ci troviamo già da due settimane su Bluesky, il nuovo social network che, dopo aver cannibalizzato la fanbase di X, ora sfida Threads. Ancora molto ridotta (ma in costante crescita) la community italiana, mentre già consolidate per casi fortuiti altre realtà nazionali come quella brasiliana.

Bluesky si presenta come un social network già visto, ma diverso dal solito. La veste grafica è del tutto simile a quella di Twitter dei vecchi tempi. La sua gestione, invece, non è in mano né ad una multinazionale o tanto meno al miliardario annoiato di turno, ma è volontariamente decentralizzata. Non ha pubblicità, ed il feed può essere modellato a piacimento dall’utente, senza quindi nessun algoritmo che ti impone cosa possa piacerti.

Aspetto di un profilo personale visto da smartphone

Un’idea non proprio originale, ma che funziona. L’idea di un social network decentralizzato nacque infatti anni fa, grazie ad un progetto finanziato proprio dall’ex-Twitter nel 2019. È diventato poi un progetto indipendente nel 2021, poco prima del subentro di Elon Musk dentro il colosso blu un tempo molto in voga ma adesso in rapido declino.

Dopo i primi anni di open beta, caratterizzati da un’iscrizione possibile solo su invito, ora Bluesky social, con la sua nuova farfallina azzurra come logo (che ricorda tristemente quella di MSN), brucia le tappe superando in tempi record 10 milioni di utenti attivi. Questo, come già detto, è stato principalmente per pura fortuna, a causa di manovre di mercato infelici di altri suoi competitor.

Bluesky ora gode di una buona fama e la sua utenza è destinata a crescere. L’iscrizione è gratuita ed i nuovi utenti italofoni hanno l’opportunità di essere i pionieri della sempre più folta community italiana. Attualmente il principale difetto sono ancora i pochi utenti ed una conseguente sensazione di echo-chamber, ma niente di irrimediabile.

Cosa gli sviluppatori riservano per il futuro è ancora molto cangiante. Sta di fatto che Bluesky social offre un buon connubio fra una ventata di aria fresca ed una ricetta già vista e ben collaudata che dona un senso di familiarità e sicurezza. Personalmente io non impazzisco per lo strapotere delle big company nel mondo social. Per chi ha un pensiero simile potrebbe dare un’occasione a questa nuova piattaforma.

*contenuto non sponsorizzato

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Tensioni in Somalia per la riforma costituzionale

SOMALIA:  Le recenti riforme alla costituzione somala hanno causato l’inasprirsi delle tensioni nella già fragile situazione politica del paese. Lo stato autonomo del Puntland in risposta a queste manovre ha rifiutato di riconoscere le modifiche alla costituzione somala e si è ritirato dal sistema federale.

La testata italiana Africa Rivista, citando le fonti locali di Hiiraan.com, riporta l’acuirsi di nuove tensioni nel paese del corno d’Africa, che dall’ormai lontana caduta di Siad Barre non è mai più riuscito a ritrovare una stabilità sociale e geopolitica duratura.


Leggi anche: Somalia: modifica della costituzione, ma il Puntland non ci sta (Africa Rivista)


Le nuove riforme della costituzione somala

Nei giorni scorsi il Parlamento somalo ha approvato quasi all’unanimità una profonda riforma della costituzione vigente approvata inizialmente nel 2012. Le nuove riforme alla costituzione somala portano il paese di stampo federale ad un sistema di gestione del potere più centralizzato. Il nuovo assetto della costituzione somala garantisce infatti un maggiore controllo del potere al Presidente federale a discapito dei singoli governi e dei maggiori clan tribali.

Questo nuovo riassetto del potere ha allertato le autorità del Puntland. Secondo Mohamud Aidid Dirir, ministro dell’Informazione del Puntland, queste modifiche rischiano di aggravare ulteriormente la situazione di violenza nel paese. Sempre secondo il ministro questa manovra è frutto di un comportamento scorretto del Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. Secondo lui quest’ultimo userebbe il parlamento federale come strumento per «portare l’autorità nelle sue mani».

In un’intervista rilasciata al Guardian lo stesso Mohamud Aidid Dirir contestualizza meglio le sue preoccupazioni per la nuova costituzione somala affermando: «Siamo un Paese fragile che si sta ancora riprendendo da una guerra civile, che non ha una politica stabile. Se il potere si concentrasse nelle mani di una sola persona, si correrebbe il rischio di ritornare alla guerra civile. Abbiamo sempre avvertito che ciò potrebbe accadere».

La reazione del Puntland

A causa di queste modifiche il Puntland, che accusa in aggiunta che il governo centrale lo ha ostacolato nel momento in cui ha cercato di partecipare alle consultazioni, ha detto che per questa ragione non riconoscerà i cambiamenti. In conclusione il Ministro Dirir afferma: «Non dichiareremo l’indipendenza, ma il Puntland resterà da solo finché non verrà consultato».

Il Puntland è uno dei cinque stati federali della Somalia. È stato istituito come entità autonoma e separata nel 1998 ed è l’amministrazione regionale più potente del Paese. Le relazioni fra il governo centrale somalo ed il Puntland sono caratterizzate dal susseguirsi di tensioni diplomatiche e spinte secessioniste con conseguente paralisi nello sviluppo dell’area.

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Terapie assistite da sostanze psichedeliche, ora la raccolta firme

Partirà il 14 gennaio 2025 la raccolta firme, capitanata da Psychedelicare.eu, per chiedere alla Commissione europea di esprimersi sulle terapie assistite da sostanze psichedeliche (TAP). Obiettivo della campagna è la raccolta di un milione di firme in tutta l’Unione Europea (almeno 7 stati membri) in non oltre 12 mesi. La raccolta firme avverrà sullo stesso sito della Commissione europea.

In Italia lo fa sapere l’Associazione Luca Coscioni (partner di PsychedeliCare) tramite il suo portale legalizziamo.it. «Contribuiremo dall’Italia insieme ad altre realtà» – afferma l’associazione dai suoi canali social – «alla raccolta firme sul sito della Commissione europea». Lo PsychedeliCare, promotore dell’attività in tutta Europa, è un collettivo multidisciplinare di professionisti provenienti da oltre 15 paesi.

un flacone di LSD a uso medico, ampiamente utilizzato per le Terapie assistite da sostanze psichedeliche.
Un flacone di LSD per uso clinico (foto wikimedia commons CC0)

La terapia assistita da psichedelici è un trattamento terapeutico che adopera la somministrazione di sostanze quali, LSD, DMT, psilocibina e non solo, in associazione alla psicoterapia1Alain Bernasconi & Valentina Vukovljak “Terapie psichedeliche:stato dell’arte e implicazioni per le cure infermieristiche”.

Le Terapie assistite da sostanze psichedeliche – I precedenti in Italia

Già a settembre 2024 l’Associazione Luca Coscioni aveva lanciato un appello al governo italiano per includere le TAP nelle cure palliative, arrivando a 5000 firme fra i quali 170 professionisti.

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Trump contro UE: «Si sono approfittati di noi, dazi anche per loro»

La guerra commerciale di Trump dei dazi contro il libero scambio ora si sposta anche in UE. Dopo aver salassato e compromesso il commercio con Cina, Messico e Canada (ben 25% di rincaro con i paesi vicini e il 10% contro la Cina), il presidente repubblicano vuole adesso ridimensionare i rapporti anche con il partner europeo. Anche l’Italia sarà colpita, nonostante i rapporti di amicizia personale con il premier Giorgia Meloni.

Secondo The Donald infatti il partner europeo avrebbe trattato ingiustamente gli americani, e adesso vorrebbe regolare i conti, affermando: «non c’è un calendario ma arriverà molto presto». Francia e Germania hanno promesso di rispondere tramite gli strumenti preposti dalla stessa Unione Europea «rispondendo ai dazi con i dazi». Sulle nuove politiche Pechino commenta invece: «così nessun vincitore».

I dazi di Trump contro l’UE sono gli ultimi arrivati dopo quelli alla Cina, al Messico e al Canada. Dopo queste prime manovre, ora Donald spinge nuovamente l’acceleratore sull’isolazionismo statunitense. Tutto questo nonostante pure lui abbia confessato che queste politiche porteranno inizialmente in sofferenza gli americani. Il grande imprenditore infatti rimane comunque fiducioso che, almeno nel lungo termine, questo renderà l’America più forte che mai e la porterà a una nuova età dell’oro. Non sono d’accordo diversi osservatori come ad esempio il Wall Street Journal, che ha definito le nuove politiche come «La più stupida guerra commerciale della storia».

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