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USA, ragazzo autistico muore dopo detenzione della polizia

Nel carcere di Dayton in Ohio, secondo i familiari, la polizia avrebbe provocato la morte di un ragazzo autistico, Isaiah Trammell, commesso 19enne. Egli sarebbe stato sottoposto a ripetute violenze fisiche, psicologiche e verbali dagli agenti di detenzione. Sarebbe infine morto in ospedale 3 giorni dopo per le ferite riportate. Durante le violenze sarebbe stato apostrofato dagli agenti come «ridicolo» ed «imbarazzante».

Il ragazzo, che da poco viveva da solo in un appartamento a Lebanon (OH), era in ansia per un imminente colloquio di lavoro. Una sera, preso da una crisi autistica mentre era al telefono con suo zio, avrebbe attirato l’attenzione dei vicini, allertati dalle urla.

A quel punto la polizia sarebbe arrivata sul posto per una chiamata su una presunta lite domestica. Per lo stesso tipo di accusa il ragazzo aveva un mandato di arresto per via di un incidente analogo avvenuto un anno prima. Di questo mandato, riferisce le famiglia, né gli stessi familiari né Isaiah conoscevano l’esistenza.

Invece di portarlo in ospedale come di solito accadeva per questo tipo di incidenti, il ragazzo, a causa del mandato pendente, sarebbe stato preso in custodia e portato in prigione, luogo nel quale gli è stato impossibilitato di superare la crisi.

La detenzione e la morte del ragazzo

Dopo circa dieci ore di detenzione, nel quale agitato ed isterico avrebbe chiesto continuamente invano per le sue medicine (aveva informato lo staff medico di essere in cura per ADHD e autismo) e di poter effettuare una chiamata, sarebbe poi stato portato in ospedale già incosciente. Dopo tre giorni sarebbe poi morto per le conseguenze di un trauma alla testa auto-inflitto sbattendo il capo contro la porta della cella di detenzione. Il coroner di conseguenza ha classificato la sua morte come un suicidio, decisione contestata dalla madre, Brandy Abner.

Per la polizia comunque la morte del ragazzo autistico non sarebbe stata una loro responsabilità. Secondo i portavoce dello sceriffo, infatti, le indagini sulla condotta degli agenti di detenzione non hanno rilevato nessuna mancanza o abuso nel modo in cui il ragazzo è stato trattato.

«Isaiah sarebbe ancora vivo se in prigione fosse stato trattato con dignità e rispetto da del personale preoccupato per la sua salute e il suo benessere» – dice al New York Post Yvonne Currington, infermiera in pensione – «Invece di ascoltare le sue richieste per le medicine, è stato deriso ed ignorato. Bisogna chiarire di chi sia la responsabilità di ciò che gli è accaduto».

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Nuova panchina europea a Porto Torres, prima del nord Sardegna

PORTO TORRES: Nella mattinata del 5 giugno 2024 è stata inaugurata la prima Panchina Europea di tutto il nord Sardegna. La panchina di Porto Torres, la 161esima del progetto, è la terza ad essere inaugurata in Sardegna dopo quella di Elmas e di Cagliari. L’evento di Porto Torres è avvenuto grazie all’iniziativa intrapresa da Alessandra Frassetto. Presente anche la delegazione della GFE di Cagliari.

Dettaglio della nuova panchina (foto Pitzoi Arcadu)

Gli alunni della Scuola Media Brunelleschi dell’Istituto Comprensivo n. 1 hanno dipinto ed inaugurato la nuova panchina blu del lungomare di Porto Torres. L’evento, patrocinato dalla città di Porto Torres e dalla GFE-Sezione Cagliari, rientra nel progetto più ampio supportato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea. A promuovere il progetto a livello nazionale sono la Gioventù Federalista Europea (con sede locale a Cagliari ed ufficiosamente a Sassari) ed il Movimento Federalista Europeo.

In tutta Italia associazioni territoriali, partiti politici ed amministratori locali realizzano le panchine nelle varie città, grazie al contributo gratuito di un gruppo attivo di militanti e volontari.

Sempre secondo la promotrice Alessandra Frassetto la nuova panchina celebra l’identità di Porto Torres, storicamente basata sulla interconnessione tra lingue e culture, e si pone come obiettivo quello di rafforzare il sentimento comune di identità europea.

La prima Panchina è nata a Lecco nel 2021. La GFE, promotrice di iniziative analoghe in tutta Italia, nasce invece nel 1951 come sezione giovanile del Movimento Federalista Europeo (MFE). Lo stesso MFE è nato clandestinamente a Milano nel 1943 da oppositori del fascismo (fra i quali Altiero Spinelli), considerati ad oggi patrioti italiani e padri fondatori dell’Unione Europea (allo stesso Spinelli è dedicata un’ala del Parlamento europeo di Bruxelles).

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Elezioni comunali Sassari, incontro con i candidati sindaco

L’associazione UDU Sassari, assieme ad ASP Sassari, organizzano presso l’università un incontro con i candidati sindaco per le imminenti elezioni comunali. L’incontrò, che si terrà presso il dipartimento di Giurisprudenza in Viale Mancini 5, avverrà lunedì 3 giugno alle 16:00 in aula Segni.

L’associazione UDU Sassari-Unione degli Universitari è un’associazione studentesca che dal 2016 svolge attività culturali e di rappresentanza all’interno dell’Ateneo sassarese. L’ASP Sassari-Associazione Scienze Politiche, è l’associazione che raccoglie tutti gli studenti del Dipartimento di scienze politiche, scienze della comunicazione ed ingegneria dell’informazione dell’Università di Sassari.

In vista delle elezioni comunali di Sassari, UDU Sassari e ASP Sassari fanno sapere di aver organizzato assieme un dibattito pubblico fra i candidati Sindaco. Tema cardine dell’incontro sarà il concetto di “Sassari Città Universitaria”. Saranno fisicamente presenti Mariano Brianda (movimento civico della Costituente), Nicola Lucchi (civici), Gavino Mariotti (centrodestra), Giuseppe Mascia (centrosinistra), Giuseppe Palopoli (lista ‘Svegliati Sassari’).

Le elezioni, che avverranno l’8 e il 9 giugno 2024 in concomitanza alle elezioni europee, serviranno per sostituire il sindaco uscente Gian Vittorio “Nanni” Campus, insediatosi nel luglio del 2019. A tal proposito, dopo l’ultima seduta consiliare prima delle elezioni, il Sindaco uscente ha voluto affermare, dopo i ringraziamenti ed i saluti di rito, «Chiaramente se io fossi quella persona istituzionalmente educata dovrei dire auguri a tutti i candidati…. e siccome non so essere ipocrita, saluti e ringraziamenti, ripeto, sono per tutti, faccio però gli auguri solo ai candidati che ritengo meritevoli».

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

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Giada Zanola, uccisa a Vigonza dal compagno geloso

 Giada Zanola e il suo compagno Andrea Favero si sarebbero dovuti sposare a settembre. Lei però non se la sentiva più, ed aveva comunicato al compagno la decisione di volersi separare. Fu così che Giada Zanola, mamma di 33 anni, è stata spinta dal cavalcavia della A4 nei pressi di Vigonza (PD) dall’ex compagno, definito dagli amici «gelosissimo e possessivo». 

Giada Zanola col compagno Andrea Favero condivideva anche un bimbo di tre anni. Anche se inizialmente sembrava un suicidio, gli amici della donna hanno da subito smentito questa pista, raccontando di come Giada fosse una persona solare e molto affezionata al suo bambino. Dopo i primi rilievi il fascicolo d’indagine aperto è diventato fin da subito di omicidio volontario a carico dell’ex tossico.

Secondo gli agenti, l’omicidio sarebbe avvenuto dopo l’ennesima lite tra i due, sul ponte dell’autostrada non distante dall’abitazione dove vive la coppia. L’uomo avrebbe spinto la donna giù dal cavalcavia sulla carreggiata sottostante, con una caduta di 15 metri. Dopo l’identificazione del corpo della giovane mamma, l’uomo (che era ritornato a casa aspettando la notizia del ritrovamento) aveva fornito una ricostruzione distorta delle ultime ore per depistare le indagini. Troppe incongruenze sono però riemerse durante l’interrogatorio. A quel punto l’uomo avrebbe fatto alcune ammissioni parziali.

Il compagno attualmente si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Negli ultimi 12 mesi, secondo FemminicidioItalia.info, i femminicidi in Italia sono stati 43.

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Aggredito il giornalista Alberto Dandolo. «non rompere i c*glioni»

Alberto Dandolo, giornalista presso i periodici Oggi e Dagospia, sarebbe stato aggredito in casa da due persone e pestato a sangue. Stando a quanto riferito, il motivo è stato puramente intimidatorio. I due aggressori avrebbero infatti inveito contro il giornalista «Devi farti i cazzi tuoi. La devi smettere di rompere i coglioni».

Stando alle ricostruzioni riportate da Adnkronos, due persone dall’accento del centro Italia, accompagnate forse da una terza per fare il palo, si sarebbero introdotte nella casa del giornalista per commettere la violenza. Il giornalista, ripresosi dallo shock e medicato dalle ferite ricevute, ha ricevuto la solidarietà sia del giornale Dagospia, del direttore del settimanale Oggi Carlo Verdelli, e del presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Vittorio Di Trapani. Carlo Verdelli comunica, riportato da Open, «posso solo dire che mi auguro come tutti che la magistratura e le forze dell’ordine facciano delle indagini approfondite per capire chi ha fatto questo. A una persona che lavora come giornalista e che non ha scritto niente di grave. È un segno gravissimo per chiunque fa questo mestiere».

«Siamo abituati a pressioni, minacce, querele, diffide» – comunica invece Dagospia – «Ora siamo alla violenza fisica. Ma continueremo a fare il nostro lavoro e a denunciare, finché ci sarà possibile, chi ce lo impedisce».

L’aggressione contro Alberto Dandolo mette in risalto un problema giá noto nel paese. L’Italia, secondo Reporter Senza Frontiere, é al 2023 al 41° posto per la libertà di stampa. L’anno prima, nel 2022, era al 58° posto. Secondo i report il paese soffre ancora di «una certa paralisi legislativa» a tutela del lavoro dei giornalisti, oltre al frequente fenomeno delle intimidazioni e delle minacce dalla criminalità organizzata e dai vari gruppi estremisti violenti.

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Riparte il sostegno italiano all’Unrwa, fermo da gennaio a causa di Israele

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani annuncia la ripresa, da parte italiana, dei finanziamenti all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. I finanziamenti erano bloccati da gennaio 2024, in seguito alla pubblicazione di un report del governo israeliano che accusava alcuni dipendenti dell’Unrwa di aver partecipato al massacro del 7 ottobre 2023.

L’annuncio è stato dichiarato dopo un colloquio bilaterale con il leader dell’ANP Mohammad Mustafa e la premier Giorgia Meloni, assieme al ministro Antonio Tajani. Nonostante l’Italia non riconosca la Palestina come uno stato, a Palazzo Chigi il leader palestinese, riferisce ANSA, è stato accolto con tutti gli onori. Il ricevimento è stato celebrato con varie formalità di rito, dalla bandiera palestinese issata sulla facciata accanto al tricolore e al drappo europeo, alla stretta di mano con la premier sulla soglia del palazzo finendo poi con il al picchetto d’onore dei corazzieri. Per la Meloni adesso è prioritario un «cessate il fuoco sostenibile». Per Antonio Tajani invece «L’Italia, grazie alle sue posizioni equilibrate, vuole svolgere un ruolo di ponte».

Nel 2022, il contributo complessivo dell’Italia all’Unrwa è stato pari a 14 milioni di euro, rendendola uno dei principali sostenitori dell’agenzia.



La decisione è nata perché, con il passare del tempo, sono aumentati i dubbi sulla legittimità delle accuse mosse da Israele. Ora l’Italia ha la priorità di «affrontare sia l’emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni ad avere un proprio Stato, sia le altrettanto legittime esigenze di sicurezza di Israele». Già dal 7 maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva invitato il governo italiano a riprendere i finanziamenti all’Unrwa.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

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Cannabis light, nuova stretta del governo per «usi non industriali»

Nuovo emendamento proposto dal governo Meloni al ddl Sicurezza attualmente in esame alla Camera. Questo emendamento recentemente proposto porterebbe ad una nuova stretta, vietando l’utilizzo della cannabis light (quella con un contenuto di Thc inferiore allo 0,2% in vendita in Italia) per il consumo umano, relegandola a soli scopi industriali.

La proposta, se accettata, porterebbe il commercio o la cessione di infiorescenze della sostanza finora legale ad essere punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando cioè il prodotto light a quello tradizionale non depotenziato tra l’altro già legale in molti paesi fra i quali di recente la Germania.

Le reazioni alla proposta sono state fin da subito critiche. Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha definito questa mossa «una spinta repressiva e punitiva immotivata». Oltre che per il passo indietro in chiave conservatrice, uno dei maggiori timori è rivolto al mondo del lavoro, poiché si andrebbe a distruggere un settore (quello del commercio e della rivendita di prodotti a base di cannabis light) che dal 2016 ha avuto un enorme sviluppo, con un giro d’affari di 45 milioni di euro già nel 2017.

Cosa è la cannabis light e perché non può essere considerata una droga

Alla fine del 2016 in Italia, a seguito della legge 242/2016 che prevede una tolleranza fino allo 0,6% di THC, è iniziato il commercio su larga scala dei prodotti a base di marijuana depotenziata. Questi prodotti, conosciuti sul mercato con vari nomi quali canapa legale, cannabis light, cannabis CBD o marijuana light, non hanno effetti psicotropi e non possono essere considerati come droghe.

L’Italia ha legalizzato l’uso di cannabinoidi per finalità mediche già nel 2007. A dicembre del 2016 viene invece legalizzata la canapa industriale, ed il 22 maggio 2018 il Ministero dell’Agricoltura ha approvato l’uso di prodotti contenenti fino a 0.2% di THC per cannabis sativa.

L’OMS inoltre ha dichiarato che il CBD (cannabinoide principale presente nei prodotti attualmente in vendita in Italia) non comporta rischi di dipendenza e non causa cambiamenti dell’umore o del comportamento.

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Corte dell’Aia: Stop offensiva a Rafah, «Rischio genocidio»

La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ordina ad Israele di fermare la distruttiva offensiva militare a Rafah. Pur non qualificando con tale termine l’offensiva, viene ordinato ad Israele di prendere una serie di misure per prevenire «Nel rispetto della convenzione internazionale per la prevenzione del genocidio».



Il caso contro Israele all’Aia è stato aperto a gennaio dopo l’accusa presentata dal Sudafrica. Negli ultimi giorni la stessa aveva chiesto nuovamente alla Corte di ordinare lo stop alle operazioni militari. Con questi ultimi provvedimenti, il Sudafrica ha accolto con favore la decisione definita «più forte» della Corte.

La decisione della Corte è stata presa con una maggioranza schiacciante di 13 voti contro 2. La Corte dell’Aia ha poi chiesto ad Hamas la liberazione «immediata e incondizionata» degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza dal 7 ottobre 2023.

Il giudice Nawaf Salam ha dichiarato che la situazione è cambiata da quando la Corte ha emesso i suoi precedenti ordini di misure cautelari e dunque possono essere richieste nuove misure di emergenza.

Stop offensiva a Rafah, le reazioni all’ordinanza

Per il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir (citato dal giornale israeliano Ynet e riportato da Open.online): «L’irrilevante sentenza della Corte antisemita dell’Aia dovrebbe avere una sola risposta: l’occupazione di Rafah, l’aumento della pressione militare e la completa distruzione di Hamas, fino al raggiungimento della completa vittoria nella guerra».

Hamas ha accolto invece con favore la decisione della Corte, aggiungendo però che quanto da essa ordinato non è ancora abbastanza.

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Porto Torres, decapita uccello vivo. LNDC Animal Protection denuncia il ragazzo

Porto Torres (SS): Decapita uccello vivo senza motivo. Scatta la denuncia per il ragazzo che mercoledì 22 maggio ha staccato la testa ad un uccello per puro divertimento. Lo riferisce l’associazione LNDC Animal Protection. Per l’associazione «La società e la politica devono educare i giovani ad avere rispetto per ogni essere vivente e prevenire gesti come questo insegnando l’empatia. Soggetti che si comportano in questo modo devono essere recuperati o saranno un pericolo per tutti».



Non è passato inosservato il brutale gesto divulgato online dal video di un testimone. Durante la Festha manna, nel parco di san Gavino, un giovane ha preso un uccello e gli ha stracciato la testa, uccidendolo per divertimento. Sgomenti i presenti, anche se nel video divulgato si sentono alcune risate.

Volatili nel parco di san Gavino, in un albero poco distante dalla basilica (foto Pitzoi Arcadu)

Rapida ed intransigente la risposta delle associazioni di categoria. La presidente della LNDC Animal Protection Piera Rosati dichiara con un comunicato stampa di aver sporto denuncia e di voler seguire la cosa da vicino. Per la Presidente «se una persona si diverte a uccidere un altro essere vivente c’è chiaramente qualcosa che non va». L’associazione fa sapere che si impegnerà affinché il fatto non venga derubricato come una ragazzata o qualcosa da non prendere troppo sul serio. 

Le dichiarazioni di Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection: 

«Una persona che fin dalla giovane età si comporta in modo così crudele nei confronti di un essere vivente indifeso e totalmente inoffensivo può sviluppare dei comportamenti sempre più violenti e crudeli se non viene recuperata in tempo. Quello che questo ragazzo ha fatto è di una gravità inaudita e se qualcuno pensa di poterla considerare soltanto una stupidaggine fatta per divertimento si sbaglia di grosso. Del resto, se una persona si diverte a uccidere un altro essere vivente c’è chiaramente qualcosa che non va. Purtroppo, sono sempre più numerosi i casi di violenza sugli animali da parte di giovani e giovanissimi e questo getta una macabra e preoccupante ombra sulle nuove generazioni e su quello che ci può riservare il futuro. È evidente che in questa tendenza dei giovani a comportarsi in questo modo c’è una grossa responsabilità delle famiglie e della società. Ma la responsabilità è anche della politica, che non condanna in maniera concreta gesti di questo tipo. Per questo, ancora una volta, ricordo a tutti che c’è una legge per l’inasprimento delle pene per i reati contro gli animali in Parlamento che aspetta urgentemente di essere approvata» 

Piera Rosati, 24 maggio 2024

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Violenza sugli animali: casi in tutta la Sardegna

Cavalli rubati e poi macellati, lasciando i resti per strada. Un innocuo gatto di quartiere ucciso a bastonate perché «entrato nella casa sbagliata». Ed infine un uccello che viene decapitato a mani nude «per divertimento». Sono i principali casi di violenza contro gli animali avvenuti in Sardegna negli ultimi giorni. Casi gravi e perseguibili penalmente. Secondo il Codice Penale infatti (articolo 544 bis) «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni».

I casi di violenza

Sedini (SS), 21 maggio 2024. Un comune gatto nero, formalmente randagio ma adottato e curato da tutto il quartiere. Noto come “Nutellino“, era solito girare in piazza Deffenu. Un giorno come un altro, alcuni commercianti hanno però assistito ad una scena raccapricciante. Un uomo infatti, infuriato, con un bastone in mano ed imprecando parole sconnesse, inseguiva il gatto per la pubblica via e, una volta raggiunto, lo avrebbe percosso con ferocia fino ad ucciderlo. Ai presenti avrebbe giustificato l’orrore dicendo che l’animale fosse «entrato nella casa sbagliata». Il soggetto in questione è stato raggiunto da una denuncia da parte dell’ufficio legale di LNDC Animal Protection per il reato di uccisione di animali aggravato dai motivi abbietti e futili.

Samatzai (SU), 22 maggio 2024. Due teste di cavallo mozzate sono state trovate abbandonate sull’asfalto. Rinvenute sulla Statale 128, all’altezza del bivio per Samatzai, sono stati subito allertati i carabinieri e la Asl. Dapprima ritenute scarti di macellazione inavvertitamente scaricati sulla strada, secondo sardegnalive.net i resti proverrebbero invece da due cavalli rubati da un maneggio di Barrali nella notte tra lunedì e martedì e macellati abusivamente.

Porto Torres (SS), 22 maggio 2024. Durante la Festha manna, nel parco di san Gavino, un giovane ha preso un uccello e gli ha stracciato la testa, uccidendolo per divertimento. Il fatto è stato reso pubblico da un video registrato da un testimone e successivamente divulgato online. Le associazioni animaliste si sono dichiarate pronte a sporgere denuncia.

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