Ven. Apr 18th, 2025

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Beniamino Zuncheddu potrebbe non ricevere risarcimento dallo Stato

Beniamino Zuncheddu, detenuto ingiustamente per 33 anni, potrebbe non ricevere alcun indennizzo dallo Stato. Questo perché secondo la Corte di Appello non c’è certezza della sua colpevolezza, ma con l’insufficienza di prove, neanche della sua innocenza.


Leggi anche: Beniamino Zuncheddu assolto dopo 33 anni in carcere: «Mi hanno rubato la vita, ora ho bisogno di un risarcimento» (Il Messaggero)


Basterebbe un cavillo burocratico per permettere allo Stato italiano di non pagare alcun risarcimento per Beniamino Zuncheddu. L’ex pastore sardo, sempre per colpa dello Stato, ha infatti visto la sua vita rovinata dopo essere stato ingiustamente condannato per la strage del Sinnai. Per questo fatto di sangue avvenuto l’8 gennaio 1991 egli fu giudicato come esecutore materiale della strage. Ciononostante fu poi assolto il 26 gennaio 2024 in seguito alla revisione del processo.

Appena dopo l’assoluzione, intercettato dai microfoni del quotidiano Open, egli dichiarò «Sono contentissimo, è un’emozione inspiegabile». Ma oggi è arrivata l’ennesima delusione da parte dello Stato.

Riporta Il Messaggero che il processo di revisione della quarta sezione della Corte di Appello di Roma «non ha condotto alla dimostrazione della certa ed indiscutibile estraneità di Beniamino Zuncheddu […] ma ha semplicemente fatto emergere un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza».

Sempre secondo i giudici «La già esile speranza di poter pervenire ad una ricostruzione veritiera ed attendibile dello svolgimento dei fatti dopo trent’anni è stata gravemente pregiudicata dalla forte attenzione mediatica riservata a questa vicenda».

Beniamino Zuncheddu: per lui la partita è ancora aperta

A giugno 2024 l’avvocato difensore Mario Trogu presenterà la richiesta di risarcimento. In questa occasione spiegherà come quel verdetto sia una seconda ingiustizia ai danni dell’ex pastore.

L’avvocato Trogu commenta: «Le nostri tesi sull’innocenza di Beniamino sono state tutte accolte nella motivazione. Ma poi il tutto sfocia in quelle conclusioni non condivisibili e che sono infatti la parte più deludente della sentenza. Nonostante il castello di accuse contro Beniamino sia crollato dall’inizio alla fine, i giudici scrivono che l’assoluzione non è piena perché l’imputato non ha dimostrato la sua totale estraneità ai fatti».

Sempre in conclusione egli tuona: «È un ragionamento, quello finale dei magistrati, che contrasta con la Costituzione, la nostra legge processuale ed anche con quanto sempre sostenuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: La presunzione di innocenza. Perché fino a quando la responsabilità non è provata, l’imputato va considerato comunque innocente».

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UNESCO sotto accusa: complice di abusi contro i popoli indigeni

L’NGO Survival International senza mezzi termini accusa l’UNESCO di complicità in sfratti illegali ed abusi contro i popoli indigeni. Il rapporto compilato denuncia infatti che molti Siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO sono teatro di gravi e continui abusi dei diritti umani legati alla loro conservazione.

Sempre Survival International accusa: «Quelli che l’UNESCO definisce ‘Siti Patrimonio naturale dell’Umanità’ sono molto spesso terre ancestrali rubate ai popoli indigeni, che poi da queste terre vengono tenuti fuori con la forza, l’intimidazione e il terrore».


Leggi anche: L’UNESCO accusata da Survival di complicità in sfratti e abusi dei popoli indigeni (Africa Rivista)


Gli investigatori di Survival International, organizzazione non governativa per la tutela dei diritti dei popoli indigeni, hanno riscontrato che in varie comunità indigene di Africa e Asia si sono verificati ripetuti casi di torture, stupri e uccisioni di indigeni all’interno e intorno ai Siti Patrimonio dell’Umanità sotto l’egida dell’UNESCO. Nel rapporto redatto si denuncia inoltre la presenza di sei Siti cosiddetti Patrimonio Mondiale situati in realtà nelle terre rubate ai popoli indigeni.

Gli abusi nei siti UNESCO: il Rapporto #DecolonizeUNESCO

Nel caso del Parco nazionale di Kahuzi-Biega, nella Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, L’UNESCO ha promosso un approccio basato sulla forza e sulla militarizzazione. In più occasioni ha infatti chiesto al governo di “aumentare la portata e la frequenza dei pattugliamenti” e di “evacuare gli occupanti illegali”. Altro fatto sconcertante è avvenuto in Tanzania.  L’UNESCO in questo caso ha esplicitamente appoggiato la rimozione dei Masai, popolo semi-nomade che vive al confine fra Kenya e Tanzania. Secondo uno dei leader masai intervistato “Il sostegno dell’UNESCO viene usato per sfrattarci. Siamo davvero stanchi e confusi, non sappiamo quando moriremo” . Altri casi esposti in dettaglio degli abusi perpetrati presso i siti UNESCO sono disponibili nel report di Survival International NGO.

Caroline Pearce, Direttrice Generale di Survival International, commenta «L’UNESCO ha svolto un ruolo chiave nel legittimare molte delle più famigerate Aree Protette di Africa e Asia, ed ha ampiamente ignorato le atrocità ben documentate commesse sotto i suoi occhi».

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Firenze: intitolata una piazza a Daisaku Ikeda

FIRENZE: Il giorno 13 aprile 2024 il Comune di Firenze ha intitolato una piazza a Daisaku Ikeda, maestro buddista e costruttore di pace recentemente deceduto (1928-2023). Ikeda era Presidente onorario della Soka Gakkai, il più grande movimento buddista laico al Mondo. Era inoltre cittadino onorario di Firenze dal 2017.

Si è svolta nella Città di Firenze l’intitolazione presso la rotonda di via Reginaldo Giuliani 562 di una piazza in onore di Daisaku Ikeda. L’evento si è svolto alla presenza del Sindaco Dario Nardella e del Presidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai Alberto Aprea. La decisione vuole commemorare i profondi rapporti che il Maestro Ikeda aveva con l’Italia e con la città di Firenze in particolare. Sempre lo stesso Ikeda, nato e vissuto in Giappone, arrivò per la prima volta a Firenze nel 1981.

Lo stesso Dario Nardella commenta la decisione affermando che «Ricordare il Maestro Ikeda non significa solo ricordare il grande pensatore, filosofo, maestro e guida spirituale ma anche ricordare un uomo la cui dedizione concreta a promuovere la pace è stata una potente costante durante tutta la sua vita».

Chi era Daisaku Ikeda

Daisaku Ikeda è stato un filosofo buddista. Nella sua lunga vita è stato un costruttore di pace, educatore nonché scrittore e poeta. La sua figura è strettamente legata alla Soka Gakkai ed alla Soka Gakkai Internazionale, e per tutta la sua esistenza si è dedicato alla diffusione della pace e dell’empowerment individuale su scala globale basandosi sugli insegnamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin. Giunse ad abbracciare il Buddismo dopo l’incontro con Josei Toda, insegnante e pacifista nonché fondatore insieme a Tsunesaburō Makiguchi dell’organizzazione buddista laica Soka Gakkai.

Daisaku Ikeda, secondo le parole dell’assessora alla confessioni religiose del Comune di Firenze Maria Federica Giuliani è stato «Una delle personalità più significative nel panorama internazionale per il dialogo interculturale ed interreligioso a favore della pace».

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Escalation in Israele: Colloquio fra Giorgia Meloni e Re Abdallah II

ROMA: La Presidenza del Consiglio dei Ministri fa sapere, tramite comunicato stampa, che la Presidente del consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il monarca Abd Allāh II ibn al-Ḥusayn, Re del Regno di Giordania. Tema cardine della conversazione è stata la situazione geopolitica del Medio Oriente dopo l’attacco iraniano contro Israele.

La situazione di relativa stabilità andata a compromettersi dopo l’Attacco di Hamas a Israele del 2023 e la conseguente reazione definita ormai da diversi osservatori come “sproporzionata” da parte del Primo ministro israeliano Benjamin “Bibi” Netanyahu rischia di degradare in un escalation di violenza ancora più grave. L’attacco di Teheran sferrato nella notte del 13 aprile contro Israele ha aggravato infatti una situazione già di per sé critica. Netanyahu, che secondo Josep Borrel “Ha dimostrato di non dar troppo ascolto a quello che gli viene detto”, ha minacciato infatti dure rappresaglie contro l’Iran.

Secondo l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell “Il Medio Oriente è vicino all’abisso, bisogna evitare il peggio”. Ai microfoni della radio spagnola Cadena Ser, Borrell ha detto poi che tutti stanno “facendo il massimo” dal punto di vista diplomatico per far sì che un’eventuale risposta di Israele non costituisca “Un ulteriore grado in un’escalation”.

Escalation in Israele: Il colloquio Italia-Giordania

L’ufficio stampa del Governo italiano fa sapere che il colloquio fra Giorgia Meloni e Re Abdallah II si è focalizzato sull’esigenza di evitare un’ulteriore escalation nella regione. La Presidente Meloni ha ricordato l’importanza di porre fine alla crisi a Gaza, continuando a lavorare per un cessate il fuoco immediato e sostenibile e per il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas.

I due Leader hanno quindi discusso della risposta alla crisi umanitaria a Gaza che vede la Giordania svolgere un ruolo di primo piano. La Presidente Meloni ha ribadito infine l’impegno italiano nel fornire assistenza umanitaria alla popolazione della Striscia. Giorgia Meloni ed il Re Abdallah II hanno poi concordato di mantenersi in stretto contatto nelle prossime settimane.

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Omofobia: L’Uganda verso lievi modifiche alla legge anti-Lgbtq

UGANDA: Dopo circa un anno dalla promulgazione di una delle leggi più dure e repressive contro i diritti delle persone Lgbtq, l’Uganda attenua senza fare passi indietro alcune sue disposizioni di legge.

Africa Rivista, dal 1922 una delle maggiori testate italiane specializzate sul continente africano, fa sapere con un articolo che il governo ugandese ha annullato alcune disposizioni ritenute “In contrasto con alcuni diritti umani fondamentali”. Le disposizioni contestate rientravano nella più ampia legge promulgata a maggio 2023 nota come legge anti-omosessualità.

La Corte costituzionale dell’Uganda fa sapere tramite la persona di Richard Buteera che, nonostante non intenda abrogare completamente la legge in questione, ha comunque preferito annullare alcuni passaggi che secondo i giudici erano “Incompatibili con il diritto alla salute, alla privacy e alla libertà di religione”.

In particolare secondo la legge i cittadini ugandesi avevano l’obbligo di denunciare chiunque fosse anche solo sospettato di esercitare atti omosessuali. Per la corte suprema però questo viola i diritti individuali.

La legge anti-omosessualità in Uganda del 2023


Leggi anche: Uganda, la Corte costituzionale conferma la legge anti-omosessualità (Africa Rivista)


A maggio 2023 la Corte Costituzionale dell’Uganda aveva convalidato la nuova legge contro l’omosessualità che introduceva nel codice penale ugandese gravi e pesanti forme di repressione contro le persone Lgbtq.

L’entrata in vigoria della legge, che fin da subito aveva scatenato forti polemiche sia dentro che fuori il continente africano, aveva smobilitato attivisti per i diritti umani da tutto il mondo, preoccupati per la palese violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e l’istituzionalizzazione della discriminazione.

Sebbene l’Africa sia un continente di stampo conservatore dove l’accettazione di determinate minoranze risulta ancora molto difficile, la nuova legge in Uganda risulta particolarmente brutale, introducendo la pena di morte per alcuni atti di omosessualità.

L’impatto della legge sul paese africano

Secondo il Fondo monetario internazionale la legge approvata nel 2023 “Potrebbe avere un impatto negativo sugli investimenti esteri, sui prestiti e sulle sovvenzioni, così come sul turismo”. Sempre secondo l’Ente, “L’approvazione della legge ha causato reazioni negative tra i partner di sviluppo e i donatori, complicando il panorama dei finanziamenti”

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CEMENTO nelle coste: Legambiente, un reato ogni 500m di costa

Un reato ogni 500 metri di costa: in totale 14.544 spalmati sui 7.400 km di litorali nazionali.

E a far soffrire il mare italiano ci pensa soprattutto il cemento.

Questa la fotografia scattata dal dossier di Legambiente ‘Mare Monstrum 2009’ che racconta le storie dell’assalto alla linea di costa della penisola italiana, presentato a Roma per salutare la partenza della 24/a edizione di Goletta Verde, oggi in Friuli Venezia Giulia, da Grado.

I reati sono in aumento dell’1,6% rispetto al 2007 quando erano 14.315. Cresce anche il numero delle persone denunciate che da 15.756 passa a 16.012 mentre diminuiscono i sequestri che da 4.101 scendono a quota 4.049.

In cima alla classifica dell’illegalità costiera ci sono le regioni del sud

Con 2.776 infrazioni accertate dalle Forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto la Campania guida la classifica, seguono la Sicilia (2.286) e la Puglia (1.577).

Si registrano illeciti negli scarichi e nella depurazione: in calo del 5,5%, rimangono ancora molto elevati, con 1.810 infrazioni, 2.141 denunce e arresti (più 8,2%).

La Sardegna guida la classifica con 362 infrazioni. In aumento del 10,6% anche la pesca di frodo e quella illegale (da 5.189 a 5.741 reati) con “preoccupanti segnali di infiltrazioni mafiose” (199.896 chili di pesce sequestrato in Sicilia).

COSTE MANGIATE DA CEMENTO, PRIMO NEMICO


Il mare del Bel Paese viene mangiato dal cemento che è “il primo nemico delle coste italiane: dal calcestruzzo illegale o ‘legalizzato’ in Italia si “impasta senza sosta ai danni del mare”.

Questo il dato che emerge dal dossier di Legambiente ‘Mare Monstrum’, presentato a Roma in occasione della 24/a edizione di Goletta Verde, che conferma come il cemento sia “divoratore di litorali”.

Così, prosegue il rapporto, “tra villette, alberghi e porti turistici sono migliaia i nuovi edifici che ogni estate spuntano lungo le coste italiane”: soltanto nel 2009 a causa del mattone selvaggio si sono registrate 3.674 infrazioni, con 1.569 sequestri e 4.697 denunce.

Esempi di abusi sono quelli di Ischia, con 600 demolizioni da effettuare, e quello di Lampedusa, dove non esiste un piano regolatore. Mentre “l’assalto ai nuovi porti” deroga ai piani urbanistici per “un business da milioni di euro” ai danni delle coste.

“Abbattere diviene la parola d’ordine – dichiara Sebastiano Venneri, vicepresidente e responsabile mare di Legambiente – per vincere la guerra contro il cemento abusivo che nelle regioni del sud è diventato una vera e propria piaga”.

Legambiente ha stilato una top five degli ecomostri da abbattere: L’hotel di Alimuri a Vico Equense (Na), le palazzine di Lido Rossello a Realmonte (Ag), Palafitta a Falerna (Cz), il villaggio abusivo di Torre Mileto (Fg) e la “collina del disonore” a Pizzo Sella alle porte di Palermo.

DA LITORALE FLEGREO A CROTONE, LA LISTA DEI CATTIVI

C’è il litorale Domizio-Flegreo e la zona archeologica di Capo Colonna a Crotone: dalla Campania alla Calabria, dal Veneto all’Abruzzo e al Molise, poi Sicilia, Lazio, Toscana e Liguria.

Sono queste le bandiere nere 2009 assegnate da Legambiente ai “pirati” che hanno “danneggiato il mare e la costa”.

Ecco la lista dei ‘cattivi’ stilata da Legambiente:
Veneto

A ‘Volare Venezia’ per il progetto di villaggio turistico su palafitte nel Delta del Po, su scanno Palo, a Porto Tolle: 4-5 punti di ristoro, per la costruzione di un nuovo collegamento mobile a sud e un percorso sospeso sull’acqua verso circa 200 unità abitative poste su palafitte.

Abruzzo

Al comune di Francavilla per il resort sulla spiaggia, ora sotto sequestro della magistratura

Molise

Al comune di Termoli per la scelta di costruire un deposito ittico a ridosso delle mura medievali del borgo antico.

Calabria

Al sindaco di Crotone per il mancato abbattimento degli abusi nell’area archeologica di Capo Colonna, dove 35 manufatti abusivi permangono indisturbati, nonostante una sentenza della Cassazione dopo un iter giudiziario cominciato nel 1995.

Sicilia

Al comune di Palermo per il mancato abbattimento delle ville abusive costruite dalla mafia negli anni 70 a Pizzo Sella.

Campania

la bandiera viene assegnata per la terza volta a Regione, commissario di governo per le Acque, Arpa e diverse amministrazioni comunali e provinciali per la mancata depurazione delle acque del litorale Domizio-flegreo, per “l’ immobilismo e la pessima gestione degli impianti di depurazione campani.” Il cattivo funzionamento riguarda i cinque impianti di Cuma, Foce Regi Lagni, Acerra, Napoli nord e Caserta.

Lazio

Alla provincia di Latina e al sindaco di Sabaudia per le aggressioni al lago di Paola.

Toscana

Al comune di San Vincenzo per la speculazione edilizia nella tenuta di Ripigliano; – In Liguria alla ‘Porto di Imperia spa’ per aver realizzato uno degli approdi più grandi, con oltre 1000 posti barca, una mega speculazione con un danno pesante al territorio costiero e all’ambiente marino.

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Note


Greenpeace: caldo e mucillagini, mediterraneo soffoca

ROMA – Sempre più caldo e acido, con una proliferazione di mucillagini dall’Adriatico al Tirreno: il Mediterraneo soffoca e si presenta ogni estate con un malanno in più o più grave.

A rischio non solo l’ambiente ma anche la nostra sicurezza alimentare e il turismo.

A lanciare l’allarme rosso per il Mare Nostrum è Greenpeace in un inedito dossier dal titolo ‘Un mare d’inferno-il Mediterraneo e il cambiamento climatico che per la prima volta mette tutte insieme, nero su bianco, le emergenze documentate.

“Per il Mediterraneo finora abbiamo per così dire navigato per ‘spot’, cioè a seconda dei singoli allarmi. Ora invece – ha detto all’ANSA Alessandro Giannì responsabile campagne Greenpeace e curatore del dossier – abbiamo finalmente il quadro completo di quello che succede a tavola, nel turismo, nell’ambiente”. In particolare, scrive Greenpeace “il Mediterraneo è già cambiato e in peggio”.

Negli strati profondi del Mediterraneo é stato dimostrato un aumento annuo di temperatura dell’ordine di 0,004 gradi ma “più in superficie, e lungo le coste, l’ aumento delle temperature è di gran lunga maggiore.

L’aumento medio registrato nel Mediterraneo nord-occidentale è di un grado negli ultimi trenta anni, mentre l’ondata di calore del 2003 è stato l’evento più caldo registrato sott’acqua (oltre che su terraferma in Europa) degli ultimi 500 anni”.

Le conseguenze sono sulla pesca ma anche su specie di spugne, coralli (compreso il corallo rosso) e gorgonie. Altro fenomeno sempre più frequente le mucillagini sia in Adriatico che nel Tirreno: l’effetto soffocamento dei fondali può essere grave.

A RISCHIO ALTO ADRIATICO, SUD E TIRRENO DEL NORD

Kenneth J. Gill – Studenti in protesta (2022)

Alto Adriatico, mari del sud Italia (Sicilia, Puglia e Calabria), e Alto Tirreno (soprattutto Arcipelago Toscano e mar Ligure): queste le tre aree del mare italiano che registrano i cambiamenti climatici già in atto.

A scattare la fotografia dei rischi delle acque made in Italy il responsabile campagne di Greenpeace, Alessandro Giannì, curatore del dossier ‘Un mare d’inferno-il Mediterraneo e il cambiamento climatico, che raccoglie i documenti scientifici del fenomeno riscaldamento. Ecco in particolare le aree più sensibili in Italia:

ALTO ADRIATICO e DELTA DEL PO

È una delle aree più sensibili ai cambiamenti climatici perché è un’area particolare, è un mare chiuso e più sensibile sia alla temperatura in aumento che ai cambiamenti del livello del mare.

MARI MERIDIONALI

Le acque di Sicilia, Puglia e Calabria, per ragioni geografiche, sono colpite dal fenomeno delle specie ‘aliene’ quelle specie cioè che non fanno parte del nostro patrimonio nativo ma che, provenienti soprattutto dal Canale di Suez si, sono installate nei nostri mari e, favorite da condizioni climatiche.

ALTO TIRRENO E MAR LIGURE

Espansione di specie sempre più a nord come i barracuda (nel ’93 assenti dall’Isola d’Elba e ora presenti e con ciclo vitale) o il colorato donzella pavonia. Ma anche il luccio di mare, caratteristico in Sicilia, e oggi nel Mar Ligure dove era assente fino a 15 anni fa.

Per non parlare delle alghe come la Caulerpa racemosa, proveniente dalla Libia, che ha coperto gran parte dei fondali soprattutto dell’Arcipelago Toscano (40% dei fondali dell’isola di Montecristo) e a Livorno, presente anche a soli 30 centimetri di profondità, quindi anche nelle pozze di scogliera. Segnalazioni arrivano anche dalla Sicilia.

Per la Caulerpa taxifolia (l’alga killer, che negli anni ’90 ha fatto parlare molto di se’ e mangiatrice della Posidonia, la pianta che dà ossigeno al Mediterraneo), un enorme nucleo è presente tra l’Italia e la Francia (da dove è partita), un’altra piccola chiazza è presente a Livorno, poi altre chiazze all’Isola d’Elba e in Sicilia nel parco delle Egadi.

SANTUARIO DEI CETACEI

Il triangolo tra la Toscana, la Liguria, il Principato di Monaco e la Corsica sembra spopolarsi di balene e delfini che invece dovrebbero godere di questa ‘casa’ creata per loro.

“La diminuzione di cetacei nel Santuario – ha detto Giannì – sembra legata all’effetto clima ma, per ora, sono solo sospetti e non ci sono pubblicazione scientifiche in grado di dimostrarlo”.

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Note

Salvare il pianeta in vacanza: i consigli green


La salvezza del Pianeta non va in vacanza. Per questo, il cittadino, nemmeno in ferie dovrebbe dimenticare che non bastano solo gli accordi dei leader per ridurre le emissioni di CO2 ma che anche le singole azioni possono fare la differenza.

Essere ‘verdi’ anche in vacanza sembra più facile ora grazie ai consigli che il viaggiatore può trovare con sempre più facilità da agenzie turistiche e siti internet che indirizzano verso scelte il più eco-possibili.

Il sito britannico Carbon friendly flight finder ad esempio, funziona come un comparatore di prezzi dei voli aerei, ma oltre ai prezzi dei viaggi fornisce le tonnellate di CO2 emesse nella tratta prescelta.

Per volare da Roma a Londra ad esempio, non tutte le compagnie sono uguali in quanto a emissioni, e per semplificare la lettura, i voli a basse emissioni sono visualizzati in varie gradazioni di verde, quelli più inquinanti in rosso.

STOP EMISSIONI: Il primo passo verso un viaggio ecosostenibile comincia dalla valigia

Regola numero uno, viaggiare leggeri

Come suggerisce il sito Carbon Consultancy. Gli studi hanno dimostrato che ridurre il bagaglio riduce le emissioni legate a ogni passeggero.

Una volta arrivati a destinazione poi, ecco alcuni consigli di Carbon Consultancy, con cui concorda anche il WWF: Per ridurre le emissioni non necessarie preferire i mezzi pubblici ai taxi per muoversi, meglio ancora sarebbe noleggiare la bici, ecologica e economica.

Attenzione però a rispettare l’ambiente, restare sui sentieri e sui percorsi segnalati, soprattutto all’interno delle aree protette.

Non pensare solo alle emissioni. Non lasciare mai rifiuti di alcun genere e comunque preferire le bottiglie di vetro a quelle di plastica per dissetarsi


E ancora, una volta tornati in albergo, per ridurre le emissioni limitare al necessario l’uso di energia elettrica inclusa quella per l’aria condizionata e per la produzione di acqua calda, spegnere le luci e assicurarsi di aver chiuso i rubinetti quando si esce dalla stanza d’albergo.

Rinunciare al cambio quotidiano degli asciugamani e delle lenzuola fa già molta differenza al nostro ambiente così malato.

Alcuni souvenir costano in termini ecologici molto più di quanto li si abbia pagati

E da ultimo, portare a casa un ricordo del viaggio è sempre bello ma attenzione, alcuni souvenir costano in termini ecologici molto più di quanto li si abbia pagati: pensiamoci due volte quindi, prima di acquistare qualunque oggetto naturale, fatto con parti di animali o piante.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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“legge russa” in Georgia, la presidente mette il veto. «Ci allontana dall’Ue»

«Oggi ho posto il veto alla legge russa» afferma in un discorso pubblico la Presidente della Georgia Salomè Zourabichvili. La scelta, attesa dai manifestanti e dall’opinione pubblico filo-europea, vuole riaffermare la volontà del paese ad avvicinarsi ai valori democratici dell’Unione Europea e porre fine all’influenza liberticida ed invadente della Russia di Putin.

«Questa legge è russa nella sua essenza e nel suo spirito» – aggiunge la Presidente – «Contraddice la nostra Costituzione e tutte le norme europee, quindi rappresenta un ostacolo sul nostro cammino europeo […] Questa legge deve essere abrogata». Conclude nel suo discorso.

Salomè Zourabichvili, nata a Parigi nel 1952 da rifugiati politici georgiani, è presidente della Georgia dalla fine del 2018. Formalmente indipendente dal 2011 ma molto vicina al partito Sogno Georgiano-Georgia Democratica (kartuli otsneba – demok’rat’iuli sakartvelo), nel 2016 gli elettori georgiani la elessero per la prima volta dentro il Parlamento della Georgia. Provò inizialmente a correre come Presidente nel 2013, venendo però scartata dalla Commissione elettorale centrale per via della sua doppia cittadinanza franco-georgiana. Di orientamento politico fortemente europeista, il veto contro la “legge russa” era stato dato quasi per scontato da molti osservatori.

Veto in Georgia. Cosa potrebbe succedere

Il veto della Presidente è solamente una soluzione temporanea alla promulgazione della legge. Il partito al potere (il partito Sogno Georgiano, tra l’altro lo stesso partito politico molto vicino alla Presidente), detiene in Parlamento una maggioranza sufficiente per annullare il suo veto. Nonostante le proteste che vanno avanti da mesi, i promotori della legge continuano dal canto loro ad insistere sul fatto che la legge sia destinata a promuovere la trasparenza ed a frenare tutte quelle forme di influenze straniere dannose per la sovranità nazionale.

La Georgia, avvicinatasi agli ideali europei già nel 2003 al seguito della “Rivoluzione delle rose”, è un candidato ufficiale all’adesione all’Ue dal dicembre 2023. La sua candidatura è arrivata in risposta all’invasione Russa dell’Ucraina del 2022 (La stessa Russia infatti aveva provato, con successo parziale, ad annettere alcune regioni separatiste della Georgia nel 2008).

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

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Attentato a Robert Fico, ancora grave ma «prognosi positiva»

Robert Fico, attuale Primo ministro della Slovacchia rimasto vittima di un attentato armato perpetrato da un’ex guardia giurata in pensione per motivi politici, risulta ora in condizioni stabili. Lo comunica pubblicamente il vicepremier slovacco Robert Kalinak, uomo politico fra i più stretti alleati dello stesso Fico.

Migliorano le condizioni mediche di Robert Fico. Il Premier è ricoverato “fra la vita e la morte” dal 15 maggio scorso dopo essere stato raggiunto da tre colpi di pistola all’addome ed al braccio. Le ferite riportate, seppur molto gravi, non avevano fortunatamente lesionato nessun organo vitale. L’attentatore è un pensionato ed attivista 71enne di nome Juraj Cintula. Egli, dopo l’arresto da parte degli agenti di polizia, aveva affermato durante l’interrogatorio «Ho sparato perché disapprovo le sue politiche».

«L’intervento chirurgico di ieri (sabato 18 maggio 2024, n.d.r), durato due ore, ha contribuito a una prognosi positiva per lo stato di salute del primo ministro» – ha dichiarato ai giornalisti la ministra Zuzana Dolinkova. Il premier Fico rimarrà però ancora nell’ospedale di Banska Bystrica e, sempre per via delle sue ferite, non sarà ancora trasportato a Bratislava. Dall’Ospedale Roosevelt di Banska Bystrica, il vice direttore della struttura Milan Urbani ha dichiarato in aggiunta  “crediamo fermamente che tutto andrà per il verso giusto”. I medici hanno sottoposto in totale il Premier Fico a due interventi chirurgici dopo l’attentato.

Nel frattempo risulta che, secondo le fonti di ANSA.it, gli inquirenti abbiano tradotto l’aggressore Juraj Cintula presso il tribunale di Pezinok, a circa 20 km di Bratislava. L’udienza in tribunale, iniziata alle 11:00, è servita per decidere sulla sua eventuale detenzione preventiva. Secondo il procuratore vige un probabile rischio di fuga nonchè una possibile continuazione dell’attività criminale. Juraj Cintula è accusato di omicidio premeditato.

Per le informazioni riportate dall’Adnkronos Cintula, che si è dichiarato colpevole dell’aggressione, ha tuttavia dichiarato di aver agito senza l’intenzione di uccidere.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

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