Mese: Maggio 2024

Porto Torres, borgata di Ponte romano fra monumenti e degrado

PORTO TORRES: Una delle borgate spesso dimenticate. Si tratta dell’antica borgata sulla sponda occidentale del ponte romano, adiacente alla foce del Riu Mannu ed a due passi dalla spiaggia della Marinella. Essa, che in epoca romana è testimoniato fosse una necropoli ipogeica, allo stato attuale è una delle aree più degradate di tutta la città.

Simbolo de facto della zona sono le due fornaci in trachite. Esse sono in bella mostra di sé sull’altopiano occcupato dai ruderi di quella che fu una delle principali industrie cittadine del Novecento. L’ex-Ferromin SA infatti scelse quest’area come sede del suo complesso industriale, che all’epoca fu appunto una delle maggiori industrie di Porto Torres fino agli anni sessanta. Nella stessa zona, dal 1873, è installata la Batteria antinave di Ponte Romano, sistema difensivo nato per proteggere il porto di Porto Torres da eventuali aggressioni. Altro elemento imprescindibile della zona è ovviamente il ponte romano, protagonista dei recenti restauri.

Per chi si avventurasse oggi nella borgata di ponte romano però lo accoglierebbero rifiuti, strade dissestate, erbacce e baracche fatiscenti piene di Eternit. A causa di ciò risulta evidente che siano rimaste inascoltate le numerose lamentele che nel corso degli anni i residenti hanno presentato per chiedere maggiore decoro per una zona così importante.

Borgata di Ponte romano. Una delle baracche fatiscenti con Eternit (foto Pitzoi Arcadu)

Ad ulteriore testimonianza della rilevanza storica della zona della borgata di ponte romano è il piano urbanistico comunale della città. Esso infatti dichiara quel fazzoletto di terra importante per la sua funzione di “connessione urbana”. Secondo la documentazione «rappresenta la cerniera ambientale tra la città romana, la città storica, la città moderna, la città industriale e la città portuale». Amministrativamente parlando questa cerniera di terra risulta comunque di competenza del Consorzio industriale Provinciale (come attestato da recenti verifiche).

Negli ultimi decenni però quest’ultimo non sembra essere stato in grado di fare i necessari interventi per lo sviluppo della zona, con conseguenze negative ben evidenti.

Eppure la storia ci insegna come questo trattamento così indegno rivolto a questa zona sia del tutto inappropriato. Le vicende storiche della città evidenziano infatti l’esistenza fin dall’antichità di strette relazioni tra gli abitanti, le loro attività ed il fiume. Il primo porto della città fu infatti un porto fluviale situato quasi sicuramente in quelle zone sulla sponta orientale.

Per restituire decoro alla città e riconnetterla in maniera armonica col suo passato risulterebbe quindi cruciale avviare al più presto tutte le attività necessarie per riqualificare l’intera area, da troppo tempo lasciata in disparte.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Incendi a Porto Torres, convocato Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica

È fissata per il giorno lunedì 6 maggio 2024 la seduta straordinaria del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica convocato d’intesa con la Prefettura. Ordine del giorno sarà l’incendio del 30 aprile avvenuto la notte a Porto Torres. L’incontro avverrà alle 11:00 nella sede della Prefettura in Piazza d’Italia a Sassari. Quello del 30 aprile è stato solo l’ultimo di uno dei numerosi incendi avvenuti a Porto Torres negli ultimi anni

All’incontro, concordato con il sindaco Massimo Mulas, parteciperanno anche l’Amministratore Straordinario della Provincia Pietro Fois, il Questore di Sassari Claudio Sanfilippo, il comandante provinciale dei Carabinieri Massimiliano Pricchiazzi, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Stefano Rebechesu ed il sindaco di Sassari Gian Vittorio Campus.

Nella fattispecie si parlerà della sera del 30 aprile. In quest’occasione infatti la squadra dei Vigili del fuoco di Porto Torres è intervenuta la sera alle 21:30 per un incendio all’interno di un deposito di automezzi per la raccolta dei rifiuti nella zona industriale. Durante la lunga serata due squadre provenienti da Sassari hanno fornito ulteriore supporto ai Vigili del fuoco locali nelle complesse operazioni di spegnimento.

Nonostante il tentativo riuscito di limitare i danni, l’incendio ha distrutto 11 mezzi per la raccolta dei rifiuti su un totale di 30. Al momento non è esclusa alcuna ipotesi, compresa la natura dolosa dell’incendio.

Gli incendi notturni a Porto Torres

Negli ultimi anni gli incendi notturni sono aumentati esponenzialmente. Ad ottobre 2023 un incendio aveva distrutto la biglietteria dismessa della banchina degli alti fondali. A dicembre dello stesso anno un altro incendio in una palazzina privata aveva costretto alla parziale evacuazione dello stabile. Sempre nel 2023, durante le attività per la festa dei Martiri Turritani, un ennesimo atto incendiario di natura certamente dolosa aveva distrutto le attrezzature del Luna Park itinerante Wonderland. In quest’occasione la proprietaria dell’impresa itinerante Rossella Duville aveva commentato amaramente ai cronisti di Sardegna Live: «Questa è la seconda volta che veniamo coinvolti in un incidente di questo tipo a Porto Torres. Nel 2018 si verificò lo stesso fatto e ci furono danni per 15 mila euro. Fu un atto a cui non fu mai attribuito un colpevole, è rimasto irrisolto»

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Urbex: l’esplorazione urbana che arriva anche a Porto Torres

Da anni è ormai consolidato anche nell’isola il fenomeno dell’Urbex (contrazione della parola inglese Urban Exploration, ovvero esplorazione urbana), ossia l’attività che consiste nell’esplorare gli edifici abbandonati che costellano il contesto urbano cittadino al fine di preservarne la memoria storica. Punto di riferimento in Sardegna per questo tipo di attività è il progetto indipendente di Sardegna Abbandonata.

Spesso erroneamente considerato come attività illegale (fintanto che non si violano divieti espliciti, si commettano furti, vandalismo o occupazione abusiva non lo è) l’esplorazione urbana è un hobby che accompagna molti fotografi, documentaristi o semplici curiosi e che aiuta come già detto a mantenere viva la memoria storica di ville e complessi architettonici industriali e civili ormai dimenticati e lasciati nel degrado e che spesso assumono i connotati di veri e propri ecomostri.

L’attività dell’esplorazione urbana, che comunque è da precisare essere alle volte piuttosto rischiosa, se si pensa ad esempio a quando ci si introduce in edifici estremamente pericolanti ed imbottiti di Eternit, è una forma di impegno del singolo individuo per segnalare, salvaguardare e proteggere i luoghi urbani abbandonati sottraendoli al completo decadimento.

Fra i principi dell’Urbex infatti vi è il completo rispetto per il manufatto visitato, evitando quindi di accedervi violando eventuali divieti espliciti (come ad esempio cartelli o lucchetti alle entrate) ed evitando il vandalismo o qualsiasi forma di furto (ad esempio non vengono neanche presi piccoli reperti di nessun valore economico da usare come souvenir).

È da precisare che in diversi paesi alcuni comportamenti connessi con l’esplorazione urbana possono violare leggi nazionali o regolamenti locali, oppure essere considerati forme abusive di accesso o lesioni della privacy.

L’esplorazione urbana a Porto Torres

Un graffito d’epoca nella Ferriera Sarda di Porto Torres (foto Pitzoi Arcadu)

Purtroppo a Porto Torres non sono le vecchie ville sontuose ed affrescate ad attirare l’attenzione degli esploratori. Per chiunque conosca bene la città intuisce invece che è la zona industriale della Marinella, disseminata di ruderi fatiscenti considerati “archeologie industriali”, ad offrire svariati punti d’interesse per questo tipo di attività. Vasti complessi industriali che un tempo davano lavoro a centinaia di persone ed alcuni dei quali progettati da celebri architetti della Prima Repubblica, sono considerati infatti dagli amanti del settore la testimonianza ingrata di quello che un tempo era uno dei poli industriali più laboriosi d’Italia.



Nella vasta area della Marinella a farla da padrona non sono più le operose industrie, ma vecchi ecomostri fatiscenti e pericolosi per la salute e l’igiene urbana. Ruderi che negli ultimi anni, oltre che per le disgraziate attività di vandalismo e sciacallaggio, hanno anche attirato proprio l’attenzione degli esploratori urbani di tutta Europa ottenendo una certa fama nel sottobosco dell’Urbex. Una forma di turismo alternativo che tenta di ridare prestigio anche a questo tipo di testimonianze storiche.

In conclusione, vista la pericolosità dei succitati manufatti, si può dire che a Porto Torres l’Urbex non è per tutti, anche se questo non ha scoraggiato i più temerari appassionati dell’esplorazione urbana.

Nonostante non sia formalmente illegale come attività e sia ben consolidata nella cultura underground, si sconsiglia ad addentrasi a qualsiasi titolo all’interno di edifici in evidente stato di pericolosità.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Inquinamento a Porto Torres: tornano le macchie oleose in mare

PORTO TORRES: In procinto della stagione estiva e dopo la buona notizia riguardante il termine dell’interdizione alla balneazione della spiaggia di Fiume Santo, a Porto Torres torna l’incubo dell’inquinamento delle acque. Attualmente sono ancora sconosciute le cause del problema.

Una lunga scia di schiuma ed acqua torbida accompagnata da un pessimo odore è apparsa nei pressi della spiaggia della Marinella, vasta area sabbiosa nei pressi della foce del Riu Mannu. Spiaggia un tempo molto frequentata, da decenni risulta completamente abbandonata a causa dell‘inquinamento dovuto alla vicina area industriale. Sempre nel sito della Marinella l’associazione «Tuteliamo il Golfo dell’Asinara» ha segnalato discariche abusive di inerti edili e rifiuti ingombranti, identificando anche la presenza di manufatti in Eternit.

L’inquinamento industriale di Porto Torres

L’inquinamento industriale di Porto Torres è un problema ricorrente nato dall’istituzione del petrolchimico nel 1963. Questo fenomeno danneggia gravemente la salute dei cittadini e paralizza tutte le attività commerciali legate all’allevamento, all’industria ittica ed al turismo. Dopo il grave incidente del 2011, che ha comportato lo sversamento in mare di decine di metri cubi di olio combustibile, l’Associazione Tuteliamo il Golfo dell’Asinara si occupa di monitorare attivamente la situazione ambientale.

Poco distante dalla Marinella inoltre è ubicata la piccola spiaggia della Minciaredda, conosciuta per la sua discarica abusiva con relativo disastro ambientale. L’area in questione, dislocata su oltre 35 ettari di proprietà del Ex-Syndial, viene chiamata la «Collina dei veleni». Nell’agosto del 2003 il movimento indipendentista Irs, con un plateale blitz all’interno della zona fino a quel momento interdetta ad occhi indiscreti, portò all’attenzione dell’opinione pubblica l’entità del danno ambientale. Solo però nel 2015 i militari del Nucleo operativo ecologico provinciale hanno messo i sigilli su tutta la zona.

Ulteriormente, secondo gli atti prodotti dall’avvocatura di Stato nel corso della decennale causa legale, si evidenzia che “le analisi chimiche, eseguite nei campioni di terreno prelevati dal suolo della discarica di Minciaredda fino alla profondità di massimo 20 metri, rilevano la presenza di idrocarburi leggeri e pesanti”.

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