Mese: Maggio 2024

Elezioni comunali Sassari, incontro con i candidati sindaco

L’associazione UDU Sassari, assieme ad ASP Sassari, organizzano presso l’università un incontro con i candidati sindaco per le imminenti elezioni comunali. L’incontrò, che si terrà presso il dipartimento di Giurisprudenza in Viale Mancini 5, avverrà lunedì 3 giugno alle 16:00 in aula Segni.

L’associazione UDU Sassari-Unione degli Universitari è un’associazione studentesca che dal 2016 svolge attività culturali e di rappresentanza all’interno dell’Ateneo sassarese. L’ASP Sassari-Associazione Scienze Politiche, è l’associazione che raccoglie tutti gli studenti del Dipartimento di scienze politiche, scienze della comunicazione ed ingegneria dell’informazione dell’Università di Sassari.

In vista delle elezioni comunali di Sassari, UDU Sassari e ASP Sassari fanno sapere di aver organizzato assieme un dibattito pubblico fra i candidati Sindaco. Tema cardine dell’incontro sarà il concetto di “Sassari Città Universitaria”. Saranno fisicamente presenti Mariano Brianda (movimento civico della Costituente), Nicola Lucchi (civici), Gavino Mariotti (centrodestra), Giuseppe Mascia (centrosinistra), Giuseppe Palopoli (lista ‘Svegliati Sassari’).

Le elezioni, che avverranno l’8 e il 9 giugno 2024 in concomitanza alle elezioni europee, serviranno per sostituire il sindaco uscente Gian Vittorio “Nanni” Campus, insediatosi nel luglio del 2019. A tal proposito, dopo l’ultima seduta consiliare prima delle elezioni, il Sindaco uscente ha voluto affermare, dopo i ringraziamenti ed i saluti di rito, «Chiaramente se io fossi quella persona istituzionalmente educata dovrei dire auguri a tutti i candidati…. e siccome non so essere ipocrita, saluti e ringraziamenti, ripeto, sono per tutti, faccio però gli auguri solo ai candidati che ritengo meritevoli».

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Spazio Schengen, Italia sospenderà i trattati dal 5 al 18 giugno

A causa dell’imminente vertice dei capi di Stato e di governo del G7 in programma in Puglia, l’Italia sospenderà temporaneamente lo spazio Schengen. La decisione di sospendere i trattati di libera circolazione nasce da una necessità di una maggiore sicurezza per l’evento in cantiere. Il Vertice dei Leader del G7 si svolgerà dal 13 al 15 giugno in Puglia.

Il Viminale ha comunicato che «come da prassi consolidata dagli Stati in occasione di eventi analoghi, le frontiere saranno temporaneamente soggette a controlli». La sospensione dello spazio Schengen ed il ripristino dei controlli inizierà ufficialmente dalle ore 14.00 di mercoledì 5 giugno 2024 per terminare alle ore 14.00 di martedì 18 giugno 2024.

Il 1° gennaio 2024 l’Italia ha assunto per la settima volta la Presidenza del G7. Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America si riuniscono ciclicamente al summit del G7 . Al summit parteciperanno anche i rappresentanti dell’Unione Europea. La Presidenza italiana durerà fino al 31 dicembre 2024 e prevede un programma di riunioni tecniche ed eventi istituzionali lungo tutto il territorio nazionale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Porto Torres, decapita uccello vivo. Individuato il responsabile

Porto Torres (SS): Decapita uccello per divertimento. Raggiunto da una denuncia per maltrattamento di animali un 35enne sassarese ma residente nella penisola. Ora l’uomo deve rispondere alle accuse (comprovate da una testimonianza video) di violenza contro un animale totalmente ingiustificata ed aggravata dalla brutalità.



La denuncia dell’associazione LNDC Animal Protection è arrivata al destinatario. Identificato grazie alle indagini della Compagnia dei Carabinieri di Porto Torres l’uomo che, durante la Festha manna 2024, nel parco di san Gavino, aveva afferrato un corvo (animale caratteristico della fauna locale del parco) e lo aveva ucciso brutalmente per puro spettacolo. Nelle ultime settimane i casi di violenza contro gli animali in Sardegna sono sensibilmente aumentati.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Giada Zanola, uccisa a Vigonza dal compagno geloso

 Giada Zanola e il suo compagno Andrea Favero si sarebbero dovuti sposare a settembre. Lei però non se la sentiva più, ed aveva comunicato al compagno la decisione di volersi separare. Fu così che Giada Zanola, mamma di 33 anni, è stata spinta dal cavalcavia della A4 nei pressi di Vigonza (PD) dall’ex compagno, definito dagli amici «gelosissimo e possessivo». 

Giada Zanola col compagno Andrea Favero condivideva anche un bimbo di tre anni. Anche se inizialmente sembrava un suicidio, gli amici della donna hanno da subito smentito questa pista, raccontando di come Giada fosse una persona solare e molto affezionata al suo bambino. Dopo i primi rilievi il fascicolo d’indagine aperto è diventato fin da subito di omicidio volontario a carico dell’ex tossico.

Secondo gli agenti, l’omicidio sarebbe avvenuto dopo l’ennesima lite tra i due, sul ponte dell’autostrada non distante dall’abitazione dove vive la coppia. L’uomo avrebbe spinto la donna giù dal cavalcavia sulla carreggiata sottostante, con una caduta di 15 metri. Dopo l’identificazione del corpo della giovane mamma, l’uomo (che era ritornato a casa aspettando la notizia del ritrovamento) aveva fornito una ricostruzione distorta delle ultime ore per depistare le indagini. Troppe incongruenze sono però riemerse durante l’interrogatorio. A quel punto l’uomo avrebbe fatto alcune ammissioni parziali.

Il compagno attualmente si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Negli ultimi 12 mesi, secondo FemminicidioItalia.info, i femminicidi in Italia sono stati 43.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Turris Libisonis Colonia Iulia?

Porto Torres fu veramente fondata dai Romani? Turris Libisonis, unica colonia Romana presente in Sardegna, fu, stando alle fonti, fondata da Giulio Cesare che tornando vittorioso dall’Africa nell’estate del 46 a.C. fece scalo nel golfo dell’Asinara 1Plinio Historia Naturalis, III, 85.

Veduta aerea del palazzo di Re Barbaro (Foto Roberto Biosa)

La colonia sorse sulla riva ad Est del Rio Mannu, fiume che con la sua foce originariamente protetta fungeva da approdo naturale. Le fonti classiche non menzionano alcuna resistenza in loco da parte di popolazioni autoctone, ne se ci fu un interazione pacifica. Apparentemente quindi, stando a quanto riportato da Plinio, l’urbe venne edificata ex novo. Questa edificazione, come da consuetudine per l’élite romana, dava la possibilità di colonizzare nuovi territori. I veterani divenuti proprietari terrieri potevano così usufruire delle terre promesse da Roma per arricchirsi e vivere nel lusso delle loro ville.

Il territorio di Porto Torres però è ricco di evidenze archeologiche preromane inquadrate in un contesto cronologico molto vasto, dal neolitico sino alla tarda età del ferro. Già nel 1848 venivano segnalati 36 nuraghi, nel 1901 solo 16 2Fonte: Nissardi , mentre uno studio condotto da Lo Schiavo (1989) ne identificò solamente 8 3PUC Porto Torres 2014.

Il villaggio Nuragico di Biunisi con la sua cinta di mura perimetrale (Foto Roberto Biosa)

A partire dall’Editto delle Chiudende che caratterizzò un mostruoso cambiamento paesaggistico nell’isola durante l’ottocento e che, anche nelle campagne turritane contribuì alla distruzione di siti archeologici, non meno fu il contributo dato dalla costruzione della moderna zona industriale. Questa infatti, vede inglobata al suo interno tre importanti siti dell’età del Bronzo ancora inediti e poco studiati. I Nuraghi Ferrali, Minciaredda e Nieddu sono infatti circondati dalle famose cisterne chiamate “ottantamila” e attualmente non possono essere visitati, se non durante la manifestazione Monumenti Aperti come avvenuto nel 2014 per il Nuraghe Nieddu.

I pochi siti Nuragici ancora identificabili risultano per lo più complessi, anche se di difficile lettura a causa della vegetazione o della distruzione perpetrata nei secoli. Un esempio di questo sono i già menzionati nuraghi Minciaredda e Ferrali, di difficile individuazione, e poi i nuraghi Nieddu, Margone, Sant’Elena, Biunisi e Monte Aiveghe.

Quest’ultimo rappresenta un evidenza molto interessante che potrebbe contrastare il nostro titolo. Si tratta infatti di un nuraghe apparentemente semplice che in realtà cela un altra torre di difficile lettura al suo mastio centrale. Inoltre, cinquanta metri a sud del nuraghe, nella parete rocciosa della collina cosi chiamata “Monte Aiveghe” si trovano circa quattro tombe ipogeiche di difficile attribuzione cronologica che furono utilizzate in tempi moderni come porcilaie. Questo sito, anch’esso ancora non investigato si trova a circa mille metri dalla colonia di Turris. Sulla sponda est del Flumen Turritanum si può individuare con non poca difficoltà la Domus de Janas di Birali, distante circa settecento metri dalla colonia.

I resti del Nuraghe Monte Aiveghe e l’omonima collina sulla sponda Ovest del Rio Mannu
(Foto Roberto Biosa)

È chiaro come le evidenze di una frequentazione e appropriazione del territorio in contesto preromano non manchino nel territorio di Porto Torres. Ciononostante bisogna specificare che per rispondere al nostro quesito iniziale solo delle ricerche scienti che potrebbero darci qualche chiarimento se non anzi lasciarci con qualche nuova domanda. È possibile che la Turris di Turris Libisonis fosse un nuraghe ancora parzialmente conservato all’arrivo dei romani, magari il Nuraghe Monte Aiveghe? O era presente un insediamento con Nuraghe dove oggi sorge il parco archeologico che quindi diede il nome alla città?

Queste sono naturalmente solo ipotesi, che potremo rispondere attraverso delle indagini scienti che presso l’area archeologica Turritana e nei pressi della collina di Monte Aiveghe. È chiaro cosa i romani trovarono al loro arrivo, vestigia gloriose di un passato ormai perduto. Chi trovarono invece? Un posto abbandonato o gli eredi di quest’ultimo?

Bibliografia

  • Angius, V. 1834. In Casalis, G. Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di SM il Re di Sardegna, II, Torino 1833-1857.
  • Plinio Historia Naturalis, III, 85.
  • Lo Schiavo, F. 1989. L’archeologia della Nurra, in Pietracarpina, A. (a cura di), La Nurra, sintesi monogra ca, Sassari, pp. 149-163.
  • Piano Urbanistico Comunale Comune di Porto Torres, 2014. Modello interpretativo dei Beni Archeologici, relazione Storico-Culturale – Beni Archeologici

Aggredito il giornalista Alberto Dandolo. «non rompere i c*glioni»

Alberto Dandolo, giornalista presso i periodici Oggi e Dagospia, sarebbe stato aggredito in casa da due persone e pestato a sangue. Stando a quanto riferito, il motivo è stato puramente intimidatorio. I due aggressori avrebbero infatti inveito contro il giornalista «Devi farti i cazzi tuoi. La devi smettere di rompere i coglioni».

Stando alle ricostruzioni riportate da Adnkronos, due persone dall’accento del centro Italia, accompagnate forse da una terza per fare il palo, si sarebbero introdotte nella casa del giornalista per commettere la violenza. Il giornalista, ripresosi dallo shock e medicato dalle ferite ricevute, ha ricevuto la solidarietà sia del giornale Dagospia, del direttore del settimanale Oggi Carlo Verdelli, e del presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Vittorio Di Trapani. Carlo Verdelli comunica, riportato da Open, «posso solo dire che mi auguro come tutti che la magistratura e le forze dell’ordine facciano delle indagini approfondite per capire chi ha fatto questo. A una persona che lavora come giornalista e che non ha scritto niente di grave. È un segno gravissimo per chiunque fa questo mestiere».

«Siamo abituati a pressioni, minacce, querele, diffide» – comunica invece Dagospia – «Ora siamo alla violenza fisica. Ma continueremo a fare il nostro lavoro e a denunciare, finché ci sarà possibile, chi ce lo impedisce».

L’aggressione contro Alberto Dandolo mette in risalto un problema giá noto nel paese. L’Italia, secondo Reporter Senza Frontiere, é al 2023 al 41° posto per la libertà di stampa. L’anno prima, nel 2022, era al 58° posto. Secondo i report il paese soffre ancora di «una certa paralisi legislativa» a tutela del lavoro dei giornalisti, oltre al frequente fenomeno delle intimidazioni e delle minacce dalla criminalità organizzata e dai vari gruppi estremisti violenti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Cannabis light, nuova stretta del governo per «usi non industriali»

Nuovo emendamento proposto dal governo Meloni al ddl Sicurezza attualmente in esame alla Camera. Questo emendamento recentemente proposto porterebbe ad una nuova stretta, vietando l’utilizzo della cannabis light (quella con un contenuto di Thc inferiore allo 0,2% in vendita in Italia) per il consumo umano, relegandola a soli scopi industriali.

La proposta, se accettata, porterebbe il commercio o la cessione di infiorescenze della sostanza finora legale ad essere punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando cioè il prodotto light a quello tradizionale non depotenziato tra l’altro già legale in molti paesi fra i quali di recente la Germania.

Le reazioni alla proposta sono state fin da subito critiche. Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha definito questa mossa «una spinta repressiva e punitiva immotivata». Oltre che per il passo indietro in chiave conservatrice, uno dei maggiori timori è rivolto al mondo del lavoro, poiché si andrebbe a distruggere un settore (quello del commercio e della rivendita di prodotti a base di cannabis light) che dal 2016 ha avuto un enorme sviluppo, con un giro d’affari di 45 milioni di euro già nel 2017.

Cosa è la cannabis light e perché non può essere considerata una droga

Alla fine del 2016 in Italia, a seguito della legge 242/2016 che prevede una tolleranza fino allo 0,6% di THC, è iniziato il commercio su larga scala dei prodotti a base di marijuana depotenziata. Questi prodotti, conosciuti sul mercato con vari nomi quali canapa legale, cannabis light, cannabis CBD o marijuana light, non hanno effetti psicotropi e non possono essere considerati come droghe.

L’Italia ha legalizzato l’uso di cannabinoidi per finalità mediche già nel 2007. A dicembre del 2016 viene invece legalizzata la canapa industriale, ed il 22 maggio 2018 il Ministero dell’Agricoltura ha approvato l’uso di prodotti contenenti fino a 0.2% di THC per cannabis sativa.

L’OMS inoltre ha dichiarato che il CBD (cannabinoide principale presente nei prodotti attualmente in vendita in Italia) non comporta rischi di dipendenza e non causa cambiamenti dell’umore o del comportamento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riparte il sostegno italiano all’Unrwa, fermo da gennaio a causa di Israele

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani annuncia la ripresa, da parte italiana, dei finanziamenti all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. I finanziamenti erano bloccati da gennaio 2024, in seguito alla pubblicazione di un report del governo israeliano che accusava alcuni dipendenti dell’Unrwa di aver partecipato al massacro del 7 ottobre 2023.

L’annuncio è stato dichiarato dopo un colloquio bilaterale con il leader dell’ANP Mohammad Mustafa e la premier Giorgia Meloni, assieme al ministro Antonio Tajani. Nonostante l’Italia non riconosca la Palestina come uno stato, a Palazzo Chigi il leader palestinese, riferisce ANSA, è stato accolto con tutti gli onori. Il ricevimento è stato celebrato con varie formalità di rito, dalla bandiera palestinese issata sulla facciata accanto al tricolore e al drappo europeo, alla stretta di mano con la premier sulla soglia del palazzo finendo poi con il al picchetto d’onore dei corazzieri. Per la Meloni adesso è prioritario un «cessate il fuoco sostenibile». Per Antonio Tajani invece «L’Italia, grazie alle sue posizioni equilibrate, vuole svolgere un ruolo di ponte».

Nel 2022, il contributo complessivo dell’Italia all’Unrwa è stato pari a 14 milioni di euro, rendendola uno dei principali sostenitori dell’agenzia.



La decisione è nata perché, con il passare del tempo, sono aumentati i dubbi sulla legittimità delle accuse mosse da Israele. Ora l’Italia ha la priorità di «affrontare sia l’emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni ad avere un proprio Stato, sia le altrettanto legittime esigenze di sicurezza di Israele». Già dal 7 maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva invitato il governo italiano a riprendere i finanziamenti all’Unrwa.

(in copertina immagine di repertorio Wikimedia Commons)

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Corte dell’Aia: Stop offensiva a Rafah, «Rischio genocidio»

La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ordina ad Israele di fermare la distruttiva offensiva militare a Rafah. Pur non qualificando con tale termine l’offensiva, viene ordinato ad Israele di prendere una serie di misure per prevenire «Nel rispetto della convenzione internazionale per la prevenzione del genocidio».



Il caso contro Israele all’Aia è stato aperto a gennaio dopo l’accusa presentata dal Sudafrica. Negli ultimi giorni la stessa aveva chiesto nuovamente alla Corte di ordinare lo stop alle operazioni militari. Con questi ultimi provvedimenti, il Sudafrica ha accolto con favore la decisione definita «più forte» della Corte.

La decisione della Corte è stata presa con una maggioranza schiacciante di 13 voti contro 2. La Corte dell’Aia ha poi chiesto ad Hamas la liberazione «immediata e incondizionata» degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza dal 7 ottobre 2023.

Il giudice Nawaf Salam ha dichiarato che la situazione è cambiata da quando la Corte ha emesso i suoi precedenti ordini di misure cautelari e dunque possono essere richieste nuove misure di emergenza.

Stop offensiva a Rafah, le reazioni all’ordinanza

Per il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir (citato dal giornale israeliano Ynet e riportato da Open.online): «L’irrilevante sentenza della Corte antisemita dell’Aia dovrebbe avere una sola risposta: l’occupazione di Rafah, l’aumento della pressione militare e la completa distruzione di Hamas, fino al raggiungimento della completa vittoria nella guerra».

Hamas ha accolto invece con favore la decisione della Corte, aggiungendo però che quanto da essa ordinato non è ancora abbastanza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


Porto Torres, decapita uccello vivo. LNDC Animal Protection denuncia il ragazzo

Porto Torres (SS): Decapita uccello vivo senza motivo. Scatta la denuncia per il ragazzo che mercoledì 22 maggio ha staccato la testa ad un uccello per puro divertimento. Lo riferisce l’associazione LNDC Animal Protection. Per l’associazione «La società e la politica devono educare i giovani ad avere rispetto per ogni essere vivente e prevenire gesti come questo insegnando l’empatia. Soggetti che si comportano in questo modo devono essere recuperati o saranno un pericolo per tutti».



Non è passato inosservato il brutale gesto divulgato online dal video di un testimone. Durante la Festha manna, nel parco di san Gavino, un giovane ha preso un uccello e gli ha stracciato la testa, uccidendolo per divertimento. Sgomenti i presenti, anche se nel video divulgato si sentono alcune risate.

Volatili nel parco di san Gavino, in un albero poco distante dalla basilica (foto Pitzoi Arcadu)

Rapida ed intransigente la risposta delle associazioni di categoria. La presidente della LNDC Animal Protection Piera Rosati dichiara con un comunicato stampa di aver sporto denuncia e di voler seguire la cosa da vicino. Per la Presidente «se una persona si diverte a uccidere un altro essere vivente c’è chiaramente qualcosa che non va». L’associazione fa sapere che si impegnerà affinché il fatto non venga derubricato come una ragazzata o qualcosa da non prendere troppo sul serio. 

Le dichiarazioni di Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection: 

«Una persona che fin dalla giovane età si comporta in modo così crudele nei confronti di un essere vivente indifeso e totalmente inoffensivo può sviluppare dei comportamenti sempre più violenti e crudeli se non viene recuperata in tempo. Quello che questo ragazzo ha fatto è di una gravità inaudita e se qualcuno pensa di poterla considerare soltanto una stupidaggine fatta per divertimento si sbaglia di grosso. Del resto, se una persona si diverte a uccidere un altro essere vivente c’è chiaramente qualcosa che non va. Purtroppo, sono sempre più numerosi i casi di violenza sugli animali da parte di giovani e giovanissimi e questo getta una macabra e preoccupante ombra sulle nuove generazioni e su quello che ci può riservare il futuro. È evidente che in questa tendenza dei giovani a comportarsi in questo modo c’è una grossa responsabilità delle famiglie e della società. Ma la responsabilità è anche della politica, che non condanna in maniera concreta gesti di questo tipo. Per questo, ancora una volta, ricordo a tutti che c’è una legge per l’inasprimento delle pene per i reati contro gli animali in Parlamento che aspetta urgentemente di essere approvata» 

Piera Rosati, 24 maggio 2024

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

©RIPRODUZIONE RISERVATA