Uomo politico, tra i padri della costituzione italiana e dello statuto speciale per la Sardegna, leader della Democrazia Cristiana. Fu svariate volte ministro ed infine Presidente della Repubblica Italiana dal 1962 al 1964.
Nacque a Sassari nel 1891 da nobile e ricca famiglia di forte fede cattolica.
Si laureò in giurisprudenza nel 1913. Da giovane militò nel Partito Popolare Italiano e intraprese la docenza universitaria di diritto processuale che da Perugia, nel 1920, l’avrebbe portato a Cagliari, Sassari ed infine, dal 1951, a Roma.
Nel 1943 fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana, di cui rappresentò l’ala conservatrice. Fece parte della consulta regionale sarda e dell’assemblea costituente.
Il futuro Ministro e Presidente venne eletto deputato nel 1948
Ricoprì importanti incarichi a livello ministeriale:
- Sottosegretario per l’agricoltura e foreste nei governi Bonomi III, Parri, De Gasperi I, (anni 1944-1945);
- Più volte Ministro dell’agricoltura e foreste e della pubblica istruzione nei governi De Gasperi e Pella, (anni 1946-1953);
- Primo Ministro negli anni (1955-1957);
- Vicepresidente del consiglio e Ministro della difesa nel II governo Fanfani (1958);
- Premier prima e Ministro dell’interno poi negli anni 1959-1960;
- Ministro degli esteri nel governo Tambroni e Fanfani III, (1960);
- Ministro degli esteri nel IV governo Fanfani, (1962).
- Presidente della Repubblica Italiana (1962-1964).
Dopo la carriera da Ministro fu Presidente della Repubblica Italiana
Fu Presidente della Repubblica Italiana dal maggio 1962 all’agosto 1964, quando si dimise per una sopraggiunta grave infermità.
Si devono a lui importanti provvedimenti in favore della Sila e della Puglia, nonché la legge di riforma agraria e molti provvedimenti in favore della Sardegna, tra questi l’istituzione della zona industriale di Porto Torres.
Antonio Segni fu anche uno dei costruttori dell’unità europea, per il quale impegno gli fu attribuito nel 1964 il Premio “Carlo Magno” della città di Aquisgrana. Morì a Roma nel 1972.
Note
- Foto di copertina File (Wikimedia Commons)
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Redazione Nuova Isola.