Nan-in, un maestro giapponese dell’epoca Meji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il te, colmò la tazza del suo ospite e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il tè dalla tazza, poi non riuscendo più a contenersi disse “È ricolma, non ne entra più!” 

Come questa tazza disse Nan-in, tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture, come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?

Chiunque si cimenti nella storia delle arti marziali, rimarrà deluso, poiché non esistono documenti e nemmeno date certe sulla loro nascita e sul loro sviluppo

Sicuramente quello che oggi intendiamo come “Arti Marziali“, deriva dall’Oriente e ha nulla o poco a che vedere con i Greci ed il loro combattimento chiamato Pancrazio, che finiva quasi sempre con la morte dello sconfitto. E nemmeno con i gladiatori Romani, dove il combattimento si trasformò in spettacolo.

Pur se tutti si addestravano in scuole speciali, le arti marziali propriamente dette derivano da un elemento comune e fondamentale, dalla tradizione religiosa e medica, cioè dall’uso calcolato della respirazione per acquistare forza, calma e potenza.

Inoltre lo storico si scontra con un aspetto fondamentale dell’Oriente, i maestri di un tempo (ma accade ancora oggi), non rivelavano facilmente il loro sapere e a pochi veniva concesso e tramandato (solo oralmente, dopo un giuramento di segretezza), solo alcune tecniche venivano trascritte su pergamene e consegnate direttamente dal maestro all’allievo.

Quindi non avendo fonti storiche precise, dobbiamo rifarci ai miti e alle leggende e sostenerle con date e avvenimenti storici realmente accaduti. Molti credono che le arti marziali risalgano al Vl secolo d.C. e che si siano sviluppate in Cina.

Ci si basa sulla leggenda di un monaco indiano chiamato BODHIDHARMA, giunto in Cina nel regno dei Wei, nei monti Song Shan, nel tempio di Shao Lin

Questo monaco insegnava un modo nuovo e diretto di approccio al Buddismo, diretto e con lunghe meditazioni (si narra che lui stesso fosse stato in meditazione per nove anni in una caverna).

Per sopportare le lunghe ore di meditazione, insegnò delle tecniche di respirazione e degli esercizi per sviluppare la forza e le capacità di autodifesa.

Da questi insegnamenti è nato il dhyana o “scuola meditativa del Buddismo“ chiamata in Cina Chan ed in Giappone Zen.

Ma la storia ci ha dimostrato che in India e in Cina le arti marziali erano già diffuse prima dell’arrivo del Bodhidharma.

Anche in Cina, come in tutto il mondo, si passò gradualmente da piccoli stati indipendenti ad un’unica nazione.

Logicamente piccoli centri con piccoli eserciti (anche se talvolta l’esito di una guerra era affidato ad un combattimento individuale), successivamente la prosperità portò alla costruzione e alla edificazione di città e centri abitati.

È difficile trovare dei libri che diano indicazioni precise sulle origini delle arti marziali

Vi sono infatti molti dubbi relativi alle fonti, poiché i documenti trovati sono molto incerti e poco chiari in quanto i monaci fondatori, tramandavano verbalmente il loro sapere.

Forse la testimonianza più antica sulle origini delle arti marziali risale al ritrovamento di due statuette babilonesi datate tra il 3000 e il 2000 a.C, che rappresentano la parata, cioè la posizione fondamentale nelle moderne arti marziali.

Altrettanto insicure sono le fonti che testimoniano in Mesopotamia la nascita delle arti marziali

Un luogo che con le sue ricchezze avrebbe avuto la possibilità di mantenere “professionisti “in molti campi, soprattutto i praticanti di arti marziali, in quanto necessitavano di tempo per gli allenamenti e lo studio. Il risultato di queste applicazioni avrebbe portato il praticante di arti marziali a seguire un mercante o un sovrano come guardia del corpo.

Il problema che mette in dubbio una probabile relazione commerciale tra i paesi dell’Asia sarebbe data dall’incredula possibilità dei commercianti di riuscire ad attraversare un continente così vasto.

Ci sono, al contrario delle fonti che testimonierebbero i primi commerci tra la civiltà dell’India settentrionale e la Mesopotamia, verso il 2500 a.C e che, verso il 1300 a.C., in un’area che si estendeva dalla Cina all’Europa, circolava un’ascia di bronzo.

Benché tra India e Mesopotamia si commerciasse già dal 2500 a.c., sembra che gli scambi tra India e Cina si possano far risalire solo al Vl secolo d.C.

Perché fu in quel periodo che i monaci che percorrevano  le vie della seta, iniziarono a fondare templi utilizzati come centri culturali.

L’arte che aveva le radici in Mesopotamia si diffuse in Oriente, dove la Cina e l’India raccolsero le nozioni primitive che trasformarono, fino a culminare in quelle che oggi sono le tecniche più sofisticate che fanno parte dell’arte marziale.

L’arte marziale è il risultato di quello che nel passato fu un uso calcolato della respirazione e di una serie di esercizi combinati, per cercare di sviluppare doti come la forza, la potenza, la calma, unite ad uno spiccato senso religioso.

Nelle scuole, che si identificavano principalmente nei monasteri, la pratica si svolgeva in assoluta segretezza

Perfino le stesse scuole venivano tenute nascoste alle autorità

Il sapere può essere comunicato, ma la sapienza no. Non può essere trovata, ma può essere vissuta

Le tecniche di combattimento non venivano trascritte, ma tramandate verbalmente soltanto a coloro che avevano giurato di mantenere il segreto ed è per questo motivo che si ha difficoltà a recuperare gli scritti.

Se mi accorgo che qualcuno mi guarda con odio, non reagisco. Mi limito a fissarlo negli occhi, avendo cura di non trasmettergli alcuna sensazione d’ira o di pericolo ed il combattimento ancor prima di cominciare è già finito. Il nemico da battere è dentro di noi. Le arti marziali non significano violenza, ma conoscenza di sé stessi e degli altri

In Oriente si presuppone che la differenziazione di questa disciplina avvenne in un periodo compreso tra il V secolo a.C. e il lll secolo d.C.

In questo periodo non si deve fare distinzione tra le arti marziali e la guerra, dato che entrambi hanno a che fare con il combattere.

Prima del 500 a.C. l’attuale Repubblica Popolare Cinese era suddivisa in tante piccole nazioni, dove gli eserciti si trovavano a combattere individualmente, mettendo in pratica ciò che costituisce l’attuale arte marziale.

Gradualmente questi piccoli stati furono annessi a quelli più potenti e il risultato fu uno sviluppo del commercio.

Si crearono nuovi eserciti sempre più addestrati e preparati e anche le armi risultavano più potenti grazie all’utilizzo di acciaio sempre più raffinato e resistente.

Dal 300 a.C. le arti militari si trasformarono in arti marziali grazie allo sviluppo del commercio

Mercanti che dovevano attraversare le campagne colme di fuorilegge, erano obbligati ad assumere “guardie del corpo“ che proteggessero la loro merce, probabilme

Importante è la nascita de Buddismo nel 560 a.C. per opera del principe Gautama Siddharta Buddha in India che ha influenzato in modo radicale le scuole di India, Cina e Giappone.

In India nella seconda metà del l millennio a.C. il grado di specializzazione militare era inferiore rispetto a quello raggiunto in Cina

Il motivo va ricercato nel fatto che qui i combattenti venivano assoldati tra gli aristocratici istruiti e colti che limitavano la pratica dell’arte marziale ad un semplice addestramento generale.

Torniamo alla leggenda del monaco BODHIDARMA

Nel corso del suo pellegrinaggio pare avesse introdotto nel tempio di Sahaolin un metodo basato sull’addestramento relativo alla convinzione che corpo e mente non sono due entità separate ed in contrapposizione tra di loro.

Da questo particolare insegnamento nacque il chan cinese e lo zen giapponese

Se la leggenda corrispondesse alla verità, la figura di BODHIDARMA, avrebbe una doppia importanza in quanto fondatore della lotta Sahaolin e del Buddismo Chan.

Il tempio di Sahaolin fu costruito nel V secolo d.C., dal 528 fu destinato all’alloggiamento delle truppe e bruciò nel 535.

L’arte marziale militare si diffuse grazie all’espansione di religioni quali il taoismo e il buddismo in Cina e lo zen in Giappone.

Si affiancò così alle tecniche di combattimento il concetto di sviluppo spirituale e della salute fisica.

Tra le arti marziali di Cina e India esisteva una relazione molto stretta

Gli stili militari tra Cina e India erano completamente diversi.

Ma tra le arti marziali dei due paesi esisteva una relazione molto stretta.

Per esempio la sequenza dei movimenti di una particolare arte Marziale Indiana, il Kalaripayat, era molto simile a quella del Kung fu praticato ad Hong Kong.

Ci sono alcune fonti che testimonierebbero la nascita delle arti marziali prima ancora dell’arrivo del Grande Maestro.

Secondo Hua Duo, un medico vissuto durante il periodo dei Tre Regni, la tecnica si basava sui movimenti di cinque animali: la tigre, l’orso, la scimmia, la cicogna e il cervo.

La sequenza di questi movimenti sta alla base dell’arte marziale cinese che si pratica attualmente ed è per questo motivo che esistono molte controversie sulla precisa nascita delle arti marziali.

Parallelamente a questo periodo nell’India meridionale si presume tramandassero giá i metodi per colpire i punti vitali dell’avversario (cioè quelli che necessitavano di un solo colpo per abbatterlo).

Ne sono testimonianza i Sastra, gli antichi testi indiani.

Il problema relativo agli scambi culturali tra questi due paesi può essere spiegato se si pensa che a quell’epoca esistevano categorie quali mercanti e monaci diplomatici e la strada che divideva l’India dalla Cina era lunga e pericolosa.

Per questo motivo i mercanti assumevano guardie del corpo ben addestrate che avevano la possibilità di incontrare nuove culture ed evolversi.

Questo successe ancora prima della nascita del BUDDHA. Verso la metà del Vl secolo a.C. quando il Buddismo iniziò a rafforzarsi, i monaci indiani iniziarono a viaggiare.

La prima comunità buddista insediatasi in Cina risale al 65 d.C.

Da questo momento iniziò un’invasione della cultura Indiana in quella Cinese  alla ricerca dei luoghi santi.

È impossibile stabilire con precisione se le arti marziali siano nate prima in Cina o in India

È sicuro che entrambe presentano una stretta relazione con le arti marziali attuali.

Inoltre, le dottrine del Buddismo, Confucianesimo e Taoismo sono alla base delle tradizioni delle arti marziali che hanno coinvolto tutta l’Asia. Dal lll secolo d.C.

Le arti marziali hanno subito un arricchimento sia dal punto di vista tecnico che filosofico a fianco della religione Buddista.

Sono tante le arti marziali che possiamo distinguere oggi. Tale diversificazione è stata determinata dal coinvolgimento di paesi come la Corea, il Giappone ed il sud-est Asiatico.

Il Giappone è il paese che più di tutti ha subito l’influenza della cultura Cinese

Si può affermare che il Giappone è il paese che più di tutti ha subito l’influenza della cultura Cinese.

Attualmente vanta il maggior numero di praticanti in rapporto alla popolazione e la maggior varietà di discipline.

L’Occidente benché avesse avuto fin dal 1400 dei rapporti con l’Oriente, non si avvicinò alla pratica della arti marziali.

Questo perché i Maestri erano molto gelosi delle loro conoscenze e, inoltre, non vedevano positivamente la presenza di questi  “stranieri“

Fu solo nel 1900 che il judo e altre arti marziali vennero importati in Occidente.

L’interesse crebbe sino al 1945 in corrispondenza della seconda guerra mondiale. Molti soldati occidentali che si trovavano in Giappone infatti studiarono le arti marziali che poi insegnarono e diffusero.

Minor successo ebbero, invece, le discipline cinesi anche per la segretezza predetta.

Note