Ogni strada è soltanto una tra un milione di strade possibili, perciò dovete sempre tenere presente che una via è soltanto una via.
Se sentite di non doverla percorrere, non siete obbligati a farlo in nessun caso.
Arte Marziale è un termine normalmente utilizzato nella lingua Italiana per definire un insieme variegato di discipline legate all’utilizzo del corpo e di armi per difendersi e combattere.
L’accostamento dei due termini sembra indirizzare chi cerca a percepire in questa forma dell’agire l’umano, una natura simbiotica che è atto filosofico e pura e semplice gestualità insieme, se per la parola Arte possiamo percorrere un percorso descrittivo “largo” e polivalente.
Arte è infatti quella gamma di attività umane regolate da accorgimenti tecnici e fondata nelle sue diverse espressioni o applicazioni dallo studio dell’esperienza vera o idealizzata che si ha degli eventi.
Per l’aggettivo marziale definirne un preciso riferimento etimologico nei termini Mars Martis, quindi a Marte il dio della guerra non è sufficiente a chiarirne i contorni.
Anzi per contrasto arte marziale trova nel dizionario la seguente definizione “insieme di varie tecniche di difesa personale, d’antica origine orientale volte a neutralizzare l’aggressore mediante particolari colpi o movimenti, senza ricorrere all’uso delle armi da punta da taglio e da fuoco“
Questa descrizione non corrisponde però a quello che le Arti Marziali oggettivamente sono, anche se limitassimo il nostro orizzonte al solo Oriente, che ne sarebbe ad esempio dello Iaido, del Krabi Krabong, dell’Arnis e di tutte le altre arti che utilizzano le armi manesche siano esse solo di bastoni o lame affilate?
Superiamo quindi questa definizione e cerchiamone una più allargata evitando anche la generalizzazione che identifica e collega solo all’Oriente le Arti Marziali
Se vogliamo dare a questo termine un valore universale, la definizione potrebbe suonare all’incirca come
“Insieme di pratiche, di diversa collocazione geografica, originate da primordiali espressioni di sopravvivenza ed evolutesi in forme arcaiche e condivise di autodifesa e di difesa della famiglia, clan o gruppo di appartenenza e solo successivamente attraverso lo sviluppo di conoscenze di tecniche a mani nude e con l’ausilio di strumenti e/o armi e da botta sviluppate e codificate in metodi, sistemi di combattimento tramandati in forma orale, scritta o dovuta alla pratica tramandata non senza tantissime variazioni e segretezza”
Questa condizione finale, filosofico/ pratica, ci offre quella visione “sublime”, che assegna all’Arte Marziale un ruolo ben superiore al normale agire, trasfigurandone gli atti e gli effetti.
Essa non è più l’essenziale e cruda pratica guerriera di chi ci precedette, anche se questo è sempre stata per dato di fatto e per necessità oggettive, ma è o diviene “Arte” attraverso la trasfigurazione della pura violenza in ricerca della purezza del gesto.
Un mondo questo, difficile da collocare (sport, cultura, tempo libero, hobbie,forma fisica, difesa personale, combattimento, cosa fa il praticante di arti marziali di tutto questo)?
Se non dalle definizioni correnti perché non aderenti al ruolo assunto dall’Arte Marziale per eredità storica e filosofica.
L’uomo è l’unico essere vivente che per la sua stessa natura non è solo il prodotto di un’evoluzione naturale.
La sua parabola dopo i primi incerti instanti dalla sua comparsa è diventata quella di soggetto attivo, creativo ed interattivo.
Nel suo rapporto con il mondo circostante egli infatti ha operato, e continua a farlo, utilizzando idee e strumenti in maniera del tutto propositiva.
Al naturalmente acquisito l’uomo aggiunge l’invenzione, il progetto, la creazione, la procedura, l’analisi e l’esecuzione più consona.
Tutte abilità che non sono naturalmente date e che rappresentano la sacrale elevazione della condizione umana.
Le Arti Marziali sono una parte di tutto ciò
Come ogni attività umana si fondano sulla capacità umana di pensare e di trovare soluzioni sempre più aderenti alle esigenze.
Come tali nascono insieme all’uomo.
Inizialmente queste prime espressioni di forza focalizzata erano necessità vitale tesa a soddisfare il bisogno naturale di nutrirsi.
Servirono quindi per condizionare e intensificare gli atti legati alla caccia in risposta a capacità naturali ben inferiori a quelle animali.
Soddisfatta la necessità “vitale” di superare l’animale gli ingegni di forza vennero diretti contro altri uomini
In un secondo momento, soddisfatta la necessità “vitale” di superare l’animale, gli ingegni di forza vennero diretti contro altri uomini quale forma di tutela individuale o legata al gruppo di appartenenza.
Lo sviluppo di abilità combattive per successive necessità vitali portò progressivamente verso una “standardizzazione” delle competenze e con l’avvento delle prime grandi civiltà iniziò anche una vera e propria codifica delle tecniche e dei principi che governano le abilità nel combattimento.
I primi documenti ad oggi scoperti che possiamo definire relativi ad Arti Marziali ci portano davvero lontano alla Bibbia (XIX – XVII sec. a.C) dove si trova la descrizione di una tecnica all’interno di una lotta tra Giacobbe ed un angelo:
(…) ed ecco , un uomo lottò con lui fino allo spuntar dell’aurora, questi vedendo che non lo poteva superare, lo colpì nell’articolazione del femore slogandolo (genesi 32,25)
È alla civiltà Egizia che dobbiamo i primi scritti sulle Arti Marziali
Ma è alla civiltà Egizia che dobbiamo i primi documenti scritti, o meglio dipinti, veri e propri manuali tecnici sulle Arti Marziali.
I maggiori reperti sono quelli della tomba di Beni Hassan le oltre 400 figure dipinte da un ignoto artista.
In rosso chiaro e tinta bruna su muro per evidenziare attaccante e difensore, rappresentano scene di lotta con innumerevoli prese e azioni di lotta.
Altre sessanta immagini di lotta sono state ritrovate sulle pareti della tomba di Amenapt monarca di Menat-Khuffa e altre 220 azioni di combattimento tra lottatori egizi e stranieri sono quelle dipinte nella tomba di Baktas, monarca dell’ Opice Bianco.
Altri documenti Marziali sono quelli a Saqqara nella tomba di Ti
Altri importanti documenti Marziali sono quelli scolpiti sulle pareti di roccia a Saqqara nella tomba di Ti, un alto funzionario della V dinastia.
Gli egizi furono anche i precursori dei giochi a carattere agonistico sacrale che troveremo poi nella Grecia e a Creta.
Erodoto infatti, quando visitò l’Egitto, lasciò descrizioni di questi grandiosi tornei (vere e proprie feste popolari) nei quali si poteva assistere a confronti di lotta, corsa, regate ed anche combattimenti con bastoni.
Erodoto definì questi eventi con il nome greco Panegirie
È interessante osservare, per avere un riscontro sull’importanza di questi, che i geroglifici dell’obelisco che si trova a Roma attribuiscono al Faraone Ramsete il titolo si signore delle Panegirie.
Mille anni dopo ritroviamo immagini di lotta e combattimento nelle pitture minoiche della civiltà Cretese.
Con la bellissima scena di pugilato dipinta sul muro della casa di Thera (1550 a. C.) anche se dobbiamo aspettare l’illiade di Omero per avere la prima relazione su un incontro di lotta Marziale tra Ulisse ed Aiace Telamonio
(…) Pensò inganno Odiesseo (Ulisse) e al polpaccio riuscì a colpirlo da dietro, gli sciolse le gambe, cadde all’indietro Aiace e anche Odesso sul petto gli cadde, la gente guardava e rimaneva stupita (Illiade XXIII 725)
Note
- Foto di copertina File (Wikimedia Commons)
- Grafica copertina ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Redattore presso Nuova Isola