Continuare… nonostante tutto.
“Mamma, perché quel pagliaccio piange mentre cerca di far ridere noi?”
Questo chiesi a mia madre quando avevo cinque anni e mi aveva portato al Circo Zanfretta a Carbonia.
“Piange perché deve aver ricevuto una cattiva notizia, ma l’ordine è ridi pagliaccio…ridi, lo spettacolo deve continuare nonostante tutto“
Quelle parole mi rimasero come scolpite nella mente, mi chiedevo come si potesse continuare lo spettacolo mentre il cuore chiedeva di poter piangere e scappare via.
Questo ricordo comunque fu ed è il credo che ho sempre seguito nella mia vita lavorativa e sportiva.
Nel 1985 dopo due anni di preparazione, portai una mia atleta ai campionati Italiani di Karate, avevamo passato i due anni di lavoro sacrificando tante domeniche per dedicarci alla preparazione individuale.
Avevo sperimentato che nonostante la corazza che mi ero creato, mi affezionavo ad ogni allievo. Il lavorare, sudare e sacrificare assieme creava e crea un flusso che ci univa e tuttora ci unisce.
Arrivammo a Roma e vinse in titolo Italiano dopo ben cinque combattimenti. Una volta tornati a casa però non venne più in palestra, la contattai e mi disse queste testuali parole
“Il mio ragazzo non vuole che continui perché se mi rompono il naso non mi vuole più“.
Piangendo mi disse che non sarebbe più venuta in palestra.
Un pezzo della mia corazza si ruppe e sentii che anche un pezzo di cuore se ne andava, fu difficile per me credere ancora in qualcuno che mi chiedeva di essere preparato per le gare, ma lo feci, iniziai a preparare altri ragazzi e una ragazza di 20 anni e 50 kg di peso.
Lavorammo sodo per diversi anni, facendo esperienza gareggiando in tornei promozionali, fino a che non venne il momento dei campionati Italiani.
Il Palalido a Roma era gremito, atleti e spettatori creavano un’atmosfera elettrizzante.
L’adrenalina era alta, quando salì sul tatami la mia atleta vi furono molte risate e fischi. I 50 kg creavano ilarità, ma quando vinse il primo combattimento vi furono più applausi che fischi, quando infine vinse, dopo cinque combattimenti il titolo Italiano, un boato scosse il palazzetto, gli applausi e le urla di incredulità del pubblico furono la gratifica per la ragazza, nonostante tutte le umiliazioni era stata caparbia e il risultato l’aveva premiata!
Maestro, devo partire per lavoro a Limone sul Garda. Mi piange il cuore, devo abbandonare la palestra!
Un altro pezzo di corazza si ruppe e un altro pezzo di cuore assieme a lei.
Continuai comunque a credere nei miei atleti, ripromettendomi però di non affezionarmi più a nessuno. Sono passati tanti anni da quei giorni, forse centinaia di atleti sono transitati in palestra, iniziai la preparazione di un ragazzetto di nove anni il quale aveva espresso il desiderio di combattere.
Campionati regionali medaglia d’oro, campionati del mondo quarto posto su 40 combattenti, campionati interregionali medaglia d’oro, mi affezionai a quel ragazzino, perfezionammo tattiche di gara, strategie che si dimostrarono vincenti, le soddisfazioni iniziavano ad arrivare, mi dicevo
“Vedi, dopotutto c’è qualcuno che non demorde, che vuol continuare, che vuole essere un campione, hai fatto bene a dare ancora fiducia”.
Circa un mese fa mentre ci si preparava per i prossimi mondiali, prima dell’allenamento questo ragazzino venne con la madre la quale mi disse:
“ Non vuole più continuare, con grosso dispiacere anche per noi, abbiamo cercato di fargli cambiare idea ma non c’è niente da fare“
Avevo dimenticato cosa si provasse, ma in quel momento sentii una mano che mi stringeva il cuore, non riuscii a dire altro che “Pazienza, ti stai portando via un pezzo del mio cuore, ma sopravvivrò!“.
Andati via. Entrai nello spogliatoio, e senza accorgermene sentii una lacrima che mi scendeva lungo la guancia.
L’asciugai, udii i ragazzi che entravano in palestra per iniziare la lezione. Era ora, mi tornò in mente: “Ridi pagliaccio…ridi, lo spettacolo deve continuare“.
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Note
- Foto di copertina File (Wikimedia Commons)
- Grafica copertina ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Redattore presso Nuova Isola